Intervista. Zampaglione: «Anche il mio cinema canta»
Il cantante e regista Federico Zampaglione.
Come cantava ventun’anni fa nella colonna sonora de Le fate ignoranti di Ferzan Ozpetek, Federico Zampaglione sta vivendo “due destini”. Quello di cantautore di successo, capace di incidere nel panorama musicale italiano con la poesia dei suoi Tiromancino, e quella più recente e inaspettata di regista premiato e riconosciuto. Nell’attesa dell’uscita di un nuovo album in autunno per Virgin Records e dopo tre film horror, ora il musicista 53enne sta curando la sua nuova creatura, Morrison, film tratto dal libro scritto insieme a Giacomo Gensini nel 2017 Dove tutto è a metà (edito da Mondadori). Dopo l’uscita in sala, il film a settembre andrà su Sky e su Amazon Prime.
«Una storia di vita, amicizia, sentimenti e sogni che ha come sfondo il mondo della musica» ci spiega il musicista. Un film convincente che mette a confronto due generazioni con bella umanità e uno sguardo positivo, capace di fare uscire dal buio grazie all’arte due vite, quella di un giovane musicista pieno di sogni e quella una ex popstar in cerca del grande rilancio. Zampaglione porterà Morrison alla quarta edizione di Castiglione Cinema 2021 - Rdc Incontra, il Festival promosso da Fondazione Ente dello Spettacolo. Il festival aprirà stasera con una serata evento dedicata a Pupi Avati al teatro Morlacchi di Perugia. Zampaglione si racconterà invece sabato 19 giugno alle 20.30 alla Rocca del Leone di Castiglione del Lago, a seguire proiezione del film.
Una scena del film “Morrison” presentato ieri sera al “Castiglione Cinema RdC incontra 2021” - .
Federico Zampaglione in queste due figure, il giovane sognatore Lodo e il disilluso Libero Ferri, racconta anche un po’ se stesso?
Tra sogni, fallimenti, amicizia, amori tormentati e curiosi personaggi, il loro incontro diventerà uno stimolo reciproco ad andare avanti, ma a tratti anche un difficile confronto tra generazioni e modi di essere molto diversi. Su un tappeto musicale faccio un omaggio personale a me, al ragazzo che inizialmente caricava gli strumenti sui furgoni e che ha fatto dischi, all’uomo che ha avuto momenti di grande successo e momenti di difficoltà, ma che ha vissuto tutto con passione».
La colonna sonora di "Morrison", in cui collabora con giovani cantautori, è finita in hit parade con i singoli "Cerotti" e "Finché ti va".
Cerotti è stata scritta insieme a Gazzelle, che rappresenta il nuovo cantautorato, e Er musicista con Franco126 che è molto interessate. Di recente ho collaborato anche con Ernia. Io non ho mai perso il contatto con le nuove generazioni e le nuove generazioni non hanno mai perso il contatto con me. Coi nuovi cantautori condividiamo l’approccio artigianale e sincero alla musica, il mettersi in gioco. Si ripete quello che è successo tra me e Califano e Dalla: io ero l’allievo, il fratello minore, mentre oggi mi ritrovo nel ruolo del fratello maggiore».
Nel brano "Er musicista" lei rende omaggio proprio al Califfo.
Dalla, Califano, Pino Daniele ed ora Battiato, sono tutti irrimpiazzabili, sono dei pilastri. Ne Er Musicista ho evocato monologhi di Califano, rimasti impressi in modo indelebile nella mia memoria. Di fatto è una canzone che racconta la strana vita di questo animale, indecifrabile, che è il musicista».
Le sue canzoni sono degli evergreen…
Una bella canzone rimane sempre tale, quando è bella ti emoziona, ti tocca dentro. Io ho sempre scritto versi che avevano una possibilità di restare nel tempo, non mi sono mai avvalso di mode. Scrivo un po’ cose che mi piacerebbe ascoltare, non ho mai fatto una canzone con uno spirito commerciale, ma piuttosto ho scritto d’istinto, di cuore. In questo proliferare di playlist ci sono sempre canzoni mie dappertutto.
Il suo rapporto col cinema si è saldato nel 2000 con il successo di “Due destini”?
Quel brano è stata una grandissima opportunità, insieme al film si spalleggiavano a vicenda. Anche se io la passione per il cinema ce l’ho sempre avuta, ho girato come regista tanti videoclip e corti, passione che poi è andata a sfociare nel lungometraggio. Ma chi si aspettava che Zampaglione diventasse regista di film dell’orrore?
Come mai questa passione per i film così crudi?
Quando ero ragazzino ero un fan di Dario Argento, dei Bava padre e figlio, di Lucio Fulci. Io nell’adolescenza ho visto tantissimo cinema, e l’ispirazione mi ha portato a girare i primi cortometraggi horror (ne ho girati due anche durante il lockdown “Bianca” e “Bianca2”) e poi il primo lungometraggio, “Nero bifamiliare” che a sorpresa è piaciuto tanto ed è stato venduto in tutto il mondo. Forse è stato riconosciuto il lavoro dell’artigiano che ama quello che fa.
Altri registi di riferimento?
Amo Verdone, Ozpetek, Sorrentino, e fra gli stranieri Nolan e Marshall. Quando uscì “Pulp fiction” di Tarantino sono impazzito: quel regista usando immagini forti in un mare di ironia aveva rivoluzionato il cinema, aveva spostato qualcosa in avanti.
Ora però Zampaglione regista cambia rotta. “Morrison” è un film ricco di valori e sentimenti.
Questo film è voluto nascere. Io avevo scritto insieme a Giacomo Gensini nel 2017 il romanzo “Dove tutto è a metà” e per me era finita li. Tanti chiedevano: perché non fate un film? Fino a quando mi hanno telefonato i produttori della Pegasus per trasformarlo in pellicola perché si erano innamorati della storia. E’ una storia che ho dentro e l’ho girato durante la pandemia. E’ stata una opportunità di vita per sfuggire a una dimensione di totale stasi e l’occasione di far lavorare tante persone e dargli un obiettivo. Inoltre questo è stato uno dei primi ad essere proiettato quando hanno riaperto le sale. Ho ancora negli occhi le immagini commoventi dei gestori dei cinema che riaprivano con emozione al pubblico dopo un anno e mezzo. Veniva da piangere.