1 aprile 1925. Ecco a Milano il primo semaforo in Italia: a 4 colori e complicato
I "ghisa" di Milano installano il primo semaforo in Italia. Era il 1925
Il blog di urbanistica Urbanfile vorrebbe, in occasione del centenario che si avvicina a grandi passi, riposizionarlo in piazza Duomo, trasformandolo in un monumento. Parliamo del primo semaforo mai visto in una città italiana. Era il 1° Aprile 1925, un mercoledì, quando fece la sua apparizione nel centralissimo crocevia tra piazza Duomo, via Orefici e via Torino.
E tanti milanesi pensarono a un pesce d’aprile quando lessero le nuove disposizioni del regolamento di polizia urbana che disponeva: “i pedoni dovranno circolare esclusivamente sui marciapiedi... i veicoli dovranno tenere la parte della strada che è alla loro sinistra... gli autoveicoli non potranno far uso della marcia indietro per invertire la propria direzione” e poi, per quanto riguardava appunto il crocicchio di piazza Duomo-Orefici: “il movimento dei veicoli e dei pedoni sarà regolato, mediate segnalazioni luminose, con un semaforo centrale” in funzione dalle 15.15 alle 19.15. E chissà il perché di quel quarto d’ora. Scontato però che 96 anni fa a Milano si circolava tenendo la sinistra e già allora il traffico era caotico.
Pesce o no, quel primo d’aprile si trovarono in migliaia in piazza del Duomo ad ammirare lo strano marchingegno. Il semaforo era regolato dai vigili urbani che ebbero non pochi grattacapi nell’attivarlo all’incrocio tra cinque strade: via Carlo Alberto (ora via Mazzini), via Torino, via Orefici e i due lati di piazza Duomo.
Su una colonna, aveva il compito di gestire il traffico proveniente da tutte le direzioni e formato da tram, auto, carrozze, biciclette, carretti e pedoni, questi ultimi abituati a camminare tra le macchine in mezzo alla strada. Da notare che il prototipo aveva quattro colori: oltre al rosso, giallo e verde c’era anche il bianco con abbinamenti ben precisi: rosso stop alle automobili; bianco e rosso via ai pedoni e stop ai veicoli; giallo via ai tram; verde via ad auto e motocicli; giallo e verde via a tutti i veicoli indistinti.
Curiosi e traffico a Milano in occasione dell'entrata in servizio del primo semaforo italiano - Urbanfile
La cosa, come detto, non fu del tutto gestibile e provocò lunghissime code e molto nervosismo. Riporta una cronaca dell’epoca: «Invece di circolare, i veicoli stavano fermi, inchiodati nelle vie di provenienza da lunghissime code su due o tre file, formate da tram, automobili, carrozze e carri, motociclette e biciclette in cordiale promiscuità frammisti e nella strepitante cacofonia di clacson, trombe, campanelli d’ogni timbro e d’ogni forza, sonanti la feroce sinfonia della protesta».
E commentava ironicamente il cronista del Corriere in un articolo di due colonne e mezzo dal titolo: “L’era nuova della circolazione”: «Mediante un po’ di pratica, lo si può anche tenere a mente. In ogni caso pedoni e conducenti possono munirsi di un manuale e sfogliarlo al momento buono. Così mentre lo consultano, il colore cambia, e gli aspettanti attendono il loro turno o vanno sotto! All’ora dell’afflusso o del deflusso degli operai (in specie, i muratori), al bianco-rosso del semaforo, si levò un urlo, e tutta la spianata si riempì di sei-settecento persone».
Una curiosità: allora il verde stava sopra e il rosso sotto. Fu nel 1960, con il nuovo codice della strada, che i colori assunsero la sequenza attuale.
Per tornare al 1925, comunque, la novità non fu del tutto apprezzata. Anzi, ben poco tanto che i “dura minga” si moltiplicavano, ma non furono buoni profeti visto che oggi a Milano si contano oltre 700 semafori.