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Futuro. Come andare in vacanza nello spazio

Antonio Lo Campo mercoledì 14 febbraio 2018

Sta per diventare una delle nuove frontiere della rinnovata conquista dello spazio. Se le missioni in orbita terrestre sulle stazioni spaziali, o l’esplorazione verso Luna e Marte restano, e resteranno, attività legate ad astronauti professionisti, lo spazio sta per diventare anche un nuovo ambiente per il “turismo spaziale”. La compagnia privata Virgin Galactic ha ormai pronto al balzo nello spazio il suo avveniristico spazioplano “SpaceShip2”, che dal 2019 porterà gruppetti di quattro o cinque turisti nello spazio. I voli di test sono ripartiti, come confermato dal volo effettuato lo scorso 11 gennaio. E c’è anche chi va oltre...

Un’era inaugurata dal milionario americano Dennis Tito

L’ultimo annuncio a effetto era stato quello di Elon Musk, presidente e fondatore della Space X, circa un anno fa: «Invieremo due turisti fin verso la Luna, orbiteranno attorno ad essa e li riporteremo a Terra. Lancio previsto a fine 2018. Tra qualche settimana inizieremo ad addestrare i due fortunati turisti spaziali». Forse un po’ prematuro. Ma realistico. Nessuna missione turistica lunare è in programma per la fine di quest’anno: prima di inviare veicoli abitati verso la Luna, è necessario lanciare le prime capsule Dragon con equipaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale, che spiccheranno il balzo nel 2019 per gli astronauti di professione. Poi, in seguito, toccherà ai “turisti lunari”. Il turismo spaziale è ormai una realtà concreta, che ha avuto inizio nel 2001. È un settore che coinvolge diverse società private, per far sì che diventi realtà anche per i “non astronauti” il sogno del viaggio nello spazio. Che però all’inizio riguarderà solo coloro che potranno pagarsi un biglietto piuttosto caro: l’equivalente di 230mila euro. Non a caso, tra coloro che si sono prenotati per uno dei primi viaggi turistici ci sono cantanti, registi, attori e qualche facoltoso imprenditore.

Un biglietto costoso

Certo, il costo del biglietto per i voli dello SpaceShip2 della Virgin Galactic di Richard Branson non è da poco... Ma sono pochi, in confronto a quelli che sono stati sborsati per far volare un turista spaziale a bordo di una navicella destinata alla Stazione Spaziale, come avvenuto più volte tra il 2001 e il 2011, tramite la “Space Adventures”, che ha inviato in orbita i suoi “turisti” assieme agli astronauti di professione, a bordo di navicelle russe Sojuz. Il primo turista privato pagante è stato il milionario americano Dennis Tito (aprile 2001), seguito poi da altri “turisti” facoltosi di diverse nazionalità. Tito raggiunse la Stazione Spaziale, si sottopose a qualche test medico, e scattò molte fotografie. Con un grande ritorno d’immagine. Assieme a un astronauta italiano dell’Esa, Roberto Vittori, fu lanciato invece nell’aprile 2002 il giovane imprenditore informatico Mark Shuttleworth, che divenne così anche il primo sudafricano a essere inviato in orbita.

I magnifici sette e gli spazioplani di Branson

Poi seguirono Gregory Olsen (Usa), Anousheh Ansari (Usa), Charles Simony (Usa), Richard Garriott (Usa, figlio dell’ex astronauta Nasa Richard, veterano dello Skylab) e Guy Laliberté (Canada). La Ansari è stata finora l’unica donna del gruppo. I sette turisti hanno raggiunto la Stazione Spaziale trascorrendovi circa una settimana e svolgendo attività di pubbliche relazioni e comunicazione, ricerca scientifica e svago. Le stime dei costi di ciascun volo, che non sono stati resi noti ufficialmente, variano da 20 milioni di dollari per quello di Dennis Tito del 2001 a 40 milioni di dollari per la missione di Guy Laliberté nel 2011. E se il primo turista è considerato Dennis Tito, va ricordato che nel 1991 un giornalista giapponese, Toyohiro Akyiama, venne lanciato su una Sojuz e inviato sull’allora Stazione Spaziale russa Mir. Restò in orbita, per effettuare reportage televisivi dallo spazio. Ma ricordò di aver vissuto spesso momenti di disagio, con grande desiderio di tornare sulla Terra... Il biglietto fu pagato dalla Tbs, Tv nipponica per la quale divenne un «inviato davvero speciale». Il vero e proprio turismo spaziale sarà quello fatto dai privati con i propri veicoli spaziali, e la prima e più vicina a realizzarlo è Virgin Galactic. Non fosse stato per l’incidente del 2014, i primi voli spaziali della società di Richard Branson, sarebbero iniziati nel 2016. Il velivolo SpaceShip2 segue il numero 1, che si aggiudicò nel 2004 il Premio Anshari per la navicella che sarebbe stata realizzata in tempi più brevi e in grado di raggiungere quote spaziali.

Un italiano tra i piloti che guideranno il “taxi dello spazio”

Sarà pronto quanto prima per i suoi voli, che all’inizio saranno suborbitali: l’aereo madre chiamato WhiteKnight2, (i nomi di due piloti del celebre aerorazzo X 15 della Nasa), porterà ad alta quota il velivolo spaziale. Accensione del propulsore principale, abbattimento di alcune volte della barriera del suono e ingresso nello spazio, a una quota minima di 80 chilometri. Da lassù i turisti (la navicella ha un numero di posti come quello di un aerotaxi) potranno staccare le cinture, e galleggiare in assenza di peso. Durerà non moltissimo: da 5 a 10 minuti. Ma nello spazio! In seguito, promette la società di Branson, con un motore più potente, si potrà arrivare in orbita. E se sono stati sette, finora, i turisti che hanno trovato posto su una Sojuz, sono sette anche i piloti collaudatori che Virgin Galactic ha selezionato per i voli dello Spaceship2. Tra di loro, c’è anche un italiano: Nicola Pecile, friulano, pilota dell’Aeronautica Militare Italiana.