Sconfitta all’ultimo respiro. Immeritata, beffarda, assurda. Con un gol nel finale, in chilometrico fuorigioco. Roba da non credere. È destino: il signor Ovrebo e la Champions League non vanno d’accordo. Un anno fa, i danni al Chelsea. Stavolta, quelli alla Fiorentina. Un’espulsione eccessiva, un gol irregolare, con la collaborazione del guardalinee. Il Bayern Monaco ringrazia, la Fiorentina smoccola. Una beffa per i viola, protagonisti di una gara perfetta, altro che le esibizioni più recenti. Approccio giusto, fin da subito, senza timori, quasi sfrontato. Si vede che Prandelli ben conosce il Bayern Monaco: ha studiato mosse e modulo giusti per prosciugare le sorgenti del gioco dei bavaresi e generare frustrazione negli avversari. Bolatti fa da specchio davanti alla difesa, mentre le fasce sono chiuse a doppia mandata, il modo migliore per non aprire varchi invitanti, quelli prediletti da autentici campioni come Robben e Ribery. E se le frecce che vorrebbero lanciarsi sugli esterni sono ben tenute a freno in mezzo non arrivano che palloni telefonati, sui quali un gigante come Natali in mezzo alla difesa ci fa un figurone.La Fiorentina tiene botta in mezzo al campo, recupera palla spesso e volentieri, non disdegna apprezzabili ripartenze. Va a finire che per quasi un tempo Frey deve disimpegnarsi giusto in un paio di occasioni, neanche così pericolose, una volta su Gomez, un’altra su Ribery: conclusioni prevedibili, nulla di veramente preoccupante. Non che la Fiorentina crei chance irresistibili (solo Gilardino ne vanifica una scivolando sul più bello), tutt’altro, ma riesce comunque a tenere in allarme la difesa bavarese, che al centro ha troppi centimetri e scarsa velocità. Il guaio è che con certi campioni non puoi permetterti una distrazione, neanche la più piccola, neppure se hai già la testa allo spogliatoio e al quarto d’ora d’intervallo. Invece è proprio lì, in pieno recupero, che la Fiorentina paga dazio alla verve di Arjen Robben, il migliore dei suoi: incursione centrale, scambio con Gomez, assist per Ribery, atterrato da Kroldrup per l’indiscutibile rigore. Robben, uno specialista, sul dischetto: una formalità. Una punizione immeritata per la Fiorentina, che paragonata alla Juve passata di qui alcuni mesi era apparsa squadra d’altra categoria. E soprattutto il gol che cambia le carte in tavola e fa da spartiacque tattico: quel che andava bene prima non serve più dopo. Senza che la Fiorentina alzi bandiera bianca. Reattiva era apparsa prima, lo è ancor più dopo. Prende in mano il pallino, trova il pari in men che non si dica. Gol casuale quanto meritato: corner da destra, un paio di rimpalli, palla a Kroldrup che sigla il pari e dimentica il rigore procurato (50’). Il Bayern torna in attacco, la Fiorentina lo tiene sul chi va là. Robben crea ambasce, sfiora il raddoppio in un paio di circostanze. Jovetic manca la conclusione, Vargas la strozza troppo.Passa il tempo, la pressione tedesca cresce mentre il fiato viola si assottiglia. Poi, la Viola resta in 10 uomini: Gobbi ci mette il gomito su Ribery, l’arbitro è inflessibile e mostra il rosso (73’). Il finale si tramuta in un assedio, com’è normale che sia. Klose si mangia un gol, poi segna quello che grida vendetta (89’). La beffa è servita. Una vergogna.