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Venezia 2019. Con Toni Servillo, un cinema a regola d'arte

Angela Calvini - Inviata a Venezia venerdì 6 settembre 2019

Il pittore e incisore veneziano Emilio Vedova, scomparso nel 2006

Davanti alle enormi tele graffiate di bianco e di nero, Toni Servillo dà voce e passione ai pensieri, ai ricordi e alle ispirazioni di Emilio Vedova, rendendo vivo uno dei più grandi artisti italiani del Novecento. Nel 2019 ricorre infatti il centenario della nascita dell’artista, ed è proprio la sua Venezia, in cui nacque il 9 agosto del 1919 e in cui morì nel 2006, a rendergli omaggio alla Mostra del Cinema presentando in prima assoluta alle Giornate degli Autori Emilio Vedova. Dalla parte del naufragio, un film voluto dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova che verrà trasmesso più avanti da Sky Arte. Nell’attesa della grande mostra antologica che verrà inaugurata il 5 dicembre al Palazzo Reale di Milano, il film documentario, realizzato da Twin Studio per la regia di Tomaso Pessina e la straordinaria partecipazione di Toni Servillo, ci dà in 68 minuti un ritratto completo e accattivante sulla vita e l’opera del grande pittore. Trasportandoci nel mondo di Emilio Vedova attraverso le Pagine di diario che furono pubblicate agli inizi degli anni Sessanta svelando, con il loro tono poetico, un processo creativo profondo e tormentato sullo sfondo dei momenti essenziali della storia del Paese: la società post-agricola, il fascismo, la lotta partigiana, il dopoguerra, le correnti pittoriche e le avanguardie artistiche. Si aggiunge il contributo di interviste a testimoni, amici e critici: da Alfredo Bianchini (presidente della Fondazione dedicata a Emilio e alla compagna di una vita, Annabianca) a Germano Celant, da Karole Vail (direttrice della Guggenheim Collection e nipote di Peggy) a Fa- brizio Gazzarri, storico assistente di Vedova, fino al pittore tedesco Georg Baselitz. In concomitanza con il film, la Fondazione Vedova e Marsilio Editore riproporranno il libro Pagine di diario, edito da Prestel Verlag nel 1960, nella stessa veste grafica voluta allora dal Maestro. Incontriamo al Lido il grande attore Toni Servillo, che ha portato alle Giornate degli autori il noir 5 è il numero perfetto di Igort, ora in sala.

Servillo, lei si presenta a Venezia con due prodotti legati alle arti visive, la pittura e il fumetto.

È una assoluta casualità. Sicuramente Igort è un grande ammiratore di Vedova (sorride, ndr). Sono due lavori completamente diversi. In 5 è il numero perfetto da parte mia c’è stato un vero e proprio lavoro di interpretazione di un personaggio nato dal fumetto. Nel caso del documentario mi sono messo, sentendomene onorato, a disposizione del racconto della vicenda artistica e umana di uno dei giganti del Novecento italiano. Se nel film ho fatto il mio mestiere, nel documentario la mia intenzione era, attraverso questa lettura, dare testimonianza della vita di un grande artista.

Avventura umana che ha attraversato la complessa storia del Novecento.

La sua vita è intrecciata a doppio filo con la grande storia e i diari lo raccontano molto bene. Raccontano i suoi inizi, la bohème veneziana, l’avventura in laguna di Peggy Guggenheim, il dibatto sulle arti negli anni ’50 all’interno del Partito Comunista italiano. E poi la Resistenza, perché Vedova è stato anche un partigiano. Anche se lui racconta che non ha mai sparato ad altezza d’uomo: sparava in aria e prima urlava. Vedova racconta di Venezia e delle sue relazioni con altri genius loci, come la messa in scena del Prometeo di Luigi Nono su testi di Cacciari con l’azione nello spazio scenico di Renzo Piano. Sono diari ricchissimi, una testimonianza che mi ha affascinato.

Servillo, qual è il suo rapporto con l’arte?

Sono un appassionato d’arte. Ho avuto la fortuna, quando ero molto giovane, di crescere all’ombra di una delle più grandi gallerie d’Italia e del mondo, quella di Lucio Amelio a Napoli. Sin da quando avevo 20 anni mi sono appassionato a Beuys, Mario Mertz, Car- lo Alfano, grande pittore napoletano, all’arte povera, all’arte concettuale, alla transavanguardia. Abbiamo visto, grazie al lavoro di Lucio Amelio su Napoli, transitare il meglio dell’arte mondiale e abbiamo avuto la possibilità di conoscerla, compresa, naturalmente, l’opera di Emilio Vedova. Quindi quando mi è stata offerta questa possibilità, ho considerato un onore mettere una piccola parte del mio lavoro a disposizione.

Lei è a Venezia anche nel ruolo di un vecchio sicario della camorra nel film di Igort, una pellicola in cui, anche se con i toni forti del fumetto, si affronta il tema del bene e del male.

Nel film di Igort è contenuto un tema che ha me ha affascinato molto, risolto nel film quasi come un piccolo apologo morale. Quest’uomo si rende conto che a volte è illusorio sentirsi con la coscienza a posto. Quando si accorge di questo, capisce che deve ricominciare daccapo e ha a disposizione solo due gambe, due braccia e una faccia. Nudo. Con questi cinque elementi ricomincia daccapo con la speranza di rimettersi con la coscienza a posto. Questo è il suo piccolo tragitto morale. Rinuncia alla vendetta, a uccidere chi gli ha assassinato il figlio. È un piccolo viaggio di redenzione.

Altri progetti fra teatro e cinema?

Da tre anni porto in scena Elvira, uno spettacolo sulla figura del grande attore francese Louis Jouvet. Abbiamo avuto un grande successo, basti pensare che solo al Piccolo di Milano al debutto abbiamo tenuto 80 recite di fila. Ora torniamo a Parigi nel suo teatro, l’Atenée, per una decina di recite. Il nucleo è sul rapporto fra maestro e allievo. Al cinema il 30 ottobre esce il film di Donato Carrisi L’uomo del labirinto, dal suo bestseller, un thriller su una ragazza scomparsa con Valentina Bellé con Dustin Hoffmann e me nel ruolo degli investigatori.