La decisione di trasformare il 17 marzo in festa nazionale con effetti civili continua a dividere il governo. Nel corso del Consiglio dei ministri, secondo quanto riferito da alcuni presenti, Ignazio La Russa e Giorgia Meloni sono rimasti sulle loro posizioni, favorevoli cioè alla chiusura di scuole e uffici pubblici. Il Carroccio, come ha detto Umberto Bossi al termine della riunione, continua invece ad essere contrario. A mediare hanno provato gli altri ministri e, in particolare, il sottosegretario Gianni Letta (apparso, secondo quanto riferito, meno persuaso dell'opportunità di chiudere scuole e uffici) e lo stesso premier, Silvio Berlusconi. Entrambi hanno infatti sottolineato la necessità di una maggiore riflessione sul merito della questione, anche in considerazione delle prese di posizione non solo delle associazioni di categoria, ma anche dello stesso Giuliano Amato, presidente del comitato organizzatore, secondo il quale si può festeggiare la ricorrenza anche lavorando. Ma i due ministri ex aennini sono rimasti inflessibili, chiedendo che la ricorrenza abbia 'effetti civilì e minacciando in caso contrario il loro parere negativo in Consiglio dei ministri. Voto che non sarebbe vincolante, ma che sancirebbe una spaccatura nel governo. La discussione si è estesa agli altri ministri. Hanno parlato fra gli altri Paolo Romani, Mariastella Gelmini, Maurizio Sacconi: ognuno cercando di trovare un compromesso. Alla fine, si è però deciso di rinviare la discussione a una successiva riunione del Cdm.