Agorà

REPORTAGE. Val di Non tra storia e ciaspole

Antonio Maria Mira venerdì 29 luglio 2011
Una valle, un frutto. È raro identificare una zona, gran parte della sua economia e della sua vita, con un unico prodotto. In particolare con un prodotto agricolo. La Val di Non è uno dei casi più netti. Qui tutto, o quasi, è mela, anzi Melinda, il marchio Dop (il primo per tale frutto) che proprio lo scorso anno ha festeggiato i dieci anni. Certo c’è anche altro, e molto interessante, ma percorrendo la valle si capisce subito di cosa viva. Meleti ovunque. E tutti lavorano per questi. Numeri che parlano da soli: 16 cooperative con cinquemila soci che conferiscono ai vari centri di lavorazione di Melinda; trecentomila tonnellate all’anno (in gran parte mela Golden), circa il 15% dell’intera produzione nazionale, il 65% di quella trentina, il 2,7% della Ue. Con orgoglio i produttori ci spiegano che si tratta di un miliardo e mezzo di mele che messe in fila fanno centomila chilometri, due volte il giro della Terra. Gigantismo, certo, ma fatto di tantissimi piccoli produttori. Qui, infatti, anche chi svolge un altro lavoro ha il suo meleto, ma solo se rispetta un severissimo disciplinare può ottenere il marchio che ha una strana storia, viene infatti dalla spagnolo “muy linda” molto bella ma anche da “linda” come pulita, proprio a significare lo sforzo di fare un prodotto di alta qualità e utilizzando razionalmente i prodotti chimici. Tutto questo permette di vivere bene ai trentaseimila abitanti dei trentotto comuni della valle, ma anche a migliaia di immigrati stagionali che ogni anno vengono per la raccolta, mentre altri ormai sono stanziali, bene integrati e non è, infatti, difficile vedere donne islamiche col velo lavorare accanto a quella trentine negli impianti del consorzio. In fondo la valle è sempre stata un crocevia di culture e religioni, valle lunga, tra alte montagne ma molto aperta. Geograficamente a occidente parte dalla Valle dell’Adige a Mezzocorona (zona di vini di gran pregio). Si sviluppa lungo il fiume Noce (famoso per le strette gole, paradiso per il rafting e altri sport delle rapide) fino al lago di Santa Cristina presso Cles, il centro più grande della valle, e prosegue poi lungo il Rio Novella. Valle tranquilla ma circondata da gruppi montuosi importanti, luoghi di grandi epopee alpinistiche: a nord le Maddalene, a sud-ovest le Dolomiti del Brenta, a est i monti Anauni, a sud il massiccio della Paganella. Monti e tanta acqua. Oltre al lago di Santa Giustina (da visitare la diga e un bella mostra sulla sua costruzione), anche quelli di San Felice e di Tovel, famoso per il fenomeno naturale unico al mondo che lo colorava di rosso in un particolare periodo dell’anno in seguito alla fioritura di un’alga. Chiamata in tempi remoti Anaunia, toponimo forse di origine celtica, la valle è stata abitata fin dalla preistoria come dimostrano i numerosi ritrovamenti di materiale litico e anche di un villaggio di palafitte. Una storia splendidamente raccontata nel Museo Retico di Sanzeno, struttura modernissima, un tuffo nel passato accompagnati da reperti ben spiegati, in ambienti accoglienti (anche per disabili), adatti anche a bambini e ragazzi. Il museo prende il nome dai Reti, popolazione vissuta in Trentino, e in particolare in Val di Non, tra il VI e il I secolo a.C.; il loro rapporto coi Romani fu prima conflittuale e poi pacifico (troviamo anche la Tabula Clesiana con la quale l’imperatore Claudio concesse la cittadinanza romana agli Anauni), fino alle invasioni barbariche e i primi vagiti dell’età medioevale. Che è ben rappresentata nella valle da molti castelli tra i quali l’unico visitabile è Castel Thun, il secondo d’Italia come numero di visitatori. E a proposito di Medioevo, proprio dal museo parte l’ardito sentiero, in gran parte scavato nelle altissime pareti di roccia di una gola, fino al santuario di San Romedio abbarbicato su uno sperone di roccia, luogo di una grande festa il 17 gennaio che richiama fedeli da tutta la valle ma anche da fuori (nell’occasione in grandi pentoloni si cucinano trippe in bianco e al sugo). Già perché gli anauni o nonesi sono gente che sa divertirsi. In molti paesi ci sono cori alpini, come il coro San Romedio di Romeno che ha inciso vari cd. E a carnevale sono tipiche le sfilati di gruppi folcloristici, con abiti e maschere di antica tradizione. Ne fanno parte molti giovani (anche nei cori) e spesso vanno a incontri con gruppi analoghi in giro per l’Italia e all’estero. E per chiudere tra storia e modernità come non ricordare la Ciaspolada, la più famosa gara con le ciaspole del mondo che ogni 6 gennaio porta sul percorso tra Romeno e Fondo più di cinquemila amatori di questo sport, nato proprio in Val di Non.