Latina. Un mese dopo la morte di Satnam sempre più braccianti sotto il sole
Al lavoro sotto il sole bollente
A un mese dalla drammatica e disumana morte del bracciante indiano Satnam Singh, nell’Agro pontino continuano lo sfruttamento e anche il rischio di morire. Morire di fatica e di caldo. Morire di troppo lavoro. Negli ultimi giorni sui campi della provincia di Latina ci sono stati almeno dieci casi di malori per le alte temperature. Braccianti costretti a lavorare anche con temperature superiori ai 35 gradi malgrado l’ordinanza della Regione Lazio del 20 giugno che vieta di impiegare lavoratori per attività all’aria aperta, nelle ore centrali della giornata, tra le 12.30 e le 16. Un’ordinanza che è in vigore fino al 31 agosto e riguarda sia il settore agricolo che quello edile. In Italia non esiste una norma nazionale e quindi si va avanti ogni anno con ordinanze regionali o comunali, emesse dai presidenti e dai sindaci come autorità sanitarie del territorio, ci spiega Bruno Giordano, magistrato di Cassazione ed ex direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro. «L’unica norma sono gli articoli 15 e 28 del decreto legislativo 81 del 2008, il testo unico sulla sicurezza del lavoro. Ma è molto generica. Infatti obbliga solo a valutare tutti i rischi presenti sul lavoro compreso caldo e freddo. Sia nel 2021 che nel 2022 ho inviato due circolari che imponevano la valutazione del rischio termico, indicando misure sia di prevenzione che di protezione come orari, disponibilità di acqua, aree in ombra, turni. Ma restano circolari e quindi tocca ai governatori e ai sindaci intervenire». Al momento le Regioni intervenute sono 8: Toscana, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, con ordinanze praticamente identiche. «Sono misure importanti, ma mancano i controlli» denuncia Silvia Spera, segretaria nazionale della Flai Cgil, aggiungendo che «da tempo chiediamo misure nazionali e strutturali». A livello nazionale c’è la norma, confermata nel recente “decreto agricoltura”, della cassa integrazione per il caldo, che prevede l’integrazione salariale in caso di sospensione dei lavori con temperature superiori ai 35 gradi. Ma riguarda solo i lavoratori agricoli a tempo indeterminato, e «su mille lavoratori questi sono solo 200 mentre 800 sono stagionali», avverte Spera. Ecco perché servirebbe ro norme strutturali e generali, mentre ci si deve accontentare delle ordinanze. Oltretutto poco rispettate. A partire dal Lazio. «Sono tantissime le segnalazioni di lavoratori che denunciano il mancato rispetto dell’ordinanza con grave rischio per la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti» hanno denunciato pochi giorni fa i segretari generali di Cgil Roma e Lazio, Cisl Lazio e Uil Lazio. Lo abbiamo visto coi nostri occhi nelle campagne di Latina, Sabaudia, San Felice Circeo, Terracina, Fondi, accompagnati ancora una volta da Marco Omizzolo, il sociologo da anni al fianco dei braccianti di queste terre. Nelle ore più calde sui campi sono al lavoro braccianti indiani sikh, bengalesi, pakistani, africani subsahariani, fianco a fianco. Turbanti accanto a capelli a treccine. E se fanno una breve pausa per un panino o un po’ di acqua, lo devono fare in pieno sole. Non c’è ombra per loro, neanche per pochi minuti. Oltretutto in un periodo che vede soprattutto la raccolta dei cocomeri, tra le più faticose, tutta a mano, piegati in due fino a terra e poi a lanciare il grande frutto a chi li sistema sui camion. E se qualcuno si sente male? «Il padrone mi ha dato un bicchierino di caffè freddo» ci racconta uno di loro. Con un aggravante, ci spiega Omizzolo. «Dopo la morte di Satnam i controlli sono aumentati, anche con gli elicotteri, e quindi gli imprenditori stanno più attenti e non fanno più lavorare chi è senza permesso di soggiorno. Così invece di dieci braccianti ne chiamano cinque, ma per fare lo stesso lavoro. E per ognuno la fatica aumenta, perché il padrone vuole gli stessi risultati. Così si lavora anche col caldo e per reggere la fatica usano sostanze doping, che fanno aumentare i rischi». C’è solo una notizia positiva segnalata dall’Inps, il fortissimo aumento dei contratti regolari, in particolare dopo la morte di Satnam. Dal 1 giugno al 15 luglio, si sono registrate 7.368 assunzioni a tempo determinato rispetto alle 4.790 dello stesso periodo del 2023. In particolare, dal 1 al 18 giugno, data della morte del bracciante, sono state 1.742, dal 19 giugno al 30 giugno 3.287 e dal 1 al 15 luglio 2.339. «Con picchi giornalieri di assunzioni il giorno dopo i controlli sul territorio» sottolinea l’Inps. «Una circostanza che ci fa piacere ma purtroppo arriva in ritardo. In ritardo per i tanti lavoratori arrivati con il decreto flussi e che una volta in Italia non si sono visti fare alcun contratto di lavoro; in ritardo rispetto alle segnalazioni che come Flai Cgil stiamo facendo da mesi e mesi» commentano i sindacalisti Hardeep Kaur e Stefano Morea. E Omizzolo avverte: «Bisognerà vedere a quante ore sono assunti e quante ne faranno davvero. Da lavoro nero a lavoro grigio…» È sera e sulla Litoranea e la Pontina i braccianti tornano stremati in bicicletta verso casa, che spesso sono solo roventi container metallici. L’ultima fatica di una giornata ancora una volta indegna e disumana.
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