Agorà

Novità. Zelig insegna a evadere con le risate

Angela Calvini venerdì 26 settembre 2014
Una risata per tornare liberi. Liberi nell’anima e, per qualche ora, anche liberi dalle mura del carcere. E questa “ora d’aria” speciale i detenuti del carcere di Opera (Milano) la passeranno sul prestigioso palco dello Zelig, lo storico cabaret di viale Monza a Milano, su cui stasera e domani debutteranno per la prima volta facendo ridere il pubblico con testi scritti da loro. Il progetto Ti aspetto fuori e la conseguente nascita del gruppo Opera Comika, sono frutto della volontà di Matteo Iuliani, al secolo “Bruce Ketta”, il postino sfaticato di Zelig (coadiuvato dagli autori televisivi Salvo Spoto e Carlo Negri). «Sembra un ossimoro: reclusione e comicità – spiega Iuliani –. Invece ho voluto in qualche modo combattere i pregiudizi. Due anni fa mi sono lanciato in questo progetto: portare un sorriso e un momento di svago in una struttura come quella di Opera, il carcere di massima sicurezza, convinti che la comicità potesse essere vissuta come un momento di vera e propria libertà». Con pochi mezzi e tanto entusiasmo, Iuliani e soci hanno così cominciato a tenere a un gruppo selezionato di 15 detenuti un corso di cabaret, una volta la settimana per tre ore, da veri professionisti del mestiere: tecniche di base, educazione vocale, tempi comici, satira, tecniche di narrazione, gestione delle emozioni. «Insegnare a far ridere è la cosa più difficile di tutte. Ma si è rivelata uno strumento sociale, di recupero e di formazione – spiega il comico –. Poi, è diventata una esigenza artistica. Imparare il linguaggio comico ha significato per i detenuti imparare a far ridere ma anche e soprattutto scoprire, utilizzare e vivere la propria libertà d’animo attraverso le proprie emozioni, i propri sentimenti, le paure, la rabbia, il dolore, imparando a ridere e a vivere di essa e con essa». In più, questi uomini dalle vite difficili hanno dimostrato un talento eccezionale nel raccontare con ironia anche le proprie esperienze più drammatiche e i loro errori. «C’è Alberto, un uomo del Nord, che è considerato uno dei due o tre intellettuali del gruppo, persone di una cultura davvero sorprendente. Lui ti fa sorridere raccontandoti una rapina – spiega il comico –. Invece Alfredo, addirittura si lancia in una raffinata satira politica. Poi ci sono due partenopei eccezionali, Davide e Antonio, gli “Emmenem”, che fanno ridere sulla realtà napoletana. E abbiamo anche un ragazzo ecuadoregno. Uno della compagnia “purtroppo” lo hanno appena liberato – scherza l’attore –. Vuol dire che andremo a fare lezione a quelli del 41Bis». Questa sera sul palco dello Zelig per loro sarà un emozionante “esame di maturità” attorniati da artisti professionisti come Max Cavallari dei Fichi d’India e il musicista Davide De Marinis. «Ci saranno anche le guardie carcerarie – aggiunge Iuliani –. Ma noi scherzeremo anche su di loro».Il progetto è sostenuto dall’associazione Zeroconfini onlus e ha trovato il pieno appoggio da parte di Giancarlo Bozzo, il papà di Zelig. «È ormai una tradizione di Zelig. Da molti anni i nostri artisti si mettono a disposizione di progetti solidali, a partire dalle carceri – spiega –. Tutto è partito da uno spettacolo nel ’92 all’interno del carcere minorile Beccaria di Milano con gli allora sconosciuti Aldo, Giovanni e Giacomo. Poi siamo stati protagonisti di Belli dentro , sit com di Canale 5 ambientata nel carcere di San Vittore, di cui ero capo progetto. Lì ogni particolare era realistico, anche se interpretato da attori, come stirare la biancheria con la caffettiera. L’esperienza degli incontri con i detenuti per parlare della nostra e soprattutto della loro esperienza è stata fra le più toccanti di quelle vissute». E nell’attesa che il cabaret tv Zelig torni su Canale 5 il 9 ottobre con l’alternarsi di nuovi conduttori (Hunziker-Papaleo, Forrest-Balti, Cucciari-Morandi), Bozzo ha un’altra missione. «Innanzitutto l’esperienza di Opera Comika, che è stata filmata per due anni all’interno del carcere, diventa un docufilm. E poi il nostro intento è quello di allargare la scuola di cabaret di Zelig alle carceri lombarde (già quasi certe Bollate e Monza) e poi a quelle nazionali. Sarà difficile, soprattutto a causa della burocrazia. Ma siamo ambiziosi e siamo molto contenti di esserlo».