Le nostre origini sono messe a ferro e fuoco. Avviene in Siria, ora. Qui l’uomo neolitico è diventato sedentario, si è “inventato” l’agricoltura. Qui è nato il nostro modello di città. Qui abbiamo cominciato a scrivere. Qui abbiamo sognato un al di là, edificando templi da 5mila anni. E qui, verso Damasco, Paolo si convertiva al cristianesimo e Alessandro Magno fondava città splendide come Palmira. E moschee costruite al tempo di Maometto si alternano a chiese bizantine, a fortezze crociate.
Nel 2011 qui è cominciata una guerra che sta distruggendo le nostre origini dalle origini e non dà segni di finire.
Trasforma uomini in profughi e patrimonio culturale in trafugamenti.
Da una parte una settantina di missioni archeologiche sono state interrotte. Dall’altra si sono fatti avanti i professionisti del commercio clandestino: gruppi di mercenari senza scrupoli specializzati nel depredare opere d’arte o patrimonio storico culturale di qualsiasi epoca.
Bisogna fare in fretta. Agiscono poco prima dello scoppio di un conflitto, in qualsiasi parte del globo esso si vada generando. Arrivano prima di tutti. Non fanno viaggi a vuoto, hanno un giro consolidato di acquirenti. Un giro d’affari perfetto produce ricchezza ottimizzando i benefici del disastro. I beni trafugati non vengono pagati solamente in denaro, ma per lo più in armi: una forma di baratto che fa comodo a tutti. Alcuni agiscono su commissione, approfittano del caos per scavare nuovi reperti.