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Calcio & teatro. Villoresi: "In silenzio vi racconto il mio Zoff"

Angela Calvini venerdì 22 luglio 2022

L’attrice Pamela Villoresi porta in scena Dino Zoff, portiere della Nazionale Mundial del 1982

Esiste un’epica misteriosa nei Mondiali dell’82, tanto da farne un capolavoro sportivo del secolo scorso. Talmente epico, che il passo dal campo di calcio al palcoscenico è breve. Se poi il protagonista è un eroe tutto d’un pezzo, una specie di Ercole dal volto di Sfinge come Dino Zoff, il gioco (è il caso di dirlo) è fatto. A dare voce all’epopea del grande portiere friulano ottantenne a 40 anni dalla mitica vittoria dell’Italia ai Mondiali, è l’attrice Pamela Villoresi che domenica prossima debutta in prima assoluta al Mittelfest di Cividale del Friuli (Udine) con Il silenzio in cima al mondo. (I voli di Zoff nei cieli di Spagna ’82) . Il monologo è scritto da Giuseppe Manfridi, tratto dal suo libro Tra i legni – I voli taciturni di Dino Zoff, verrà intervallato dalle musiche composte per l’occasione dal compositore Cristian Carrara. Un lavoro che narra le gesta di Dino Zoff, seguendo la prospettiva di chi, all’interno di una squadra, ha scelto di praticare uno sport individuale, quello del portiere. Il friulano Zoff, complice di un altro grande friulano, il commissario tecnico Enzo Bearzot, scandirà i tempi di un’impresa definita dall’arbitro Abraham Klein «la partita più bella del secolo», quella tra Italia e Brasile, teatro di una delle parate più leggendarie della storia del calcio.

Spetta a una voce femminile quella di una grande interprete come la Villoresi, di narrare sia l’avventura di «un gran bel finale» sia l’ultimo lembo di un’Italia novecentesca, ricca di valori e figlia di un dopoguerra incarnato dai protagonisti del racconto. «La cosa bella di questa avventura è che ripropone un’Italia del merito dove vince l’essere uniti, vince la forza di volontà, la caparbietà e l’impegno – ci racconta Pamela Villoresi –. Sono valori che è bello ricordare perché oggi sembra che i parametri siano altri. Se l’Italia è stata capace di risollevarsi dalla guerra e dalle distruzioni, è proprio perché tutti si sono rimboccati le maniche e hanno tirato su il Paese».

La Villoresi non ha mai incontrato Dino Zoff, «ma mi ha detto che se replico lo spettacolo a Roma dove vive, viene di sicuro» aggiunge. Comunque lei apprezza «questo esempio di forza di volontà di un ragazzo contadino che ha sfidato il mondo attraverso il proprio impegno e la propria serietà». A conoscere bene il mitico portiere è lo scrittore Manfridi, appassionato di calcio, che ha inventato un escamotage per portare a teatro il grande cam- pione, raccontato dall’esterno, da una di noi. «Ci siamo inventati una piccola storia, di una donna toscana che viene da una zona vinicola del Chianti, che si ricorda di avere visto tanti anni prima un ragazzino che sulle scale della chiesa di Mariano del Friuli parava tutto quello che tiravano – ci svela in anteprima l’attrice –. Lei è una contadina e una sportiva, ma è ormai una nonna quando guarda i Mondiali di Spagna ’82 con i suoi nipotini. Quando riconosce fra i pali quel ragazzino eccezionale che aveva visto trent’anni prima. Da lì parte il racconto dall’infanzia di Zoff ai Mondiali di Spagna».

E quindi fra brani evocativi e una Samba 82 firmate da Carrara, si racconta di questo bambino che stentava a crescere in altezza, poi diventato un metro e 80, che prima passa all’Udinese, poi al Mantova, poi viene acquistato dal Napoli e infine dalla Juventus pensando di restarvi i tre anni canonici: rimase bianconero per 11 stagioni, divenendo nel frattempo capitano della Nazionale. «Spagna 82 è un terzo del copione – aggiunge la Villoresi –. Tutte le partite sono raccontate dalla nonna ai nipotini». Lei stessa ha seguito la carriera di Zoff da bambina e ragazza: «Sapevo chi era, non solo seguivo i Mondiali, ma avevo anche le figurine Panini che scambiavo coi miei amici. Sono una sportiva anche io, io faccio sport d’acqua, nuoto. Ho di nuovo attraversato lo Stretto di Messina due settimane fa. E faccio canottaggio, cosa che una volta era proibita alle donne, mentre oggi siamo tante vinciamo gare. Io gareggio con un gruppo siciliano: abbiamo vinto i 500 spint al Coastal Rowing nella categoria over 60, e torneremo a gareggiare a Barletta a settembre. Abbiamo di nuovo un nazionale a Procida ai primi di ottobre. Dopo Cividale, il 26 luglio, facciamo a remi il Danubio da Vienna a Budapest passando Bratislava».

Pamela Villoresi non è nuova a raccontare lo sport a teatro, basti pensare che il suo spettacolo su Fausto Coppi è rimasto in scena per quattro anni. «Raccontare lo sport a teatro ora è una tendenza, ma prima non si era mai portato – aggiunge – Addirittura ora c’è una sezione apposita, Sportopera, al Campania Teatro Festival, sono tutte belle storie da raccontare. Quello che ho scoperto è che sono grande lezioni di vita. Se noi 15 donne alziamo barche da 10 metri, è perché lo facciamo insieme: coordinati, si può. Ora io dirigo il Teatro Biondo di Palermo e cerco di fare capire che lavorare insieme è più facile e più proficuo. Si vince se si sta insieme, un concetto che stenta a passare in questo Paese che si guarda l’ombelico». Per questo resta esemplare la storia dei Mondiali dell’82. «Quella Nazionale voluta da Bearzot in cui alcuni titolari erano rimasti a casa, dove era stato inserito Paolo Rossi reduce dallo scandalo del calcio scommesse, fuori allenamento, era contestatissima dai giornalisti. Loro fecero corpo, fecero muro, la rabbia gli fece da spinta» aggiunge Pamela.

Portavoce di quella Nazionale fu proprio il quarantenne Zoff. «I portieri sono dei solitari in un gioco di squadra ed è incredibile – aggiunge l’attrice – . Il testo dice che per avversario hanno la partita stessa, un difensore può essere pericoloso come un avversario, e quando i portieri pigliano la palla, la partita si ferma. Che idea mi sono fatta dell’uomo Zoff? Ha un’identità molto geografica. I friulani sono un po’ così, difendono la propria terra, Caporetto è a poca distanza da Mariano, lui ha difeso una linea tutta la vita. Questa è gente di poche parole, gente solida, che non perde tempo a distruggere perché ha impiegato troppo a ricostruire un’identità ». Lo spettacolo si ferma dopo i Mondiali sul grande francobollo dipinto da Guttuso con le mani di Zoff che alzano la Coppa del Mondo tutta d’oro. L’ultimo grande gesto prima della fine di una carriera straordinaria.