Agorà

IL PERSONAGGIO. Mister vinile, l'uomo che salva i vecchi ellepì

lunedì 9 novembre 2009
Mentre ormai tutti scaricano, più o meno legalmente, la musica digitalizzata da Internet, c’è qualcuno che – in nome della qualità e della  purezza sonora – va decisamente controcorrente. È un corpulento signore, con capelli e barba risorgimentale, che ha fatto della cattura e della riproduzione del suono un’arte. Si chiama Giulio Cesare Ricci, livornese, titolare di una piccola casa discografica piena di chicche (la Foné) ed è venerato come un santone dagli audiofili più sofisticati. Ricci ha un sogno nel cassetto che prima o poi realizzerà: «vagare per i porti inglesi per registrare il suono dei corni da nebbia».Nel suo catalogo classico ci sono anche i cd, ovviamente di qualità inarrivabile. Ma da un po’ di tempo va in giro per l’Italia e il mondo a rivendicare «la superiorità dell’antico disco di vinile su tutti gli altri supporti». Sì, avete capito bene, i vecchi Lp con le due facciate, a 33 giri, che hanno fatto ballare, sognare e innamorare generazioni di persone. Alla nascita del compact disc, trent’anni fa, le case discografiche ne annunciarono la morte. Più pratico, più capiente il cd e soprattutto a prova di graffio e di polvere, senza quei fastidiosi fruscii e quei "toc" che facevano sobbalzare la puntina. Ma, a sentire i puristi dell’orecchio, non in grado di eguagliare in qualità sonora il suo predecessore di plastica. Proprio per dimostrare che «vecchio è meglio», Ricci – che Renzo Arbore chiama affettuosamente Mastro Vinile – ha organizzato a Roma ieri e oggi il «Gran Galà dell’alta fedeltà», con testimonial d’eccezione il pianista jazz Stefano Bollani. E per l’occasione la Foné – grazie a un accordo con la Warner Music – ha messo in commercio le ristampe di tre  intramontabili album a 33 giri: La voglia e la pazzia, di Ornella Vanoni, Vinicius De Moraes e Toquinho; E sona mo’ di Pino Daniele e Concerti di Paolo Conte.Ma attenzione: parlare di ristampa è riduttivo. Perché Ricci lavora come un artigiano-artista di una volta, utilizzando rigorosamente strumenti d’epoca, come il registratore Ampex dei Rolling Stones (che lui manda a velocità doppia e con un nastro molto più largo per aumentare la qualità) o i mitici microfoni Neumann utilizzati per i dischi dei Beatles e di Ella Fiztgerald. Il tornio per fare le matrici di cera l’ha ereditato da David Malley, un ingegnere inglese che è una vera leggenda per i patiti dell’alta fedeltà. Mentre per la stampa ricorre a un tecnico giapponese che utilizza vinile puro al 100 per cento. Tiratura? 496 copie, perché, spiega Ricci, «è appurato che dopo le 500 la qualità rispetto alla matrice comincia a diminuire». In questo modo, Ricci assicura che i suoi 33 giri, oltre ad avere una qualità sonora eccelsa, sono a prova di fruscio. Il prezzo è decisamente alto: attorno ai 45 euro per un singolo, 75 per un doppio. Ma, a pensarci bene, è il prezzo di una cena in un ristorante di media qualità. Prossima incisione in arrivo alla Fonè? Le Quattro stagioni vivaldiane interpretate da un violinista ineguagliabile come Salvatore Accardo.