Originaria di La Spezia, dov’è nata il 16 agosto 1964, dopo la maturità classica Maria Domenica (Mary) Melone entra nelle a Suore francescane angeline, dove emette la professione temporanea nel 1986 e quella perpetua nel 1991. Nel 1992 si laurea alla Lumsa in pedagogia, dedicandosi poi allo studio della teologia all’Antonianum. Dal 2001 al 2008 preside dell’Istituto superiore di Scienze religiose "Redemptor Hominis", nel 2011 è nominata professore straordinario per la cattedra di Teologia trinitaria e pneumatologia; viene eletta decano di Teologia da un collegio maschile. Presiede la Società italiana per la ricerca teologica (Sirt). Oltre ad articoli e saggi pubblicati su riviste, ha curato per le Edizioni Paoline i volumi di Riccardo di San Vittore, «La preparazione dell’anima alla contemplazione: Beniamino Minore», e di Antonio di Padova, «Camminare nella luce: sermoni scelti per l’anno liturgico». Figura tra i nuovi consultori della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.È la prima rettore donna, e religiosa, di un ateneo pontificio in Italia. Ma il percorso accademico della francescana cinquantenne suor Mary Melone, dal giugno scorso alla guida della Pontificia università Antonianum per un triennio, annovera diverse tappe: prima donna professore stabile presso la facoltà di Teologia dello stesso ateneo romano, prima donna ad assumere l’incarico di decano. A sceglierla come leader, la Congregazione per l’educazione cattolica. Che l’apporto delle teologhe stia crescendo lo attesta anche la recente nomina nella Commissione teologica internazionale di altre cinque donne: a suor Sara Butler e Barbara Hallensleben si aggiungono suor Prudence Allen, suor Alenka Arko, Moira Mary Mc-Queen, Tracey Rowland e Marianne Schlosser.
Suor Mary, perché ha scelto di specializzarsi proprio in teologia dogmatica? «La scelta di dedicarmi a questi studi, come sempre avviene nella vita consacrata, è stata condivisa con la famiglia religiosa a cui appartengo, le Francescane Angeline, e inserita in un più ampio progetto comunitario. All’interno del quale la specializzazione in teologia dogmatica, oltre che a rispondere ai miei interessi personali, è stata considerata anche come un’opportunità per contribuire all’ambito della formazione e agli studi legati al nostro carisma e alla nostra spiritualità».
La sua tesi di dottorato verte sul canonico agostiniano Riccardo di San Vittore, che esercitò un grande influsso su Bonaventura da Bagnoregio e i mistici francescani. Come mai questa scelta? Quale l’apporto del teologo mistico al francescanesimo di ieri e di oggi? «Il mio interesse per Riccardo di San Vittore nasce da un interesse per la pneumatologia (teologia dello Spirito Santo); la ricerca mi ha portato allo studio del trattato trinitario di Riccardo, che propone un’interpretazione quanto mai originale della terza persona della Trinità, da lui definita il
Condilectus, colui che ha origine dallo scambio di amore tra il Padre e il Figlio. Sebbene Bonaventura, come tutta la sua epoca, apprezzi Riccardo soprattutto per i suoi scritti di mistica, subirà anche l’influsso di questa visione teologica profondamente relazionale e comunionale. Visione che costituisce indubbiamente un compito anche per il pensiero francescano contemporaneo, chiamato a contribuire alla costruzione di una società in cui l’uomo riconosca sempre più la propria chiamata a 'vivere in comunione'».
A suo parere, la concezione della donna nella Chiesa sta evolvendo in prospettiva conciliare? «Credo che la visione della Chiesa che il Concilio ha voluto rimettere in luce - visione in cui la distinzione all’interno della comunità ecclesiale va ricondotta alla diversità di carismi e ministeri - stia sempre più maturando e lo spazio riconosciuto alla donna lo dimostra con particolare evidenza. Parlo di 'spazio riconosciuto alla donna', perché sono convinta che la donna abbia sempre contribuito alla vita delle comunità ecclesiali in modo determinante, ma il suo contributo non sempre è stato considerato o riconosciuto, perlomeno a livello istituzionale».
Il pensiero femminile teologico, in ambito accademico, comincia a trovare spazi di riflessione e dibattito in Italia? E all’estero? «Le donne che si dedicano allo studio e all’insegnamento della teologia sono sempre più numerose nelle istituzioni accademiche e la loro presenza è sempre più qualificata e significativa, tanto per la loro produzione scientifica, quanto per il ruolo che hanno nella vita accademica. Inoltre molte teologhe sono membri delle diverse associazioni teologiche specialistiche, sia in Italia che all’estero. In Italia, in particolare, esiste un’associazione autonoma di teologhe, il Coordinamento teologhe italiane, che pone tra le sue finalità anche quella di favorire la visibilità della donna nel panorama culturale ed ecclesiale».
Come valorizzare il ruolo delle donne, laiche e religiose, nel mondo accademico pontificio? «Credo che nel mondo accademico e pontificio il ruolo delle donne, laiche e religiose, di fatto sia sempre più valorizzato. Tuttavia, per promuoverlo ancora di più, a mio avviso sarebbe necessario che i criteri di genere - in virtù dei quali alcuni ruoli di responsabilità sono stati tradizionalmente solo maschili - oggi debbano essere sostituiti, laddove possibile, da criteri di competenza e di preparazione che sono più corrispondenti alla specificità delle istituzioni universitarie e che, di conseguenza, aprono all’apporto tanto degli uomini quanto delle donne. Bisogna ricordare che le donne hanno potuto accedere al dottorato in teologia solo dopo il Concilio. E che possono diventare rettori solo i professori stabili, gli ordinari e i titolari delle cattedre; non sempre le donne - che hanno un approccio specifico, legato alla loro sensibilità femminile - possono accedere a questo tipo di carriera accademica».
A partire da questo anno accademico la facoltà di Teologia della sua Università offre la possibilità di intraprendere la licenza in teologia dogmatica con un indirizzo sul pensiero teologico francescano. E parte un corso sulla vita consacrata femminile… «La scelta di attivare questo indirizzo di alta specializzazione nasce, da una parte, dalla specificità della nostra Università, che è espressione del mondo francescano e, dall’altra, dalla convinzione che questo pensiero sia quanto mai attuale per il mondo di oggi. La Pontificia università Antonianum, promuovendo in modo particolare l’approccio alla grande eredità di Francesco e di maestri come Bonaventura e Scoto, ha sempre cercato di valorizzare le sue esigenze più profonde, che rappresentano altrettante frontiere per la teologia francescana. Inoltre in questo anno accademico inizia all’Istituto superiore di scienze religiose il corso di specializzazione sulla vita consacrata francescana femminile, per approfondire le esperienze fiorite tra il XIX e il XX secolo».