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CINEMA E SPIRITUALITA'. «Verso Santiago cercando la gioia»

Alessandra De Luca giovedì 21 giugno 2012
Questa storia comincia nell’e­state del 2003, quando l’atto­re Martin Sheen, durante u­na grande festa di famiglia, incontrò alcuni parenti irlandesi e li convinse a seguirlo in Spagna, sul Cammino di Santiago, detto anche la Via di San Giacomo, verso la Galizia. Il pellegrinaggio è sempre stato il suo grande sogno. Molti conoscono l’at­tore come attivista coinvolto a difen­dere nelle piazze pace e giustizia: la cronaca riferisce almeno 67 tra arre­sti e denunce per aver partecipato a manifestazioni non violente contro le politiche militari statunitensi, per l’as­sistenza ai poveri, la difesa dei diritti civili degli immigrati e la protezione dell’ambiente. Ma Sheen è soprattut­to un grande credente, al quale l’Uni­versità di Notre Dame ha consegnato la Laetare Medal, il premio più antico e prestigioso previsto per i cattolici a­mericani «la cui genialità nobilita le arti e le scienze, riflette gli ideali del­la Chiesa e arricchisce l’umanità». L’attore ha incontrato Madre Teresa e Giovanni Paolo II, ha visitato il san­tuario di Lourdes e ha girato un film a Medugorje (Gospa, diretto nel 1995 da Jacov Sedlar). Il Cammino di Santiago significava dunque la prosecuzione del suo per­corso di fede. Ma come fare nei pochi giorni di vacanza a disposizione? «Ho fatto come il peggiore dei turisti a­mericani – scherza Sheen – ho noleg­giato una macchina per raggiungere ogni giorno delle tappe significative e camminare un po’, promettendomi di rifarlo in maniera più seria quando a­vessi avuto del tempo a disposizione. Ma nonostante tutto è stata un’espe­rienza così straordinaria che al mio ritorno ho parlato mio figlio Emilio e l’ho spinto a scrivere una sceneggia­tura su questo viaggio, un viaggio fi­sico, umano e spirituale. Il viaggio di un padre e di un figlio, vicini per la prima volta». È nato così Il cammino per Santiago, il film diretto da Emilio Estevez (nelle sale italiane da venerdì 29 giugno) in cui Sheen interpreta Tom, un padre costretto a fare i conti con l’improvvisa morte dell’unico fi- glio, Danny, al quale era legato da un rapporto assai conflittuale. Giunto sui Pirenei per recuperare la salma del­l’uomo, vittima di un incidente pro­prio mentre percorreva il Cammino, Tom decide di far cremare i resti e pro­seguire il viaggio per spargere a ogni tappa le ceneri del figlio. Lungo la stra­da incontrerà un olandese deciso a perdere peso, una canadese con un doloroso passato di violenza alle spal­le e uno scrittore irlandese in crisi creativa. In realtà tutte persone in cer­ca di se stesse, spinte a farsi doman­de che la caotica ci impedisce di for­mulare. «La cosa straordinaria del pel­legrinaggio – aggiunge Sheen – è il fat­to di coniugare un intimo viaggio in­teriore al bisogno di sentirsi parte di una comunità. Più ti avvicini a San­tiago e più capisci te stesso. Com­prendi improvvisamente che la vita stessa è un pellegrinaggio e noi non siamo soli». L’arrivo dei quattro pellegrini nella cattedrale è uno dei momenti più for­ti del film perché Estevez riesce a fo­tografare tra statue e navate quella forza misteriosa che avvolge non so­lo chi ha intrapreso il viaggio per mo­tivi religiosi, ma anche chi è spinto da ragioni culturali o da semplice spiri­to di avventura. C’è qualcosa di spe­ciale tra quelle mura, e nel film si ve­de. «Quando entri nella cattedrale – racconta ancora Sheen – capisci che nella vita esiste tanta gioia, e questo è già un grande miracolo. Emilio ci ha chiesto di fare quello che avremmo fatto non come attori, ma esseri u­mani ». E quindi vediamo (e qui citia­mo i nomi degli interpreti, non quel­li dei loro personaggi) Martin Sheen e Yorick Van Wageningen inginoc­chiarsi davanti alla statua e alle spo­glie di san Giacomo, Deborah Kara Unger illuminarsi in viso per un’im­provvisa serenità, James Nesbitt pian­gere. Mentre Emilio Estevez, che in­terpreta il figlio scomparso, la cui pre­senza è di tanto in tanto visibile, è tra i religiosi della cattedrale. Nei loro oc­chi stupore e meraviglia, speranza e sollievo, gratitudine e amore. «Spero che questo film sia di ispirazione a tutti – conclude Sheen – e buen ca­mino a tutti».