Milano. Teatro Franco Parenti, l'omaggio al fondatore a cent'anni dalla nascita
Franco Parenti in Edipus
Un evento singolare, che ha annunciato con un anno d'anticipo le celebrazioni per il mezzo secolo del teatro milanese di via Pier Lombardo e, al tempo stesso, ha ricordato il suo fondatore a cent'anni dalla nascita. Un nuovo “inzipit” nel nome dello ”scarrozzante” Franco Parenti, il più prodigioso interprete testoriano, un gigante del palcoscenico.
Era il 16 dicembre del 1973 quando l'attore apparve al pubblico che gremiva per la prima volta l'ex sala del cinema Continental, dietro Porta Romana, allora periferia di Milano: alzò il sipario di juta e sbucò sul proscenio con quella sua barba da profeta, per metà grigia, un corto spolverino nero sopra i calzettoni gialli e il basco in testa: L'Ambleto di Giovanni Testori sorprese operai, impiegati, studenti, artigiani e persino gli intellettuali intervenuti a cogliere le progressive novità del momento. Lo spettacolo, il primo della trilogia degli scarrozzanti, spiazzò con quella lingua dai versi sdruccioli e le flessioni dialettali, un insubrico italianeggiante impastato di latino, “spagnuolo” e “franzoso”, con personaggi, costumi e scene che sembravano usciti all'improvviso da un Carro di Tespi. Scandalizzò, ma fece pensare, il testo introspettivo e controcorrente dello scrittore di Novate.
Il Salone Pier Lombardo voluto da Parenti e Testori insieme al critico letterario Dante Isella, allo scenografo Gianmaurizio Fercioni e alla regista Andrée Ruth Shammah, fu una scommessa severa e tagliante: avvicinare il teatro ai poveri cristi, farlo conoscere e vivere alla comunità, al quartiere e alla città che stava crescendo, mantenendo però sempre un respiro universale, aperto alla realtà del mondo. Un'operazione che sembrava azzardata negli anni dell'incipiente strategia della tensione e di un terrorismo che stava preparando la sua brutale zampata sulla fragile Italia. Ma era anche l'epoca delle certezze ideologiche. Che il Pier Lombardo però, nato come cooperativa sociale, presto frantumò, con l'intelligenza del dubbio, le provocazioni, gli sberleffi, le ardite sperimentazioni, ma anche le “disarmanti” rappresentazioni di un'umanità messa a nudo dai testi classici. Una sfida vinta, se guardiamo a com'è oggi il Teatro Parenti: un richiamo di cultura e svago per tutti, coi suoi Bagni Misteriosi e il bistrot tra le case di un quartiere che col tempo l'ha saputo accettare e accogliere come una preziosa e generante risorsa.
Ed è stato Gioiele Dix, domenica, a raccontare con pennellate di affettuosa ironia, il suo maestro, uomo dal carattere difficile e attore dalle mille sfaccettature. Versatile (il varietà, ma anche Shakespeare e Pirandello, e un soldalizio con Eduardo), curioso, anticonformista, improvvisatore, «più portato verso Brecht che a Stanislawskij», Parenti forse non è stato onorato abbastanza. Il suo modo di recitare andava oltre la parola, pareva che non facesse nulla sul palcoscenico, invece era tutto se stesso, capace di riempire la scena persino con gli sguardi, le pause e i silenzi. Ospite d'onore della serata, Andrée Ruth Shammah, compagna di vita e d'arte di Franco Parenti, della quale è stato letto un commovente ricordo degli ultimi attimi vissuti accanto all'attore, che si spense per una dolorosa malattia, il 28 aprile del 1989, a soli 68 anni. Sul palco anche il nipote di Testori, il giornalista Giuseppe Frangi e l'attrice Ivana Monti mentre Chiara Maraviglia e Lorenzo Vitalone hanno letto brani scritti in memoria di Franco da chi lo conobbe e apprezzò.
Franco Parenti con Andrée Ruth Shammah - foto Liverani / Ufficio stampa Teatro Franco Parenti