Wallenda, il funambolo che sfida la morte in diretta tv
G.Ran.venerdì 31 ottobre 2014
«Non è vero che non ho paura, sono una persona normale». Così dice di sé Nik Wallenda. Per tanti è il "re dei funamboli", con migliaia di persone che seguono le sue esibizioni nei cieli del mondo. Per tanti altri un folle che cammina su un cavo sospeso nel vuoto, senza alcuna protezione.
La sua è una famiglia di funamboli. Il primo è stato il bisnonno di Nik, morto nel 1978. «Diceva che la vita è sul filo e tutto il resto è solo in attesa. Per la nostra famiglia, camminare sul filo è vita, e per noi è una cosa normale».
La sua precedente sfida risale al giugno 2013, quando Wallenda ha attraversato il Grand Canyon senza corde di sicurezza su un cavo metallico lungo 425 metri e spesso 5 centimetri, teso ad una altezza di 457 metri.Domenica notte Nik ha camminato, seguito da decine di telecamere - sospeso su un filo sopra Chicago, la città del vento. Cioè in un luogo dove nessun funambolo, andrebbe mai. Il tutto in diretta televisiva mondiale. Unica concessione: un ritardo di dieci secondi per interrompere la diretta in caso di problemi. Cioè di tragedie.Per l'Italia l'ha trasmesso Discovery Channel (canali Sky 401 e 402), domenica 2 novembre all'una di notte e in replica lunedì 3 novembre alle 21.
Stavolta ha attraversato su una fune inclinata di 19 gradi - primo record - lo spazio sull'omonimo fiume che attraversa la città. È partito dai 179 metri della torre ovest del Marina City e ha raggiunto i 195 metri del Leon Burnett Building, impiegando 6,51 minuti.Non soddisfatto è sceso a terra, è tornato in cima allatorre ovest del Marina City e si è fatto bendare. Quindi haattraversato su un'altra fune lo spazio più vicino (1,17minuti) della torre gemella. Anche stavolta battendo un record.WALLENDA: «NON SONO UN FOLLE. E VI SPIEGO PERCHÉ»
«Non sono un folle, mi sono allenato per mesi» ripete lui. Eppure vederlo cammninare bendato e senza protezioni su un filo sospeso a centinaia di metri nel vuoto suscita molti interrogativi e anche pesanti critiche.«L'idea della benda è mia. L'anno scorso ho fatto un intervento chirurgico agli occhi. Adesso vedo in maniera incredibile, ma mi sono chiesto cosa sarebbe successo se avessi perso la vista, sarei dovuto andare in pensione, non sarei stato in grado di seguire la mia passione. Così ho cominciato a camminare sul filo con gli occhi chiusi a due metri da terra. I miei assistenti mi spingevano di lato, mi colpivano il bilanciere, scuotevano il filo, facevano tutto il possibile per cercare di farmi cascare dal filo mentre ero bendato. Nonostante tutto sono stato in grado di resistere e rimanere su quel filo».CHE SENSO HA RISCHIARE LA VITA COSÌ?
D'accordo, ma resta la domanada: che senso ha rischiare la vita per fare spettacolo?«Cammino sul filo da quando ho due anni, so esattamente come farlo. Sono molto tranquillo anche quando mi trovo in condizioni estreme come al Grand Canyon o alle cascate del Niagara. Sono anche fiducioso del fatto che se mi dovesse accadere qualcosa, posso sempre cascare giù e aggrapparmi al filo e tenere duro. Ho fatto parecchie simulazioni, anche sotto la pioggia e col vento, e posso restare aggrappato al filo, sospeso per aria, anche 20 minuti. Ho il personale di sicurezza in ogni lato di ogni edificio che può raggiungermi nel giro di 60/90 secondi. Non importa dove mi trovo su quel filo, sono sicuro e sarò salvato qualsiasi cosa possa accadere».SUO BISNONNO E' MORTO MENTRE CAMMINAVA SUL FILO
Suo bisnonno, però, è morto mentre camminava su un filo. «È successo nel 1978. Mentre camminava tra due grattacieli a San Juan, Porto Rico, cadde da quel filo e perse la vita. La ragione per la quale il mio bisnonno cadde non aveva nulla a che vedere con i venti. Aveva a che fare con la sua forza. Aveva 73 anni e non aveva più la capacità fisica di tenere quel filo. La sua morte mi ha insegnato che arriva un momento in cui devi ritirarti».
Nik appare in molte foto con la croce al collo. Spesso parla di fede e di quanto la fede lo aiuti in quello che fa. «La cosa più importante della mia vita è la mia famiglia» aggiunge. Tutti a casa sua, camminano sul filo. Ma nessuno dei suoi figli vuole fare il suo mestiere. Difficile dare loro torto.