Calcio. Ternana, son tornati i cugini di Zampagna
«Una squadra che c’ha 84 punti non l’ha pjiati giù la Coop...». Parola – in vernacolo Umbria sud – del ternano doc Riccardo Zampagna durante la telecronaca di Cusano Italia Tv, sabato scorso, giorno della promozione in B della Ternana del presidente Stefano Bandecchi. Premessa: un bomber di lotte come Zampagna se lo avesse incrociato prima Nick Hornby ne avrebbe fatto il protagonista della sua narrativa di cuoio. Rimediamo noi. Febbre a 90’ per una squadra più forte e resistente dell’acciaio. Terni, al fischio finale di Ternana-Avellino (4-1) è scesa in piazza. I tifosi hanno invaso corso Tacito e i viali nei pressi dello stadio Libero Liberati: impianto un tempo modernissimo e simbolo del boom economico della “città dell’acciaio”, oggi vetusto monumento del calcio vintage. Stadio nuovo già progettato dalla proprietà, entusiasmo alle stelle. «Manco lu Real Madrid è forte come le Fere!», urla Enzo tra la folla. È un operaio in pensione della “Terni”, per il popolo: l’industria delle acciaierie, anno di fondazione 1894. Croce e delizia della città della Cascata delle Marmore, ma nel periodo precedente alla Seconda Guerra Mondiale la “Terni” dava lavoro a 10mila dipendenti su una popolazione di 70mila abitanti.
Oggi, Terni conta 110mila abitanti, ma sono ridotti a 2mila e 500 circa i rappresentanti di quel che resta dell’ultima “working class” dell’Italia centrale. Idolo di quella classe operaia, è Zampagna, bomber e tribuno del popolo in campo e fuori, classe 1974, figlio di Ettore che un giorno ricorda gli disse: «A Ricca’, non seguire le mie orme... Alle acciaierie sei un numero e basta stampato sulla tuta. Nessuno ti darà mai una pacca sulla spalla per un tubo fatto bene. E allora io ho giocato sempre prima di tutto per quella pacca e per un “bravo” detto con il cuore che per me valeva e vale ancora più di tutti i milioni che girano nel calcio...». Il primo dribbling che gli è riuscito è stato proprio quello alla fabbrica e al pressing duro e asfissiante del lavoro a catena, saltata per entrare alla bottega del tappezziere. Il mestiere giusto per non rinunciare al sogno, il calcio professionistico. Un sogno che è costato sacrifici e tanta salita. Sul suo profilo WhatsApp ha scolpito a chiare lettere, a futura memoria: «Poi – a 22 anni – mi prese la Pontevecchio. Mi svegliavo alle 6, alle 13 staccavo dal lavoro, prendevo la mia macchina e andavo a Perugia». Ottanta km all’andata e ottanta al ritorno, senza mollare di un centimetro quel sogno che lo ha portato dalla Prima categoria (l’Amerina) alla Serie A. Esordio tardivo a trent’anni, con il Messina. Era il 19 settembre 2004 e per Riccardo cuor di leone il 4-3 leggendario non è mica quello di Italia-Germania ai Mondiali di Messico ’70 – «manco ero nato» – ma quel Messina-Roma deciso dal suo gol. «Feci il pallonetto a Pelizzoli e vincemmo, poi la domenica dopo a San Siro segnai ancora il gol-partita, 2-1 al Milan». Momenti di gloria che in quella stagione visse altre dodici volte: 12 gol in 28 partite.
