L'inserto. Elogio dell'incompiuto sul nuovo "Gutenberg" in edicola venerdì 22 novembre
La copertina di "Gutenberg" n. 7, 22 novembre 2024
Incompiuto non significa incompleto. Il limite della finitezza è caratteristica costitutiva dell’umano e di tutto ciò che dall’umano è generato, eppure questo non significa mancanza, anzi. C’è un fascino, nel non finito, e una sfida: quella di ambire ogni giorno a una meta più alta, sapendo che non la raggiungeremo mai. Lo racconta il nuovo numero di "Gutenberg", l'inserto culturale di "Avvenire" in edicola venerdì 22 novembre.
Il limite, spiega il teologo Giuseppe Lorizio, è un’apertura di possibilità: il compimento è sempre e comunque in un altrove, intramondano oppure metastorico. Alessandro Zaccuri mostra come da Virgilio ai Romanzi incompiuti di Jane Austen, ora in uscita nei “Meridiani”, letteratura, musica e arti visive abbiano spesso sperimentato la potenzialità del “non finito”, mentre in architettura - rileva Alessandro Beltrami - l’incompiuto antico e quello della modernità ci appaiono diversi, anche perché gli scheletri che costellano il paesaggio non conoscono la possibilità di essere abitati.
La copertina di "Gutenberg" n. 7, 22 novembre 2024 - -
"Gutenberg" raccoglie poi le voci del compositore Giorgio Battistelli, che racconta la dimensione dell’incompiuto in musica, ricco di casi celebri come Beethoven e Mahler, e del campione paralimpico Simone Barlaam, che spiega come solo chi conosce il limite sa andare oltre.
La ricca sezione "Percorsi" si apre con la poesia di Maurizio Cucchi; si muove poi tra i pionieri dell'inconscio, con la riscoperta di Eduard von Hartmann e Ludwig Binswanger (reinterpretato da Michel Foucault) e il film Freud. L'ultima analisi con Anthony Hopkins nei panni della psicanalisi. Spazio quindi ai classici della teologia, con Romano Guardini e Johann Baptist Metz, e all'incanto del cielo stellato riletto in musica dall'Orchestra Sinfonica di Milano assieme all'astrofisico Matteo Miluzio e in arte da Giorgio Agnisola.