I 50 anni di Avvenire. 1975 - Pasolini, delitto oscuro nell’Italia travagliata
Nella notte tra il 2 e il 3 novembre viene ucciso sul litorale di Ostia Pier Paolo Pasolini, in circostanze mai completamente chiarite
Nell’Italia ingessata di quella stagione ormai lontana – siamo nel 1975 – non si parla propriamente di riforme, termine ossessivamente di moda al giorno d’oggi. Eppure tra una crisi di governo e l’altra certe innovazioni – riforme, appunto – sono messe in campo non senza resistenze di una parte o l’altra della politica e della società. Si comincia il 25 gennaio con il varo del punto unico di contingenza, che significava aumenti in busta paga uguali per tutti in ossequio al perfetto egualitarismo all’epoca imperante. Si continua il 6 marzo con l’approvazione della legge per il voto ai diciottenni. A metà aprile il parlamento si adegua alle indicazioni della Corte costituzionale e approva con la legge 103 la riforma della Rai che viene sottratta al controllo del governo. Una commissione parlamentare si occuperà della vigilanza; prevista anche la nascita della terza rete tv, il cui lanciò avverrà solo quattro anni dopo. Il 19 maggio la legge 151 rivoluziona il diritto di famiglia: le nuove norme comportano tra l’altro la parità piena tra i coniugi e introduzione della comunione dei beni. Il 31 maggio la ferma di leva viene ridotta a 12 mesi. Meno di due mesi dopo, il 26 luglio, la legge 354 riforma l’ordinamento penitenziario mandando in pensione una disciplina che risaliva al 1932. Il 22 dicembre la nuova legge sugli stupefacenti fa distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere e lascia spazio al concetto di "modica quantità". Riforme tutte positive? Ognuno le valuti come vuole usando il senno di poi.
Un Paese che con simili provvedimenti vorrebbe incamminarsi lungo la strada dell’innovazione e della modernità si scontra però giorno dopo giorno con la realtà drammatica della violenza e del terrorismo. Sempre più spesso si parla di Brigate rosse. Gli affiliati vogliono far capire che sono gente tosta, tanto che il 12 febbraio riescono a far evadere con un audace colpo di mano il loro capo Renato Curcio, rinchiuso nel carcere di Casale Monferrato. L’Italia è allibita. Il 10 maggio viene sequestrato il direttore dell’Amministrazione penitenziaria Giuseppe Di Gennaro, stavolta però ad agire non sono le Br ma i Nap, i Nuclei armati proletari.
I terroristi della stella a cinque punte si rifanno vivi cinque giorni dopo, quando a Milano viene gambizzato l’esponente della destra democristiana Massimo De Carolis. Il 5 giugno è rapito l’industriale piemontese Vittorio Vallarino Gancia, poi liberato dai carabinieri a seguito di un conflitto a fuoco durante il quale viene colpita a morte la brigatista Mara Cagol. È la moglie di Curcio.
All’offensiva del terrore, politica e governo reagiscono con affanno. Il 21 maggio è approvata la cosiddetta legge Reale, dal nome dell’esponente del Partito repubblicano che l’ha proposta: vengono concessi straordinari poteri alle forze di polizia, il che comporta una sostanziale compressione delle libertà democratiche. Ma di fronte all’emergenza il Paese sembra pronto ad accettare tutto, e infatti solo l’ultrasinistra si indigna, il Pci vota contro ma non strepita più di tanto. E la Dc? È alle prese con le sue beghe interne, la segreteria di Arnaldo Forlani ha esaurito la spinta propulsiva – se mai l’avesse avuta – ed è arrivata al capolinea; il 26 luglio diventa segretario una figura apparentemente di secondo piano, un pediatra di Ravenna già partigiano garibaldino che si chiama Benigno Zaccagnini, "l’onesto Zac". Non avrà una missione facile all’interno dello Scudo crociato.
Terrorismo a parte, non è solo la violenza politica a contrassegnare il ’75. Il 30 settembre la cronaca registra quello che passerà alla storia come il massacro del Circeo: una ragazza uccisa e un’altra gravemente ferita da tre giovanotti della Roma bene. Nella notte tra il 2 e il 3 novembre viene massacrato sul litorale di Ostia Pier Paolo Pasolini, in circostanze mai perfettamente chiarite.
Finora abbiamo parlato di Italia, ma all’estero? Inizia la guerra civile libanese che durerà 15 anni, innescata da un attentato a Beirut il 13 aprile. Ad aprile Saigon e il Sud Vietnam sono "liberati" dalle forze vietcong, ma inizia un nuovo dramma. Il 10 ottobre la Jugoslavia firma con l’Italia gli accordi Osimo che mettono fine alla disputa sulla zona B del territorio di Trieste, lasciata ai nostri vicini. In Spagna il 20 novembre muore Francisco Franco; sette giorni dopo sale al trono don Juan Carlos e inizia il trapasso verso la democrazia.
Tra novembre e dicembre Avvenire lancia due iniziative editoriali: l’inserto domenicale Roma Sette a cura della diocesi capitolina e il settimanale Milano Sette preparato dalla diocesi ambrosiana. Per un giornale sempre più vicino alle realtà locali.