Sanremo. Ornella Vanoni, l'elogio del perdono imparando ad amarsi
C’è una donna in rosso, di capelli, che si aggira per il Festival di Sanremo, è Ornella Vanoni. Delle 83 primavere vissute si è stancata di rimescolare i ricordi della cantora della mala milanese, la donna del Piccolo, l'antagonista involontaria di Mina. Stop, la musica non è finita ma i rimpianti se ne vanno. La Vanoni preferisce guardare avanti con la saggezza di chi nella sua Imparare ad amarsi canta «conservo l’infanzia, la pratico ancora». Al passato ripensa con la stessa leggerezza con cui osserva il mare che gli rimanda indietro onde di «serenità». E quella nel tempo l’ha trovata soprattutto «pregando Gesù». Se è vero, come ha detto il neomattatore Pierfrancesco Favino che la «parola chiave di Sanremo 2018 è “eleganza”», allora il brano della Vanoni, a firma della premiata ditta Bungaro-Pacifico che Ornella amorevolmente definisce «i miei applique», merita già lo scalino più alto del podio. Ma per una decana sanremese (sette volte in gara) la vittoria è essere qui e confrontarsi con le nuove generazioni. Tipo «il cantante dei The Kolors, Stash, che ha quel bel faccino, vorrei riempirlo di baci… Perché mi ricorda mio nipote». I suoi figliocci del palco Pacifico e Bungaro respirano questa ventata impetuosa di una «donna libera» che da oltre mezzo secolo (debutto a Sanremo nel ’68 con Casa bianca , seconda classificata) sta sulla scena da protagonista e con una verve che gli invidia anche l’ultima delle nuove proposte.
«Ci sono voluti molti anni per essere giovani - diceva Picasso - . Intendeva dire che se diventi vecchio ma se mantieni la freschezza mentale allora resti giovane. L’ho preso alla lettera. Il tempo mi ha insegnato ad amare davvero, e non solo le persone della propria vita, amare quelle sarebbe fin troppo facile. Io mi commuovo sempre quando leggo il giornale, salto le pagine politiche, e mi emoziono a leggere le storie della gente comune, io amo soprattutto quelle persone che non conosco e che hanno qualcosa da dire e da dare». L’amore di una donna che continua a ripetere e canticchiare divertita il ritornello , «bisogna imparare ad amarsi… bisogna imparare a perdonarsi. Ma questo lo può fare soprattutto chi si ama già e comprende le regole della costruzione di un amore. Ora che la donna si è liberata, e da quando può giocarsela alla pari con l’uomo, la vita si è complicata». Nella complicazione Sciascia trovava che ci fosse malafede, e allora è necessario più che mai praticare il perdono. «Io solo un uomo non sono riuscita a perdonare, lui lo sa... Donne? Molte di più quelle che non ho perdonato, anche perché anche noi non siamo mica sempre delle figure così straordinarie. La violenza che subiamo si combatte con l’orgoglio e la dignità. Io più che per i casi delle star che hanno più agio di scelta penso sempre alla povera cassiera o all’impiegata delle poste, donne spesso costrette a subire e tacere dinanzi alle molestie dei loro capi».
Parola di una donna che è rimasta la giovane rossa combattiva che sorride dinanzi a questo tempo «incasinato, in cui anche Sanremo è un’altra cosa. Nei miei Festival di gioventù non c’erano selfie, né la presenza di duemila radio, e tutti che spingono come adesso… Sanremo di oggi dovrebbe mettere la musica al centro, ma nonostante gli sforzi fatti da Baglioni, pare sia diventata un dettaglio, tutto il resto è la cosa principale. Ci sono più ospiti, anche ingiustificati, che cantanti in gara». Ma nonostante tutto Ornella non ha ceduto alla paura del palco dell’Ariston e si è rimessa in gioco. «Non ho più paure. Avere il coraggio di essere qui lo sento come una cosa naturale. Se ami la musica non puoi mancare, non ti puoi fermare, e ancora meno nasconderti. Devi cercare continuamente il contatto del pubblico, perché senza quello un artista muore». Il coraggio di vivere e di amare è quello che non manca alla Vanoni che ha pronto un album antologico di duetti (prodotto da Mario Lavezzi, Un pugno di stelle. «Un disco in cui c'è dentro anche il caro Claudio Baglioni». Sorride l’Ornella che se ne va leggera come un gatto sibilando il finale di Imparare ad amarsi, andando incontro al domani: «Senza sapere, cosa mi aspetta. Ma voglio vedere…».