La vita degli artisti è fatta di viaggi. A volte molto lunghi. Quasi sempre compiuti in piena notte. Molti, pur di tornare a casa dopo uno show, si sobbarcano ore e ore di macchina. Chi con l'accompagnatore, chi guidando da soli per smaltire l'adrenalina accumulata durante il concerto.Sono momenti privati. Fatti di riflessioni e confessioni. Di ironie e di pensieri profondi. Ore dove la musica e le parole lasciano spazio anche a lunghi silenzi.Mentre giustamente tutti ricordano in queste ore la musica e le parole scritte da Daniele, viene l'angoscia a pensare all'ultimo viaggio di Pino verso l'ospedale. Così pieno di silenzi e di grida di dolore, di parole ultime e di gesti definitivi.
Di lacrime e di amore.Possiamo solo cercare di immaginare cosa sia successo. Pino è nella sua casa di vacanze, in Maremma. All'improvviso sta male. Capisce che è il cuore. La sua compagna chiama il 118. Lui la convince ad andare a Roma, dal suo cardiologo. L'unico - probabilmente - che, secondo lui, può salvarlo. I due parlano, discutono. Forse litigano. Sono attimi difficilissimi. Cosa è più giusto fare?
Pino la spunta. Salgono in macchina e affrontano i 145 chilometri che separano casa loro dall'ospedale romano. In piena notte, forse, basta un'ora e mezza di macchina. Novanta minuti di dolore, paura e intimità. Un viaggio della speranza che si è tramutato in tragedia (l'artista è arrivato al pronto soccorso dell'ospedale già morto) e che rimarrà per sempre nel cuore dell'ultima compagna di Pino e dei familiari del cantante.Un viaggio del cuore per il cuore.
Lontano dai riflettori, dalle troppe parole e dalla superficialità. Un viaggio (inconsapevolmente) di ritorno verso Casa. Quella con la C maiuscola. Quella definitiva. Quella dove tutto ha di nuovo senso. Anzi, dove tutto ha finalmente senso.