Ricerca. Gara da 20 milioni tra scienziati per svelare i misteri della coscienza umana
La coscienza è quella cosa che scompare quando andiamo a dormire la sera e ricompare quando ci svegliamo la mattina. La nota definizione non direbbe quasi nulla a un computer intelligente o a un marziano. Per noi invece è familiare. Sappiamo bene che la coscienza intesa in senso non morale ma di consapevolezza dell'ambiente e di noi stessi è qualcosa di connaturato al nostro stesso esistere e che sembra diminuire o scomparire, per esempio, nel sonno, nell'anestesia o nel coma.
La familiarità con la coscienza non fa però rima con scienza, perché non abbiamo che alcune vaghe idee su come sorga questa capacità mentale a partire dall'attività del nostro cervello. Si dice che sia uno, se non il più grande, dei misteri della ricerca. Ora un concorso che vale 20 milioni di dollari proverà a mettere in competizione le proposte più accreditate (o meno screditate) coinvolgendo studiosi di tutto il mondo.
L'idea è venuta alla Fondazione Templeton, fondata da un ricco finanziere americano che voleva promuovere lo studio di temi di rilievo pubblico all'intersezione tra scienza e religione. Svelare i misteri della coscienza è rilevante non solo perché essa costituisce l'elemento che ci qualifica come esseri umani - è ciò per cui le sensazioni ci fanno un certo effetto specifico e caratterizza in modo unico la nostra vita. Ma è importante anche per intervenire sui cosiddetti stati alterati, come la condizione vegetativa, e per capire che tipo di coscienza hanno certi animali, se un computer può diventare consapevole o persino un cervello fatto crescere in provetta, i cosiddetti organoidi.
La formula sarà quella della competizione-collaborazione. Una procedura non comune, utilizzata ad esempio nel 1919 per valutare quale teoria fosse più corretta tra la relatività generale di Einstein e la gravitazione generale di Newton. Come si sa, vinse la nuova proposta del geniale scienziato tedesco. Nella prima fase, sei laboratori in America, Germania, Regno Unito e Cina, con la partecipazione di oltre 500 neuroscienziati, metteranno alla prova due teorie, probabilmente oggi le più promettenti e discusse.
I primi due contendenti saranno la Teoria dello spazio di lavoro globale (GWT), sostenuta da Stanislas Dehaene, del Collège de France a Parigi, e la Teoria dell'informazione integrata (IIT), proposta da Giulio Tononi, dell'Università del Wisconsin a Madison. La GWT afferma che la corteccia prefrontale del cervello, che controlla i processi cognitivi di ordine superiore come la presa di decisioni, agisce come un elaboratore centrale che raccoglie e indica le priorità rispetto alle informazioni provenienti dai sensi. Quindi trasmette tali informazioni ad altre aree del cervello che svolgono ulteriori compiti. Dehaene pensa che questo processo di selezione e di condivisione cerebrale sia ciò che chiamiamo coscienza. Al contrario, la IIT parte dal presupposto che la coscienza sia un dato di fatto fondamentale e propone che derivi dall'interconnessione delle reti nervose. Più neuroni interagiscono tra loro in modo complesso e non stereotipato, maggiore è il livello di coscienza, anche senza che vi sia un input sensoriale. I sostenitori della IIT ipotizzano che questo processo avvenga nella parte posteriore del cervello, dove i neuroni si connettono in una struttura a griglia.
Il problema è che le teorie si basano già su osservazioni ed esperimenti, per cui non sarà facile portare nuovi elementi di conferma o smentita. Dehaene e Tononi si sono accordati sui protocolli sperimentali da utilizzare e non parteciperanno direttamente per evitare conflitti di interesse. La ricerca si articolerà essenzialmente nella registrazione dell'attività cerebrale di molti soggetti, attraverso l'elettroencefalogramma, la risonanza magnetica funzionale e la elettrocorticografia (una forma di Eeg eseguita con gli elettrodi posizionati direttamente sul cervello scoperto durante un intervento chirurgico). In un esperimento specifico, i ricercatori misureranno la risposta neuronale quando una persona diventa consapevole di un'immagine. La GWT prevede che la parte anteriore del cervello diventerà improvvisamente attiva, mentre la IIT afferma che sarà costantemente attiva la parte posteriore.
«Ciò che vogliamo è che si riduca il numero delle teorie sbagliare», ha spiegato a "Science" il presidente della fondazione Templeton, Andrew Serazin. «Vogliamo premiare le persone che sono coraggiose nel loro lavoro, e parte del coraggio è avere l'umiltà di cambiare idea». Infatti, i sostenitori delle prime due teorie che saranno testate (su una dozzina) hanno dichiarato che ammetteranno eventuali errori e difetti della propria tesi. «Ma le teorie sono molto flessibili», dice Christof Koch, presidente dell'Allen Institute for Brain Science a Seattle. «Come i vampiri, sono molto difficili da eliminare». Ne è convinto anche Tononi, secondo il quale non esiste un test definitivo, anche se ammette che le prove «potrebbero renderci la vita più difficile». La sua teoria è peraltro quella più controversa tra le due, secondo il parere di alcuni neuroscienziati più "riduzionisti".
"Si tratta di un'operazione discutibile - commenta Riccardo Manzotti, filosofo all'Università Iulm di Milano e autore di una originale teoria della coscienza, che la identifica con il mondo esterno -. Pare quasi un tentativo della Templeton di appropriarsi del tema. La ricerca scientifica deve essere aperta e non vincolata a specifici protocolli. In questo modo si rischia di predefinire i binari dagli studi, scelta dannosa per una materia sfuggente come la coscienza. E poi si privilegiano teorie già affermate, concedendo ulteriori fondi, mentre nuove teorie che potrebbero essere promettenti sono messe ai margini. Non tutti i problemi scientifici sono adatti a una competizione. Non stiamo parlando della cura per il cancro. In quel caso l'obiettivo è stabilito: guarire il maggior numero di persone. Altri problemi invece non si prestano a questo schema", conclude Manzotti.
In ogni caso, ora ci sono curiosità e attesa nella comunità scientifica e filosofica. Tuttavia, pare difficile che avremo presto qualche risposta definitiva su quella cosa cosi preziosa ed elusiva che è la coscienza umana.