Il caso. Tv e ragazzi, nuove regole bocciate da famiglie e spettatori
Arriva sulla scrivania del sottosegretario alle comunicazioni, Antonello Giacomelli, lo schema del nuovo codice “Media e minori”, la magna charta che indica le regole di una buona tv a misura di ragazzi. Un testo varato in modo unilaterale dalle emittenti che i rappresentanti dei telespettatori hanno già contestato perché considerato troppo sbilanciato a favore delle reti. E, all’interno del Comitato “Media e minori”, hanno presentato i loro emendamenti. Ma il documento che il presidente dell’organismo, Maurizio Mensi, ha trasmesso al ministero non ha recepito alcuna istanza dell’associazionismo e delle famiglie.
«Le nostre osservazioni non sono state inserite nella bozza ma soltanto allegate al testo – denuncia la sociologa del Censis, Elisa Manna, rappresentante degli utenti nel Comitato –. Di fatto si tratta di osservazioni “impotenti”». Duro anche il vice-presidente dell’organismo, Remigio Del Grosso: «È molto critico il nostro parare accluso allo schema. Serve giungere nel più breve tempo possibile all’adozione di un testo moderno e aggiornato che abbia come unico faro la difesa degli adolescenti da un’offerta televisiva sempre più market-oriented, con la diffusione di immagini e linguaggi violenti, scabrosi e volgari».
Attacca il presidente dell’Aiart, Luca Borgomeo: «La bozza di riforma conferma il disegno di liquidare l’esperienza del Comitato “Media e minori”, rafforzare il potere delle emittenti, consolidare il duopolio Mediaset-Rai, rendere insignificanti le associazioni di telespettatori, limitare l’azione di tutela dei minori davanti alla tv».
Il testo è stato elaborato intorno ai tavoli di Confindustria Radio-Televisioni da Rai, Mediaset, La7, Frt, Tv2000, Viacom, Discovery, Aeranti-Corallo, Rea e Rtl 102.5. Invece Sky ha scelto di non essere presente e quindi di non sottoscrivere il documento finale (per avere le mani libere). Le modifiche al Codice devono essere recepite con un decreto del ministro dello Sviluppo economico dopo aver raccolto il parere della Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza.