«P romuovere la buona salute per tutti e per tutte le fasce di età attraverso la cultura del movimento, secondo le abilità di ciascuno, è l’obiettivo a cui la Uisp guarda da sempre nel coniugare attività fisica, educazione, ambiente, benessere e diritti di cittadinanza – ha detto introducendo i lavori del convegno Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, – e non intravedendo politiche per diminuire i costi, o capaci di sviluppare un’impiantistica di prossimità, siamo convinti, e lo stiamo facendo con Csi ed Us Acli di intraprendere un nuovo percorso, convinti di essere soggetti sussidiari e competenti in materia ». Un’alleanza diretta con le famiglie e più ancora con le società sportive, veri presidi avanzati sul territorio è quanto auspicato da Michele Marchetti, direttore area Welfare e promozione sociale del Csi. «Mi piace evidenziare il ruolo degli operatori, delle società sportive, di coloro che di questi tempi sono al limite della sopravvivenza. Strutture che vanno assolutamente protette, affinché quei ragazzi, la cui salute oggi è in capo ad un volontario presidente di una società d’oratorio. Con il rischio serio che nessuno se la senta più di ricoprire questo ruolo in un contesto che riconosce il lavoro dei professionisti sportivi ma non tutela i laureati in scienze motorie, che continua a considerare l’attività sportiva un’attività accessoria, che non riuscirà più a sostenere quel tipo di prossimità alla cittadinanza. È alto il rischio di evasione ed elusione, perché per mantenere il livello di socialità e di vicinanza alle persone, anche gli stessi enti di promozione sportiva diverranno dei meri erogatori di servizi, come richiede il mercato, come accade oggi nelle palestre, dove si consumano i 150 minuti di attività settimanale, ma dove non c’è accoglienza e socializzazione ». Insieme a loro c’erano anche rappresentanti delle Regioni e Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, fermamente convinto che «Non c’è sviluppo senza promozione e valorizzazione del capitale sociale. Di fronte alle disuguaglianze, occorre fare un salto culturale, per non distruggere il capitale umano. Per lo sviluppo del Paese, i 500 milioni trovati come uniche risorse per il Mezzogiorno nella Legge di stabilità, non devono più essere visti come risarcimento ai quartieri disagiati, ma come premesse irrinunciabili per lo sviluppo e la crescita del Sud». Manco Marchetti Borgomeo