Il museo a Bayreuth. Wagner, Hitler e la "musica" del nazismo
Il volto di Adolf Hitler, incorniciato fra le svastiche sulla facciata del teatro del Festival di Bayreuth, compare in uno schermo della casa di Siegfried Wagner. Si varca una porta ed ecco la sala da pranzo con un caminetto in pietra e un lampadario in ferro battuto. Il totem spiega che intorno al lungo tavolo si sono seduti gli eredi di Richard Wagner assieme ad Arturo Toscanini o Richard Strauss, ma anche con Hitler e il ministro della propaganda Joseph Goebbels che erano ospiti fissi. Sul pavimento un display mostra i nipoti del compositore, Wieland e Wolfang, accanto al Führer nel 1934.
Dalle finestre si vede Villa Wahnfried, la tenuta nel centro di Bayreuth dove Wagner ha trovato «pace» (come lui stabilì fosse scritto all’esterno) e ha trascorso l’ultimo scorcio della vita. La villa in stile neorinascimentale, la casa di Siegfried (figlio del compositore) e una nuova dépendance dai lineamenti contemporanei formano il nuovo museo di Richard Wagner.
«Il museo non sarebbe stato completo se non avessimo affrontato anche questo controverso aspetto», spiega il direttore Sven Friedrich. Per metterlo a fuoco serve entrare prima di tutto dentro Villa Wahnfried edificata fra il 1874 e il 1876 grazie a Ludovico II, il “re folle” di Baviera stregato dalla musica di Wagner e suo prezioso mecenate. La casa è stata bombardata nel 1945 e i Wagner l’hanno abitata fino al 1966 prima di cederla al municipio. Nel piano rialzato viene narrata la vita del cantore di Sigfrido e Brunilde con scritti, spartiti, oggetti, abiti. E fra le stanze è collocata la pagina autografa del pamphlet Il giudaismo nella musica in cui Wagner descrive l’influenza «corruttrice» del popolo eletto e se ne auspica l’eclisse. Gli storici sostengono che il suo antisemitismo non è soltanto espressione del clima culturale tedesco di metà Ottocento ma scaturisce anche dall’incubo di essere figlio di un ebreo, l’attore Ludwig Geyer, sposato in seconde nozze dalla madre.
Intorno a Cosima nasce il “circolo di Bayreuth”: è un cenacolo di devoti di Wagner ma diventerà una congrega di antidemocratici e antisemiti. A fomentare questi sentimenti l’inglese Houston Stewart Chamberlain, marito della figlia di Wagner, Eva, e autore del libro I fondamenti del diciannovesimo secolo in cui esalta la razza ariana. Con lui sarà un’altra inglese, Winifred, moglie di Siegfried, a sancire il binomio Wagner-Hitler, a 40 anni dalla morte del compositore. Adottata dal pianista Karl Klindworth, respira in famiglia il nazionalismo teutonico e sposa il figlio di Wagner, di 28 anni più anziano, per coprine l’omosessualità.
La corrispondenza d’amorosi sensi fra il Führer e i Wagner è cercata anche dal dittatore che si innamora del genio di Lipsia fin da ragazzo. Nel Mein Kampf racconta: «A dodici anni ho visto la mia prima opera, Lohengrin. In un istante ho compreso che il mio entusiasmo per il maestro di Bayreuth non avrebbe conosciuto limiti». Dirà anche: «Il suo pensiero mi è intimamente familiare». Hitler eleva la musica di Wagner a colonna sonora del regime: impone di eseguire i Maestri cantori dopo la “giornata di Potsdam” del 1933 e ne fa l’emblema del Führerkult; usa Rienzi nelle cerimonie ufficiali; fa suonare la marcia funebre di Sigfrido (tratta del Crepuscolo degli dei) nelle esequie dei gerarchi.
Le saghe germaniche, al centro dei lavori wagneriani, giocano un loro ruolo nell’appropriazione hitleriana del musicista che era un anticapitalista anarchico (come emerge dal ciclo dell’Anello del Nibelungo) seppur con tratti aristocratici. Va perciò considerata un’usurpazione la manovra che innalza Wagner a profeta del nazionalsocialismo nonostante alcuni suoi scritti. Durante il Reich si realizza una strumentalizzazione a posteriori delle sue partiture che ancora oggi continuano a essere gravate dal pregiudizio. È il caso del perenne “no” alle esecuzioni delle opere wagneriane in Israele. Persino il suo antisemitismo “teorico” è contraddetto da lui stesso: per la prima di Parsifal a Bayreuth nel 1882 sceglie personalmente come direttore d’orchestra l’ebreo Hermann Levi. L’intero maneggio nazista rimuove anche le debolezze umane presenti nei drammi musicali: persino Lohengrin, caro al dittatore, non lo si vede alla stregua di chi è condannato all’incomprensione, come voleva Wagner. Ed è delirante la rilettura di Parsifal da parte del Führer che indica il titolo come fondamento “sacro” della sua ideologia: «Quello che si celebra non è una religione cristiana schopenhaueriana della compassione, ma il sangue puro e nobile» del popolo ariano.
Nel secondo dopoguerra la denazificazione di Bayreuth rimane a metà: esiliata Winifred, i suoi successori alla guida del Festival, i figli Wieland e Wolfgang, preferiscono lasciarsi alle spalle il passato piuttosto che scandagliarlo. Adesso provano a voltare pagina le pronipoti e un museo (rivisto e corretto) da visitare.
IL NUOVO MUSEO DI WAGNER A BAYREUTH
Non c’è solo il rapporto fra il clan Wagner e il nazismo nel nuovo museo dedicato al rivoluzionario compositore tedesco a Bayreuth. Fulcro dell’esposizione è Villa Wahnfried, la casa dove Wagner ha composto parte del Crepuscolo degli dei e l’intero Parsifal. La villa conserva segmenti degli arredi originali e nel salone affacciato sul giardino dove è sepolto il maestro si trova la sua biblioteca. Fra i volumi “italiani” spiccano quelli su Dante Alighieri e sui musicisti Gioacchino Rossini e Gaspare Spontini. Interessante la serie di libri sulla vita di Lutero. Nel piano rialzato viene ripercorsa la vita del genio romantico anche con gli spartiti di tutte le sue opere. Ma il “tesoro” si trova nei sotterranei dove può essere ammirata l’intera partitura originale di Tristano e Isotta. Accanto alla villa è stata aperta per la prima volta la casa di Siegfried, figlio di Wagner, in cui viene documentato il passato hitleriano della famiglia. Sul lato opposto è stato costruito un nuovo edificio dove si narra la storia di Villa Wahnfried e quella del Festival wagneriano con costumi di scena e modellini degli allestimenti proposti nella rassegna voluta da Wagner fin dal 1876.