Il movimento. Gioventù studentesca, i raduni di Varigotti
Un momento dei ritiri di Gioventù studentesca a Varigotti, 1965 (© Elio Ciol)
La storia dei primi dieci anni di Gioventù Studentesca raccontata attraverso i bellissimi scatti di Elio Ciol, molti dei quali inediti. Il grande fotografo friulano, classe 1929, ha incrociato don Giussani nei dieci anni (1954-1965) in cui il sacerdote milanese dava vita a “GS”, la comunità che sarebbe poi diventata Comunione e Liberazione. Di quel decennio, le foto di Ciol sono una testimonianza essenziale. Le più importanti sono raccolte nel volume L’avventura di gioventù studentesca (Mondadori Electa, pagine 160, euro 24,90). Gli scatti del fotografo sono affiancati dal racconto storico del vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, Massimo Camisasca (di cui pubblichiamo in pagina un testo sui raduni di settembre a Varigotti) e dai ricordi della psicologa Eugenia Scabini e di don Pigi Bernareggi, missionario in Brasile da 50 anni. La prefazione è di Julián Carrón: «C’è qualcosa di più effimero e fragile di un volto umano? Eppure Dio si serve proprio di questo per farsi conoscere dall’uomo di ogni tempo. Suo metodo». (G.Mat.)
Per i giovani che hanno vissuto l’esperienza di Gioventù studentesca, Varigotti rappresenta un luogo indimenticabile. Giussani, che vi aveva passato lunghi periodi di convalescenza negli anni successivi all’ordinazione, ne era rimasto affascinato: una striscia di terra tra il mare e le colline ricche di olivi e di vegetazione mediterranea. È qui che si svolgono i raduni a fine settembre prima dell’inizio delle scuole, qui si svolge il triduo pasquale. La Settimana studenti di settembre è guidata da don Giussani. I ragazzi, circa cinquecento, arrivano dagli alberghi in modo molto ordinato assieme ai loro responsabili e si radunano, pigiatissimi, nella chiesa sconsacrata che si trova davanti al mare. Entrano in silenzio, cominciano i canti, poi Giussani tiene la lezione. Ritornati negli alberghi - diversi per ragazzi e ragazze -, si alternano momenti di silenzio e ripresa comune della lezione. Si lavora su libretti appositamente stampati: brani biblici, testi di autori antichi e moderni che sollecitano la riflessione e lo scambio di esperienze. I titoli sono una documentazione delle Settimane studenti: nel 1961 Il cristianesimo come conversione; nel 1962 La legge del cammino: la carità; nel 1963 Fare la Chiesa; nel 1964 Mysterium Ecclesiae. Non si esce dagli alberghi se non per reali necessità. La segreteria infatti pensa a tutto: cartoline (con riproduzioni di opere d’arte, Antelami, Masaccio, Chartres…), penne, blocchetti per appunti. Tutto è a disposizione per non turbare il raccoglimento. Dopo la lezione del mattino, si sale alla torre, una delle tante torri di avvistamento medievali dislocate sulle colline. Molti abitanti di Varigotti hanno ancora impresso nella memoria la teoria di ragazzi che, in fila, saliva verso la torre saracena. Davanti a essa uno spiazzo dove ci si raduna per il Raggio o un’assemblea di domande o testimonianze. Poi, ancora un po’ di salita verso la chiesina di San Lorenzo. Ora quella salita e quella chiesa sono dedicate a don Giussani per ricordare momenti così significativi anche per la popolazione locale. La chiesa è piccola, tutti in piedi, si intonano i canti: le laudi di san Filippo Neri, i canti polifonici del Seicento, i salmi con la musica di Gélineau che accompagnano la messa. Alla sera ancora in salone per ascoltare testimonianze o letture. Le Settimane studenti furono per Gs un momento fondante: il Movimento crebbe non solo numericamente, ma anche nella consapevolezza di compiere una esperienza globale: la persona incontra la Chiesa e Cristo come risposta e luogo di accoglienza di sé e dei propri desideri.
Un momento dei ritiri di Gioventù studentesca a Varigotti, 1965 (© Elio Ciol) - Elio e Stefano Ciol ©
Ancora più significativa a Varigotti è la Tre giorni nella Settimana Santa. Partenza il mercoledì pomeriggio in treno speciale o in pullman, ritorno il sabato mattina. Le giornate cominciano con la lezione di Giussani, poi il silenzio e la meditazione negli alberghi. Il giovedì mattina don Giussani propone una riflessione sulla passione di Gesù partendo dalle profezie dell’Antico Testamento che continua nel pomeriggio con la messa in Coena Domini nella chiesa di San Lorenzo. Qui la lettura del Passio assume toni veramente drammatici nella cornice delle mura medievali rivolte al mare che mano a mano al tramonto si colorano di blu scuro. Il venerdì è connotato dal canto De la crudel morte del Cristo. Nel pomeriggio una lunga Via Crucis sulle colline sopra al paese: gli ulivi, i lecci, i cespugli di ginestra, i profumi della primavera contornano il cammino silenzioso di seicento giovani dietro una semplice croce. Giussani sceglie alcuni brani del Vangelo che commenta in poche brevi soste dopo il canto Crux Fidelis. Il ritorno negli alberghi verso Varigotti è talvolta illuminato dalle torce perché è ormai scesa la sera. Uno dei testimoni di quelle giornate racconta: «La impostazione [della Tre giorni] nasce direttamente dal genio e dal carisma di don Giussani come rivisitazione della devozione e dei riti tradizionali in una esperienza comunitaria di bellezza e di verità fatta di ascolto e di silenzio, di letture, di canti, di obbedienza alle regole della compagnia e di gesti anche fisicamente impegnativi». Il sabato mattina una paraliturgia con il canto dell’Exultet e il racconto evangelico delle donne al sepolcro. Il ritorno alle proprie case è caratterizzato da un clima di «raccoglimento e letizia», per un gesto che ha segnato la vita di molti.