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Immunologia & oncologia. Un vaccino contro i tumori, primi test in Germania

mercoledì 1 giugno 2016
L'ipotesi di un vaccino anti cancro che utilizzi le potenzialità del nostro sistema immunitario non è più fantascienza. La carta vincente di questa dura battaglia può essere trovata nel nostro organismo. Ma occorre ancora molta prudenza e tanta ricerca. Sicuramente si tratta di un approccio "interessante e innovativo", ma è "ancora troppo presto per poter parlare di un potenziale vaccino terapeutico contro i tumori efficace sull'uomo e basato sull'immunoterapia, mentre va detto che già esistono altre potenti "armi" di immunoterapia che stanno dando risultati concreti nel trattamento dei pazienti". Invita alla cautela Paolo Ascierto, direttore dell'Unità di Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell'Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli, commentando lo studio tedesco pubblicato da Nature su un vaccino che induce una fortissima risposta antitumorale del sistema immunitario, finora testato nei topi e in tre pazienti. L'immunoterapia, spiega Ascierto, "mira ad attivare il sistema immunitario contro le cellule cancerose, per combatterle e distruggerle, ed è un'arma vincente che sta dando grandi risultati, ma lo studio tedesco presenta dati ancora troppo preliminari, anche perchè è successo varie volte che un vaccino efficace nei topi non sia poi risultato tale nell'uomo, sebbene in questo caso sia stato testato su tre pazienti con melanoma". Se tali risultati "dovessero essere confermati - spiega quindi l'esperto - si tratterebbe di una nuova arma importante che va ad affiancarsi alle armi di cui oggi già disponiamo e che stanno dando risultati concreti di efficacia sui pazienti". La soluzione vincente contro i tumori, insomma, potrebbe trovarsi nel nostro stesso organismo, attivando appunto il sistema immunitario, ma a cambiare è il metodo: "Con il vaccino si introducono nell'organismo le proteine del tumore, in modo che il sistema immunitario sia sollecitato a riconoscerle ed a distruggere le cellule tumorali in quanto estranee; con le molecole immunoterapiche che oggi abbiamo, invece, si riesce a rimuovere i freni inibitori che il tumore utilizza per rallentare l'azione del sistema immunitario". Queste molecole si chiamano ANTI-CTLA e ANTI-PD1 e "rappresentano - afferma Ascierto - un'importante realtà che, in futuro, potrà essere impiegata in combinazione con altre terapie che funzionano, come si spera possa essere un vaccino terapeutico". Ma i risultati concreti dell'azione delle molecole immunoterapiche già sono evidenti: "Nel caso del melanoma, ad esempio, si è visto che ben il 20% dei pazienti in stadio avanzato trattatati con questi farmaci immunoterapici arriva a cronicizzare la malattia a 10 anni". E "buoni risultati si stanno registrando anche per il trattamento di altre forme di tumore come quello al polmone, rene, vescica, con nuovi farmaci immunoterapici che hanno avuto l'approvazione dall'ente statunitense di controllo per i farmaci Fda. Nuovi attesi risultati - conclude Ascierto - verranno ora presentati al Congresso della Società americana di oncologia Asco, a Chicago dal 3 giugno, con evidenze di efficacia per altre neoplasie".