Musica. Paolo Vallesi, la forza della nuova vita
Il cantautore fiorentino Paolo Vallesi festeggia i 30 anni di carriera con un doppio album
Bentornato a Paolo Vallesi, con il suo doppio omaggio per i trent’anni di carriera. Duplice perché questo ritorno comprende sia i dieci inediti dell’album Io e i nove duetti di Noi, sia perché riascoltare il suo nuovo senso della vita e della canzone è un regalo tanto a lui quanto, appunto, a noi. Bentornato è anche il primo singolo, il cui videoclip è stato girato al Teatro romano di Fiesole. Un vero e proprio rinnovato inno a quella Forza della vita arrivata terza a Sanremo proprio trent’anni fa e ora chiamata ad aprire Noi.
Vallesi, quasi inevitabile che fosse Morandi a cantare con lei questo celeberrimo brano...
Gianni ha sempre amato La forza della vita, una canzone che sente totalmente sua. Tanto che mentre la stavamo registrando, a un certo momento ha smesso di cantare perché si era commosso, aveva gli occhi lucidi. In quel testo anch’io come Gianni, adesso ancor più di allora, sento le tante vicissitudini della vita. Ma anche per altri duetti le scelte sono state inevitabili.
Per esempio?
Per Le persone inutili (con cui Vallesi vinse nel ’91 il Festival nella categoria Giovani, ndr) il candidato non poteva che essere Enrico Ruggeri: un brano perfettamente nelle sue corde, che lui ha sempre apprezzato. A partire da quella parola “disallegria” che a me e al coautore Beppe Dati ha dato l’onore di entrare con un neologismo nel dizionario Treccani. Inevitabile poi che con il concittadino Marco Masini rifacessi Il cielo di Firenze, mentre con Gigi D’Alessio è stato molto divertente scegliere Non andare via che ha una scrittura un po’ napoletana. “Ma non è che questa canzone l’hai copiata a me?” mi ha detto Gigi. “Però visto che è del ’92 mi sa che te l’ho copiata io in qualcuna delle mie”».
Visto ciò che sta succedendo in Ucraina colpisce molto la rilettura di Pace con Amara...
Sì, l’avevamo cantata insieme nel suo omonimo album del 2017, portandola anche a Sanremo come ospiti. Stavolta abbiamo fatto un arrangiamento molto diverso, un po’ minimalista con soli tre strumenti, accantonando la precedente architettura sinfonica. Una canzone che in questi giorni è stata molto cliccata sui social. Purtroppo, visto il motivo. Dimostra però quanto sia forte e tangibile la voglia di pace nella gente. Comunque non l’ho scelta come singolo perché mi sembrava di ridurre la tragedia che l’Ucraina sta vivendo, benché la canzone sia davvero ispirata.
La musica che missione sociale e politica può ancora avere oggi?
Oggi può fungere almeno da terapia, volando sopra le preoccupazioni della gente. Negli anni d’oro però poteva anche contribuire a sovvertire l’ordine costituito arrivando a interrogare le coscienze di milioni di persone. Ora questa guerra ci sta toccando molto in profondità, anche se non deve farci dimenticare tutte le altre nel mondo. Ricordo che a Kiev siamo stati a giocare nel 2007 con la Nazionale cantanti. È inconcepibile che quasi a casa nostra stia succedendo tutto ciò.
Quanta nostalgia nell’inedito Estate 2016, anche dei Mondiali di calcio ormai per noi inarrivabili...
Sì, evoco l’estate dell’82, quella della vittoria al Mundial e della mia Vespa da sedicenne. È un messaggio di speranza, ma ben oltre il calcio ovviamente. L’ho scritta nell’estate del 2016 in preda a una grande nostalgia per quei momenti spensierati. È oggi come una fotografia.
Oltre alla collaborazione con Amara e Cristicchi per Bentornatoci sono anche quelle con Carone e Pieraccioni...
Meglio di niente scritta con Pierdavide è nata dopo una partita con la Nazionale cantanti. Avevo questa musica, ma sul testo mancava un’idea precisa. Dopo cena ci siamo messi a tavolino e abbiamo fatto le sei di mattina per raccontare di una coppia di fronte ai problemi della quotidianità. Quel “meglio di niente” è l’amore a cui aggrapparsi sempre per provare ad affrontare insieme la vita. Con Pieraccioni Le fughe annerite delle mattonelle è invece solo un divertimento.
Dall’Io al Noi, proprio come i titoli del suo nuovo progetto.
Due parole legate anche graficamente nel logo della copertina, in sovrapposizione. L’Io è niente senza il Noi. Siamo qualcosa solo insieme agli altri. In fondo è il senso del cammino dei due anni di pandemia, in cui è nato questo progetto discografico e in cui sono soprattutto guarito da una patologia.
Di cosa si è trattato?
Una forma tumorale, per fortuna presa per tempo. Sono passati ormai due anni dalla guarigione. Non ne parlai all’epoca, tre anni fa, perché stavo partecipando al programma Ora o mai più di Rai 1 e non volevo che si pensasse che raccontando la mia malattia volessi influenzare la gara. Ne parlai solo dopo, una volta guarito. Sono tantissime le persone che hanno a che fare con una ma-lattia oncologica e c’è chi ne parla apertamente e chi preferisce il silenzio.
Che pensa di come si è comportato Fedez?
Visto che la sua vita è molto social, condividendo matrimonio e famiglia, credo che abbia fatto bene a parlarne. Condividere in modo corretto può anche risultare utile a molte persone. In fondo è il senso della mia canzone simbolo La forza della vita che in questi trent’anni ha fatto compagnia a tante persone per superare momenti anche difficili.
Ora porterà questo disco in giro?
Sì, la prima data sarà al Blue Note di Milano il 27 aprile. Poi a Roma il 5 maggio e a Firenze il 24. E forse a settembre pubblicherò un docufilm per raccontare l’intero progetto: dal videoclip di Bentornatoai materiali video dei duetti ai concerti estivi che farò.