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Ciclismo. Addio alla giovane svizzera Furrer, fatale la caduta nella prova juniores

Angelo Marchi venerdì 27 settembre 2024

La ciclista svizzera Muriel Furrer, scomparsa a 18 anni dopo la caduta ai Mondiali juniores

Non ce l’ha fatta Muriel Furrer, ragazza svizzera di 18 anni appena compiuti, l’ultima ciclista sulla lunga strada del lutto e del dolore. La giovane promessa elvetica è morta dopo essere uscita di strada giovedì nella gara juniores dei Mondiali di ciclismo in corso a Zurigo. Non è bastato a salvarla l’intervento di urgenza a cui è stata sottoposta. «Con la scomparsa di Muriel, la comunità ciclistica internazionale perde una ciclista con un futuro luminoso davanti a sé» scrive l’Uci, la federazione esprimendo le condoglianze alla famiglia. E il problema sicurezza si ripropone con forza, non solo per gli amatori su strada: da Serse Coppi a Gino Mader, passando per Fabio Casartelli, la tragedia sulle due ruote è sempre dietro la curva, in ogni gara, dal Tour al Giro, ad ogni latitudine e ogni epoca.

Il primo incidente di cui gli appassionati abbiano memoria avviene nel Giro del Piemonte, giugno ‘51. Serse Coppi, fratello del mitico Fausto, infila la ruota nei binari del tram di Corso Casale a Torino, cade e batte la testa. Si rialza, taglia il traguardo, si complimenta col vincitore Bartali e torna in albergo, dove muore per emorragia cerebrale. Non tutti ricordano però che Coppi è accomunato al suo storico rivale da analogo triste destino: Giulio Bartali, fratello di Gino, morì nel 1936 dopo essere stato investito da un’auto in una gara dilettantistica. Una settimana prima, “Ginettaccio” aveva vinto il suo primo Giro d’Italia.

Diversa, e più drammatica, l’agonia del britannico Tom Simpson, vittima di un infarto sul Mont Ventoux, al Tour del 1967: è l’immagine che più rappresenta il dramma delle morti avvenute sulle strade del ciclismo. Nel 1971 è la volta del Campione del mondo su strada belga Jean-Pierre Monseré (classe 1948), andato a sbattere contro un’auto ferma contromano, nel corso della Grote Jaarmarktprijs, gara minore del suo Paese.

Due i lutti nel 1987. Quello dello spagnolo Mata al trofeo Puig, causato da una macchina che invade il percorso pensando che tutti i corridori siano già transitati. Muore anche il belga Michel Goffin, sei giorni dopo una caduta in discesa al Tour du Haut Vars. Al Tour de France del 1995 il dolore è tutto per l’italiano Fabio Casartelli. Durante la 15ª tappa, il 18 luglio, cade lungo la discesa del Colle di Portet-d’Aspet. Il casco per i professionisti non è ancora obbligatorio, l’urto della testa con una pietra gli è fatale. L’11 marzo 2003 il dramma del kazako Andrei Kivilev (caduto rovinosamente alla Parigi-Nizza) costringe l’Uci ad introdurre l’obbligatorietà della testa protetta. Nel novembre 2006 la morte investe la Sei giorni di Gand.

Si schianta contro una rete di protezione lo spagnolo Isaac Gulvez, 31 anni, nel corso dell’americana della penultima giornata della gara su pista, dopo il contatto con un altro corridore. Il belga Wouter Weylandt muore il 9 maggio 2011 durante la terza tappa del Giro d’Italia, vittima di una grave caduta lungo la discesa del Passo del Bocco. È invece il giugno 2023 quando Gino Mader, elvetico anche lui, anche lui, precipita a cento all’ora in un burrone durante la quinta tappa del Giro di Svizzera. Anche per lui incidente fatale, seguito increbilmente un mese dopo dal 17enne vicentino Jacopo Venzo in una gara in Austria. Oggi, il dolore ha il nome e il volto di Muriel.