Musica e Tv. Zecchino d'Oro, il mondo visto dai bambini
Carlo Conti, direttore artistico dello Zecchino d’oro in onda su Raiuno l’1-2-3 dicembre
Un marchio, una garanzia. Dietro allo Zecchino d’Oro non c’è improvvisazione, meno che mai scimmiottamento delle canzoni dei grandi. Ci sono quasi sette decenni di specifica professionalità e di conoscenza del mondo dei bambini, interiore e pratico. Anche se da Mago Zurlì si è arrivati quest’anno ad abbracciare Tik Tok, la mission della storica manifestazione canora per bambini dell’Antoniano di Bologna è sempre stata trovare il giusto mix tra la musica giusta e un testo di cui i piccoli cantanti possano comprendere il significato e assorbirne il contenuto, come sottolinea Sabrina Simoni, erede da decenni della compianta Mariele Ventre, fondatrice del Piccolo Coro dell’Antoniano 60 anni fa e di cui nel 2013 è stato avviato il processo di beatificazione.
Un ulteriore sigillo indiretto anche sulla sua creatura che, grazie ai frati bolognesi, ha saputo mantenere la propria originalità pur aprendosi negli anni alle novità della comunicazione e della tecnologia. Ma c’è un invalicabile confine, ribadito anche ieri alla presentazione delle nuove 14 canzoni (da ieri disponibili in digitale su tutte le piattaforme streaming con l’album distribuito da Sony Music) della 66ª edizione, intitolata “La musica può”.
A chi chiede a Carlo Conti, fortunato conduttore di tre Festival di Sanremo, se anche lo Zecchino potrebbe aprirsi a una serata dedicata alle cover il direttore artistico risponde perentorio che meno che mai, soprattutto se si trattasse di canzoni per adulti. «I bambini devono fare i bambini e restare tali – dice Conti -. Anzi, sono loro che ci cantano le canzoni, le fanno diventare nostre e continuano nel tempo. Canzoni che permetteranno a loro di ricordare l’infanzia, così come è successo a noi che abbiamo abbinato ai nostri ricordi di bambini le canzoni dello Zecchino d’Oro.
Recentemente ho visto nelle Filippine una versione di Tale e Quale Show con dei bambini che cantavano i Bee Gees. Ecco, quando i bambini vogliono scimmiottare troppo i grandi non mi piace. Allo Zecchino d’Oro, almeno dal mio punto di vista, questo non sarà mai. Lo Zecchino ci insegna che i bambini non si devono alzare al livello degli adulti ma sono gli adulti che devono scendere a quello dei bambini. Se ciascuno di noi nel quotidiano imparasse un pochino ad abbassare la propria visuale e ritrovare l’occhio dell’infanzia e della leggerezza tante cose ci andrebbero meglio durante il giorno».
A provarci, e riuscirci in buona misura, sono stati quest’anno gli autori dei 14 brani in gara dall’1 al 3 dicembre su Rai 1, con la finale condotta proprio da Carlo Conti. Tra i 35 autori che hanno firmato i brani ci sono esperti di canzoni per bambini ma anche grandi artisti, che magari avevano un testo conservato nel cassetto da chissà quanti anni. Come quello mandato da Loredana Bertè, intitolato Rosso (con musica di Franco Fasano), che la cantante scrisse a metà degli anni ‘90 dopo aver visto il figlio di pochi mesi del vignettista Vauro, suo amico, muoversi per casa con un girello rosso.
«Dopo trent’anni è quanto mai attuale perché parla di bambini incollati al pc e che navigano in rete», ha detto la cantante. Anche il brano Non ci cascheremo mai scritto da Max Gazzè, dal fratello Francesco e da Francesco De Benedettis, parla di dipendenza da social e telefononi («tutti chini con la faccia sullo schermo, a viver manichini il loro digitale inferno») ma da parte degli adulti con tanto di presa di coscienza e di ribellione proprio dei bambini: «Stateci voi come babbei 24 ore sul wifi ad aspettare un like, noi non ci cascheremo mai» recita il ritornello.
Tra gli altri artisti noti presenti come autori (oltre a Matteo Bocelli, Paolo Vallesi, Piero Romitelli, Lorenzo Baglioni) anche Maurizio Fabrizio con la compagna Katia Astarita, autrice del testo de I numeri). «Grazie ai tanti anni con Branduardi mi è venuta spontanea una specie di filastrocca un po’ reggae sull’amore di una bambina per la mamma» spiega, annunciando per dicembre il suo debutto con un’opera lirica. Ad interpretare i brani, come sempre dal vivo, 17 giovanissimi tra i 5 e i 10 anni, accompagnati ovviamente dal Piccolo Coro dell’Antoniano diretto da Sabrina Simoni.
Alla selezione, ha ricordato Fabrizio Palaferri, responsabile Kids Factory Antoniano, sono arrivati 580 brani e i 17 bambini sono stati scelti dopo un migliaio di audizioni, in rappresentanza di tutte le regioni italiane (per la prima volta anche la Val d’Aosta). La community inoltre si allarga e arriva, come detto, anche il canale ufficiale TikTok, mentre prosegue l'impegno per il sociale. All'Antoniano si sono infatti potute sostenere le mense francescane, in Italia e all'estero, e si è dato vita al Centro Terapeutico di Bologna per le famiglie di bambini e ragazzi con qualunque tipo di difficoltà dell'età evolutiva.
Motori di tutta questa oliata macchina della solidarietà sono naturalmente lo Zecchino e il Piccolo Coro (dal 27 dicembre sarà in tournée in Cina cantando in cinese, italiano e inglese), tanto che ieri durante la presentazione in Sony al direttore dell’Antoniano, frate Giampaolo Cavalli, è stato consegnato un disco d'oro con il simbolo di un gatto, protagonista di una della canzoni di maggiore successo della storia dello Zecchino (ben 832), Volevo un gatto nero. «La musica fa nascere tante cose speciali per gli altri» dice frate Cavali citando una bambina di 5 anni a cui era stato chiesto ciò che la musica può, riferendosi al titolo di quest’anno.