Agorà

Sky. "The New Pope" di Sorrentino, fantasy papale provocatorio e irriverente

Andrea Fagioli venerdì 10 gennaio 2020

Il regista Paolo Sorrentino con Silvio Orlando in una foto dal set

Che The new Pope, da venerdì alle 21,15 su Sky Atlantic e Sky Cinema 1, fosse una serie visionaria e spiazzante non avevamo dubbi. Si erano dissolti dopo la precedente The young Pope, ma soprattutto dopo aver visto in anteprima alla Mostra del cinema al Lido di Venezia gli episodi due e sette di questa seconda stagione. Però, non ci aspettavamo che il primo episodio (negato a Venezia e ora si capisce perché) fosse in partenza così inquietante per non sapere che fine avrebbe fatto quel velo dalle dimensioni di un fazzoletto che copriva a malapena le parti intime dell’improbabile papa Pio XIII, il tormentato Lenny Belardo (Jude Law) da molti mesi in coma. Nel lavare con una spugna lo statuario corpo immobile del presunto pontefice, la giovane suora addetta al compito va praticamente in estasi, che tradotto significa lasciarsi andare a una forma di autoerotismo. Non si lascia invece turbare la suorina (omaggio evidente a quella felliniana di Amarcord) che vorrebbe mandare le novizie a letto. Ma loro, appena chiusa la porta, si rialzano, si truccano e inscenano in camicia da notte una danza sensuale stile lap dance ai piedi di una grande croce luminosa.

Andando avanti, le cose miglioreranno, anche perché non potrebbero peggiorare, ma certo questo inizio della seconda stagione sulla storia del Vaticano immaginata da Paolo Sorrentino lascia perplessi e non poco, nonostante la critica nazionale e internazionale concordi nel giudizio positivo, se non addirittura entusiasta. Anche se tra gli aggettivi compaiono “scandaloso”, “audace”, “seducente”, “visivamente lussurioso”, “incredibilmente sexy”, “gloriosamente enigmatico”... Insomma, come sempre succede, è questione di punti di vista e c’è chi ritiene positive cose che per altri sono negative.

Anche il web in maggioranza si schiera con Sorrentino. In rete qualcuno parla addirittura di capolavoro. Per noi è un altro colpo basso alla Chiesa, qui rappresentata da cardinali perfidi, oltre che brutti o quantomeno equivoci, in attesa del nuovo Papa che il grande burattinaio, nonché Segretario di Stato, il cardinale Voiello (Silvio Orlando) scova in Inghilterra nella persona di un cardinale sui generis, un dandy ricco, aristocratico, Sir John Brannox (John Malkowich), che prenderà il nome di Giovanni Paolo III. A quel punto, visto che l’altro si risveglierà, i Papi saranno due e in gran forma, anche fisica. Le scene forti e i nudi papali continueranno sulla scia della satira anticlericale.

I due Papi in una foto di scena - Gianni Fiorito

È chiaro che al regista interessano ben poco le questioni religiose. È molto più interessato a descrivere come, secondo lui, si gestisce e si manipola quotidianamente il potere in uno Stato che ha come dogma e come imperativo morale la rinuncia al potere e l’amore disinteressato verso il prossimo. Non è un caso che in questa seconda serie il cardinale Voiello acquisti ancora più importanza nonostante fallisca nel tentativo di farsi eleggere al soglio di Pietro. Infatti, tra le cose inaspettate del primo episodio c’è anche l’elezione di un Papa di transizione, Francesco II, che poi si rivelerà rivoluzionario e per niente disposto a farsi pilotare. Un Pontefice che, a parte qualche ironia, assomiglia molto all’attuale, quello vero. Ma il pontificato di Francesco II durerà il tempo di un infarto “auspicato”.

The new Pope, come The young Pope, si conferma opera fantasy a sfondo ecclesiale volutamente provocatoria e irriverente e, come tale, capace di intrigare con alcune scelte registiche e con una buona recitazione grazie a un cast di alto livello. Resta il problema dell’idea che sta dietro al lavoro di Sorrentino e che si può riassumere in un’intervista, nella finzione televisiva, nella quale si afferma che «il Vaticano è un covo di servi, farabutti e depravati», che il cardinale Voiello giustifica dicendo che «c’è chi vive contemplando Dio e chi contemplando le proprie azioni».