Sembrava essere l’anno d’oro per Roberto Vecchioni. La vittoria a Sanremo con
Chiamami ancora amore l’aveva lanciato in una seconda primavera: «All’Ariston ci sono andato per far capire che canzone d’autore e popolare si possono incontrare – racconta il Professore –. Ha funzionato. E per me è cambiato tutto. Il pubblico è aumentato in modo esponenziale. Ai miei concerti ho trovato molti giovani. Mi sembrava di essere Vasco Rossi… Ho cantato in piazze storiche con venti, trentamila persone».E adesso il caso Forum delle culture a Napoli rischia di rovinargli la festa: sui media è esploso il caso della richiesta di 220.000 euro per gestire, chiamato dall’amico De Magistris, la macchina dell’evento internazionale atteso per il 2013 sotto il Vesuvio. E sul cantautore milanese (ma partenopeo di origini) sono piovute aspre critiche: «Diciamo la verità: sono il parafulmine di una situazione sporca esplosa in cda – dice Vecchioni – Certo che se questo è l’inizio... Se non c’è serenità serve un ripensamento mio e di chi mi ha chiesto di partecipare. La mia era una semplice proposta. E la cifra non era nemmeno quella circolata». Vecchioni difende così le sue ragioni: «Il Forum è una cosa di livello mondiale. Avrei potuto fare come il presidente uscente, che veniva a Napoli, firmava due carte e se ne andava. Io non sono fatto così. Ma metterci tutto vuol dire non lavorare più. Ho annullato tournée, non farò più lezioni in università. Avrò molte spese, tutte a mio carico: viaggi, casa a Napoli, assistenti. Rispetto a quanto potrei guadagnare con la mia vita professionale vado in perdita». Ma la cosa peggiore per Vecchioni è un’altra: «Il disorientamento generato nel mio pubblico. Ma io sono tranquillo, so di non avere travalicato il confine».La tegola arriva proprio mentre il Professore lancia
i colori del buio, un doppio cd che ripercorre tutta la sua carriera, da
Parabola del 1971 (anche se, proprio a fare i pignoli, il primo 45 giri è del 1968...): «Ma non è un best of. È più un album dei ricordi personali. Non ci sono i brani più famosi. Ci sono le canzoni che mi hanno trasformato, quelle che cantano gli affetti e le cose per cui ho combattuto». Non può mancare
Luci a San Siro: «Mi sono fatto un grande regalo: è in duetto con Mina». Due gli inediti. Uno è
Un lungo addio, dedicato alla figlia Carolina che si sposa. L’altro è
I colori del buio che dà il titolo alla raccolta. «Sono quelli che vedi quando hai gli occhi chiusi. Solo allora emergono le cose fondamentali. È una canzone molto sincera. Uno sguardo sulla mia vita. E anche sul mio rapporto con Dio. La fede fa parte di un percorso. Non ci pensi e poi arriva un giorno in cui capisci che tutto non può essere casuale. Da quel giorno Dio mi chiede di diventare pescatore di anime. Non ha ancora capito che non ci sono tagliato…».