Agorà

Il club sardo passa di mano. Telenovela finita: il Cagliari resta italiano

venerdì 6 giugno 2014

L'ennesima telenovela del Cagliari calcio (arricchita da capitoli di pura farsa) sembra  arrivata alla fine. Niente americani, spariti all'improvviso: il club sardo resta italiano. Dopo 22 anni Massimo Cellino lascia il timone della società rossoblù, non al gruppo a stelle e strisce con il quale pochi giorni fa lo stesso Cellino aveva ufficialmente annunciato di aver concluso la vendita, ma alla Fluorsid di Tommaso Giulini, imprenditore ma anche uomo di calcio essendo stato anche nel cda dell'Inter.

Cellino avrebbe firmato con il gruppo Giulini un preliminare di accordo. Ma non ci sarebbero ostacoli per la firma conclusiva della vendita e i passi successivi sarebbero solo una formalità. Anche se vista la credibilità di alcuni deipersonaggi implicati, l'uso del condizionale resta resta obbligatorio. Una brusca inversione di rotta quella impressa da Cellino, che stanco di aspettare le "sirene" dagli States, ha scelto la via della continuità. E poco importa che molti tifosi abbiano fatto apertamente il tifo per la cordata Usa. Ancora una volta c'è stata una mossa a sorpresa da parte del patron.

Non più tardi di una settimana fa, dopo l'incontro di Miami, sembrava fatta per il nuovo Cagliari versione Usa: conferme in coro (da parte di Cellino e del fondo americano), sorrisi, foto. «Dio li benedica - disse dopo la stretta di mano con Luca Silvestrone, rappresentante del misterioso gruppo straniero - ora saranno loro a lottare con la burocrazia. Sono felicissimo, spero che facciano fare a loro ciò che non hanno fatto fare a me». Mancava solo la firma, si diceva. Legata alla situazione dello stadio, ritenuta essenziale per i compratori. L'altro ieri, dopo il via libera della commissione provinciale di vigilanza per il Sant'Elia a 16 mila posti, si aspettava dunque solo la sigla del contratto. E invece la firma sarà un'altra.

Pubblicate sulle pagine del quotidiano “L'Unione Sarda”, sono arrivate le dichiarazioni choc (soprattutto per i tifosi che sognavano un futuro a stelle e strisce) del presidente Massimo Cellino. «Il fondo Usa? Cercatelo a 'Chi l'ha visto?', io dopo l'accordo di Miami non ho più sentito nessuno e non ho visto soldi. Ho sempre pensato che Silvestrone rappresentasse solo se stesso, il sindaco lo ha fatto entrare in Comune, i tifosi volevano che lo ricevessi e l'ho ricevuto. E invece soldi non ce ne sono, e neppure investitori». Eppure entrambe le parti sembravano davvero aver trovato l'intesa su tutto: vendita completa di squadra, centro sportivo e terreni di Elmas a un prezzo tra gli 80 e gli 85 milioni. Con la sede di viale La Playa agli americani, ma soltanto in affitto.  

Nelle ultime ore la brusca accelerazione a favore di Fluorsid di Giulini, che ha lavorato in silenzio in sottotraccia e non si è mai dato per vinto. Ora c'è una stagione da programmare e la scadenza del 20 giugno per la comunicazione alla Lega dello stadio dove la squadra giocherà il prossimo campionato. E proprio lo stadio, la conditio sine qua non dell'offerta a stelle e strisce, forse è stato l'ago della bilancia. «Si giocherà di sicuro al Sant'Elia», ha detto nei giorni scorsi il sindaco Massimo Zedda. Con una nuova proprietà, finalmente. Anche se l'offerta dell'azienda di Macchiareddu - secondo le cifre che filtrano - è nettamente inferiore a quella degli americani (45 contro oltre 80). Se non altro il Cagliari non va in mani straniere. La telenovela adesso sembra proprio finita. Sembra.