Agorà

MUSICA. «Venerdì Santo, non canto per rispetto di chi crede»

Ada Serra venerdì 22 aprile 2011
«È una questione di rispetto»: risponde così Lorenzo Jovanotti Cherubini alla domanda sul perché ha spostato le date di Perugia del suo tour, che coincidevano con il venerdì e il sabato santo. Il cantautore toscano, da mesi ai primi posti nelle classifiche di vendita con l’album Ora, ha aperto la scorsa settimana da Rimini la nuova tournée, che lo porterà in tutta Italia e in Svizzera. Trenta le date finora confermate. «Quando hanno fatto il calendario ho detto subito che non andava bene. Non ho mai suonato il venerdì e il sabato santo, neanche quando facevo il dj» continua. «Il venerdì santo è il giorno della Passione, non si festeggia. Nella mia vita sono tutto meno che fondamentalista. Ma anche se non sono praticante mi sembra una forma di rispetto dovuta». Così, i due concerti nel capoluogo umbro sono stati posticipati a sabato 28 e domenica 29 maggio.«Molti miei fan sono stati contenti di questa scelta» dice ancora Jovanotti. Incalziamo: dici che non sei praticante ma sei cristiano? «Questa è una domanda molto intima e difficile. Su queste cose mi blocco perché sento tutto troppo vacillante e ogni risposta sarebbe parziale. Nelle mi canzoni però c’è tutto ciò che penso», risponde Lorenzo, che in Questa è la mia casa esprimeva un bisogno di Dio raccontando una religiosità quasi sincretistica e in Falla girare canta «Lo sai che Dio esiste fino a prova contraria».Ai tuoi concerti ci sono ancora tanti ragazzi. Senti di avere una responsabilità nei loro confronti? «Non forzo la mano. Per me, sono importanti la musica e le emozioni. L’informazione oggi ti raggiunge ovunque, siamo invasi dalla realtà. Il ruolo di un artista, invece, è quello di un maestro di cerimonie che crea occasioni per far comunicare le persone tra di loro. Se esiste una politica in ciò che faccio è nel modo in cui lo faccio. Nel rispetto. Nel fatto di investire tanto. C’è stato un momento in cui mi sono fatto portavoce di messaggi sociali perché era nelle mie corde. Ora preferisco vedere questi giovani ballare tutti insieme».I ragazzi li incontra anche sui social network: l’artista toscano aggiorna di continuo la propria pagina Twitter: «È un bel medium, anche se in Italia è poco diffuso. Però non bisogna mai leggere i commenti su internet, né positivi né negativi. The social network è il mio film preferito degli ultimi tempi: bisognerebbe farlo vedere nelle scuole». Non poteva pensarla diversamente un artista che ha ideato un concerto tutto proiettato nel futuro.C’è la musica elettronica del nuovo disco, di cui ha inserito ben 13 brani: «È stato difficile preparare il concerto, perché inizia a esserci schizofrenia tra romanticismo e musica vivace. Però i due mondi mi piacciono». C’è il look di Jovanotti, che ha chiesto ai costumisti di realizzare un 'crooner elettronico': un cantante melodico alla Dean Martin che però lotta sul palco con il suo clone virtuale. E poi c’è la sperimentazione di nuovi linguaggi, anche nella musica: «La band è come se fosse in uno studio di registrazione, con i musicisti che si alternano agli strumenti. Ho pensato ai ragazzini di oggi, che iniziano a suonare usando un software, su cui si suona tutto. Molti vengono a vedermi con i genitori. Magari è il loro primo concerto perciò voglio mostrare loro una roba fantasmagorica. Ho voluto unire tecnologia e creatività».