Era diventato un bomber di Serie A a tutti gli effetti e l’impresa gli era riuscita partendo da ani- ma del sottosuolo calcistico. «Una scalata riuscita a pochi, a quelli della mia razza, gli “sfondatori”: tipo Luca Toni, Cristiano Lucarelli, Dario Hubner...». Un nomade del gol Zampagna (prima di Messina era passato da Trieste, Arezzo, Brescello, Catania, Perugia, Cosenza e Siena, poi Bergamo, Vicenza, Sassuolo e chiusura a Carrara) che nella natia Terni c’era tornato per una sola stagione (Serie B 2003-2004). Quella dei 21 gol con la Ternana del presidente Agarini che con in panchina Mario Beretta fece un girone d’andata da promozione sparata in A. «Alla fine invece Beretta venne esonerato e chiudemmo al 7° posto». Il salto dalla B alla A, lui lo fece con la maglia dell’Atalanta, tifoseria gemellata da una vita con i Freak Brothers della Curva Est, il cuore del tifo rossoverde. «Apprezzo molto questi ragazzi della Ternana che sono riusciti a vincere, anzi a stravincere, anche senza la spinta della nostra straordinaria tifoseria – dice il bomber operaio – . Io, senza il calore della Curva alle spalle, in ogni squadra in cui ho giocato difficilmente sarei riuscito a segnare certi gol...». Le celeberrime rovesciate alla Zampagna, un marchio di fabbrica e titolo della sua autobiografia Un calcio alla rovescia (Artelito). Un gesto atletico diventato virale in era social, compresa la rovesciata esibita mercoledì, prima della telecronaca di Ternana-Cavese (7-2). Perché il bomber ora è un apprezzato commentatore televisivo. «Ho avuto il privilegio di seguire e commentare “live” tutte le partite delle Fere e ho provato a fare qualcosa di importante anch’io... Tipo, commentare cercando di sconfiggere un po’ il “piattume” che si avverte nelle altre emittenti. Ci sono riuscito? A giudicare dagli elogi delle tifoserie avversarie e dai complimenti ricevuti dal presidente della Lega di C, Francesco Ghirelli, forse sì...».
Dalla panchina alla tribuna stampa, l’ennesimo salto del bomber impavido che adesso dovrà decidere cosa fare in futuro. «È una bella lotta. Allenare mi piace e penso di avere un bagaglio di esperienze tali da poter mettere a disposizione, ma solo se arriva un progetto tecnico serio. Finora ho fatto l’ennesima gavetta con squadre regionali (Trasimeno, Spoleto, Assisi, Orvietana...), però ad allenare nei dilettanti si fa una gran fatica... Lo stesso percorso di crescita, un passo alla volta, lo sto seguendo nel ruolo di opinionista e commentatore televisivo. L’anno prossimo in B si potrebbero aprire scenari interessanti, come le dirette di Dazn. Io quest’anno la mia “promozione” me la sono giocata scrivendo sul sito Calciofere.it e come seconda voce di Cusano Tv, stando attento anche ai consigli del presidente Bandecchi che ogni tanto mi diceva: “Zampagna, più equilibrio... Mi raccomando” ». Sorride Zampagna, che nello spogliatoio della Ternana ora ci entra per intervistare il mister, Cristiano Lucarelli: «Ad agosto quando qualcuno era titubante sul suo conto e chiedeva un allenatore più blasonato, io avevo scommesso a occhi chiusi su Cristiano. Con la stessa squadra dell’anno prima – arrivata quinta – quest’anno ha battuto tutti i record e ha dimostrato di essere un fine psicologo e un grandissimo motivatore».
Nella società di patron Bandecchi il vicepresidente è Paolo Tagliavento che il bomber in campo ha incrociato ben prima che diventasse un arbitro internazionale: «Abbiamo iniziato a giocare a calcio assieme, nella Virgilio Maroso. Paolo era forte, segnava più gol di me... – sorride divertito – poi per fortuna ha scelto un’altra strada». Sulla sua strada, quella degli “scalatori di categorie”, nella Ternana dei record ci sono molti cugini di Zampagna. A cominciare dal trio balcanico: il portiere sloveno Boben e il “muro” difensivo composto dal montenegrino Raicevic e il croato Kontek. Ma più che nei due capocannonieri del girone C, i rossoverdi Partipilo e Falletti (16 gol a testa), Zampagna, per «storia e gavetta » si rivede in Ferrante, attaccante brevilineo scuola Argentinos Juniors. «Alexis Ferrante ha 26 anni, ma a trenta potrebbe diventare un giocatore importante di Serie A». Dimensione accarezzata da un altro bomber della Ternana, il 36enne Vantaggiato: nella stagione in corso ha realizzato 11 gol, l’ultimo in rovesciata, «alla Zampagna ». Quel numero di repertorio che strega anche i ragazzini della scuola calcio che porta il suo nome e che unisce sport e cultura salesiana. «La “Riccardo Zampagna” è affiliata alla Scuola Calcio san Giovanni Bosco. Le regole sono chiare: prima lo studio, poi giocare per divertirsi. E per chi crede come me, c’è il conforto della religione e della fede cristiana che mi ha sempre aiutato a superare i momenti più difficili della mia vita...». Una vita, da eterno bomber.