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Cinema. Zanussi, il coraggio delle scelte

Emanuela Genovese sabato 27 giugno 2015
L’amore, la fede in Dio e la volontà di dominio. Con Corpo estraneo Krzysztof Zanussi, il regista polacco settantaseienne, torna a radiografare la realtà dell’uomo di oggi, diviso tra narcisismi distruttivi e scelte controcorrente. Presentato nella piazza del Popolo di Pesaro, durante la 50° Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro diretta da Pedro Armocida, Corpo estraneo è un film lucido e netto che non ha paura di incarnare il male e il bene, distinguendolo in personaggi positivi e negativi. Angelo (Riccardo Leonelli) e Kasia (Agata Buzek) si amano. Sono giovani e sembrano avere tutta la vita davanti, mentre stanno trascorrendo un periodo di vacanza ad Ancona, la città nativa di Angelo. Ma Kasia nasconde un segreto: vuole diventare suora e, spinta da suo padre, decide di raccontare la verità ad Angelo, anche lui un ragazzo di fede. Lui accetta la decisione, ma si trasferisce a Varsavia per stare più vicino alla donna che ama, ritirata in un convento. In Polonia Angelo trova lavoro presso una multinazionale guidata dalla cinica Kris (Agnieszka Grochowska), una donna senza scrupoli che prova a manipolarlo con la seduzione. Il cinema di Zanussi, autentico nelle sue intenzioni, continua a mettere al centro la dimensione personale della fede, come chiave per leggere le vite dei due personaggi puri, Angelo e Kasia: «Corpo estraneo – spiega il regista Krzysztof Zanussi – non racconta personaggi della Chiesa istituzionale o realtà religiose. L’unico contesto del film è un convento, una realtà istituzionale, ma a sé stante: per raccontarla mi sono ispirato al monastero delle Carmelitane dove vive una mia parente. La sostanza cinematografica di Corpo estraneo è il rapporto tra Dio e l’uomo, attraverso la grazia, dono di Dio e la notte oscura della fede, un’esperienza vissuta da tanti mistici, appartiene. Sono molti i punti di vista che hanno accompagnato questo film. Se si ammette l’esistenza di Dio si legge la vita di Angelo come una vita messa alla prova da Dio, se si esclude, invece, la presenza di un Dio, lo spettatore tende a giudicare Kasia, come una protagonista che rovina l’amore per il suo ragazzo, in nome di una scelta». I personaggi delle donne, nella loro purezza e malvagità, riempiono questa pellicola, selezionata in molti festival internazionali e criticata, ingiustamente, come storia schierata e costruita ad hoc contro il femminismo. Più che un film misogino, Corpo estraneo è un film sulla scelta e sulla volontà ferrea di uomini e donne che costruiscono la loro vita in base ai loro veri e falsi ideali. «Sono un autore che ascolta le critiche e che non vuole polemizzare contro i giornalisti o spettatori. Non sono contro il femminismo buono che si batte per i valori civili, ma sono contro il femminismo “cattivo” che vorrebbe rendere uguali uomini e donne. Osservo un certo fenomeno della realtà postmoderna: esiste una tendenza generale a eliminare la differenza tra male e bene. Ritengo che sia una cultura “comoda”, che esclude il giudizio netto che sa valorizzare e giudicare non l’uomo, ma le sue azioni. Non accetto il predominio delle correnti relativiste: il bene e il male sono distinti. Questo è il motivo per cui ho voluto costruire Corpo estraneo sui contrasti». Contrasti che emergono anche nella vita dei personaggi secondari, come la madre di Kris, una donna senza amore e accusata di tanti crimini compiuti contro i patrioti polacchi che non accettarono il comunismo. «Viaggio molto e ho la possibilità di incontrare persone di tutte le realtà sociali. Inoltre in Polonia mi chiedono di preparare masterclass sulla comunicazione per industriali e per le aziende multinazionali. Mi dà l’opportunità di raccogliere storie: per questo i miei film nascono dalla realtà che conosco di più. Insieme a Pawel Pawlikowski, il regista di Ida, il film premio Oscar 2015, abbiamo conosciuto una donna distinta e borghese, che è stata un politico polacco che ha condannato a morte molti patrioti anti comunismo. Nel corso degli anni è riuscita ad emigrare in Inghilterra: due anni fa è morta senza mai chiedere scusa. La sua mancanza di penitenza e il suo non ammettere i crimini del passato, considerati da lei “necessari”,  mi ha molto colpito.  Mi sono chiesto come si possa vivere nel mondo quando il male non è completamente punito. Per questo il mio film affronta questo tema, attraverso il personaggio di una madre cinica ormai in punto di morte, che non ha amato la figlia e che ha coperto ideologicamente i suoi errori». Nella costruzione di questa trama fitta con personaggi netti e alcune volte troppo definiti, Zanussi si conferma però come un regista che non vive di consensi, un autore ancora capace di raccontare mondi diversi e personaggi che vivono e non subiscono la fede, che cercano una dimensione diversa da quella terrena. «Non è stato facile trovare un attore italiano che nella sua vita privata potesse assomigliare al mio protagonista Angelo. Riccardo Leonelli, bravo attore conosciuto in Italia per ruoli in fiction, è invece un attore che si distingue nel privato per le sue scelte morali e di fede. Ho girato nelle Marche, una terra da scoprire e un buon terreno per girare con location meno conosciute e pubblicizzate rispetto al Sud Italia. Ambienterò il mio film futuro durante e dopo la Prima Guerra Mondiale e spero di realizzarlo ancora con Revolver, la società di Paolo Spina che ha prodotto Corpo estraneo: mi interessa sempre l’origine del male, dove viene l’idea del dominio dell’uomo sull’altro».