Il Festival a Vicenza. Montanari e Martinelli: al Teatro Olimpico la forza dei classici
Marco Martinelli ed Ermanna Montanari
Dalle profondità più oscure dell’animo umano alla nascita della civiltà contemporanea, attraverso amore, morte, vendetta ed espiazione: quale tragedia più appropriata che l’Oresteia di Eschilo nella grandiosa edizione di Theodoros Terzopoulos per inaugurare il 77° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza al via ieri sera per durare sino al 20 ottobre? L’Oresteia, in replica questa sera, arriva a Vicenza dopo la prima assoluta che ha avuto luogo lo scorso luglio al Festival di Atene ed Epidauro.
Una scelta indicativa della nuova direzione artistica della storica manifestazione affidata per due anni alla cura di due personalità di primissimo piano della creazione contemporanea, una coppia di arte e di vita, fondatori del Teatro delle Albe e di Ravenna Teatro. Ermanna Montanari e Marco Martinelli, 15 premi Ubu e moltissimi riconoscimenti internazionali, prendono in mano uno dei festival teatrali più prestigiosi e longevi nel teatro coperto più antico del mondo, capolavoro e ultima opera progettata da Andrea Palladio, patrimonio Unesco.
Il progetto è del Comune di Vicenza, in collaborazione con l’Accademia Olimpica e la Biblioteca civica Bertoliana, con il coordinamento artistico del Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia e il coordinamento generale della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza.
Un’edizione diffusa, che abiterà anche la Basilica Palladiana, il Teatro Astra e la Biblioteca Bertoliana, attraversando l’intera città di Vicenza e coinvolgendo i suoi cittadini nel sottolineare il valore dei classici oggi. Theodoros Terzopoulos, Serena Sinigaglia, Giovanni Lindo Ferretti, Francesco Giomi, Abdullah Miniawy, Mariangela Gualtieri, Danio Manfredini, R.Y.F. Daniela Pes e, naturalmente, Ermanna Montanari e Marco Martinelli sono alcuni degli artisti che daranno voce a un programma lungo un mese, articolato in 9 spettacoli di cui 3 prime assolute e 2 cicli di incontri di approfondimento.
«Noi eravamo già stati diverse volte all’Olimpico – spiega Marco Martinelli ad Avvenire – e siamo stati chiamati per dare una svolta un po’ piu profonda al Ciclo che negli ultimi anni tendeva alla convenzionalità». Quindi si è partiti da un’idea, quella del coro (che campeggia anche nella locandina firmata dal fumettista Igort) che, spiega Ermanna Montanari, «è una questione centrale nella nostra poetica di compagnia ed è una domanda che riguarda il teatro, come era nell’antichità. Un concetto che scaturisce dallo stesso scrigno meraviglioso del Teatro Olimpico di Vicenza. Il coro nella sua prismaticità è il concetto che tiene insieme la musica e la voce, quindi messo l’accento a tutta una serie di artisti che pongono al centro della propria ricerca la sonorità, arricchendo il concetto della Parola che è la tragedia». Per questo la “chiamata alle arti” di Giovanni Lindo Ferretti che il 18 ottobre presenta al Teatro Olimpico in prima assoluta Moltitudine in cadenza, percuotendo, perché lui «è un emblema con il suo teatro barbarico, la sua vita stessa e la sua voce antichissima» dicono. E poi dal 27 settembre Il Canto di Edipo di Alessandro Serra e il 19 ottobre la Notte delle voci, con Mariangela Gualtieri e Danio Manfredini, insieme alla cantante sarda Daniela Pes. Prima assoluta, il 5 ottobre, anche per sdisOrè, ovvero l’Orestea riscritta da Giovanni Testori, interpretata da Evelina Rosselli, mentre il 15 ottobre è la volta di Elettra per la regia di Serena Sinigaglia.
E poi ci sono le “chiamate pubbliche” di Montanari-Martinelli che spiegano: «Al tempo stesso il coro è, fin dalle origini, lo specchio disvelante della polis: era composto, nell’Atene del V secolo, da migliaia di cittadini che non si limitavano a fare da “spettatori”, ma si ponevano quali interlocutori-artefici, misurandosi sulla scena insieme agli artisti dell’epoca, da Eschilo ad Aristofane. In questo senso il coro è sempre un gesto “politico”, oltre che poetico. Esso può assumere oggi le forme di una gioiosa “chiamata pubblica”, dove mescolare arte e vita, artisti e cittadini di varie generazioni». Quindi il 26 settembre al Teatro Astra appuntamento con l’azione corale di Purgatorio dei poeti di Ermanna Montanari e Marco Martinelli, esito di un laboratorio che fra il 22 e il 25 settembre coinvolgerà 50 cittadine e cittadini di tutte le età. «Per questa “azione corale” lavoreremo su alcuni canti dell’Inferno e del Purgatorio, la cantica dove Dante colloca gli artisti, gli scrittori, i pittori: agli endecasillabi danteschi mescoleremo frammenti poetici di Emily Dickinson, Vladimir Majakovskij, Walt Withman e altri poeti» spiegano i due artisti. Purgatorio dei poeti è una nuova ulteriore tappa del Cantiere Dante, il lavoro di Montanari e Martinelli sulle tre cantiche della Divina Commedia che in questi anni ha coinvolto oltre mille cittadini e ha vinto molti premi tra i quali Premio Ubu.
Infine al Teatro Olimpico l’11 ottobre arriva l’attesissimo Pluto. God of gold di Marco Martinelli, con gli adolescenti di Pompei, Torre del Greco, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata e Vicenza. Pluto è l’ultima commedia di Aristofane, incentrata sulle contraddizioni della polis, a partire dall’iniqua distribuzione delle ricchezze. Martinelli lavora sul testo antico mettendolo in relazione con le improvvisazioni vitali e scatenate di 70 adolescenti, 40 dell’area metropolitana di Napoli e 30 della città di Vicenza. Pluto. God of gold è un nuovo tassello di Sogno di volare, un progetto quadriennale (iniziato nel 2022) del Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con Ravenna Festival che vede il fondatore delle Albe lavorare su quattro commedie di Aristofane con oltre trecento adolescenti dell’area vesuviana, dove è ancora sentito il rischio di dispersione scolastica, disoccupazione ed emigrazione giovanile. Un progetto in diretto collegamento con la non-scuola, pratica teatral-pedagogica fondata nel 1991 insieme a Ermanna Montanari. Il progetto nato dall’incontro fra Martinelli e il Direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel ha trovato il sostegno della regina del pop Madonna, che in occasione di una sua recente visita a Pompei ha avuto modo di assistere proprio a Pluto. God of gold e ha deciso di finanziare direttamente la prossima edizione del progetto. «Sembra davvero incredibile - aggiunge Martinelli - ma Madonna è rimasta colpita dallo spettacolo. La sua associazione “Ray of light” finanzia progetti educativi in tutto il mondo, ma in Europa non aveva nulla ed ha scelto noi. Il Pluto di Aristofane si interroga sulle ingiustizie della ricchezza e della povertà del mondo, partendo dai racconti dei ragazzi: che cosa è il denaro? che impulsi muove? chiediamo. E’ li che riprendi in mano il classico e vedi che tante battute ancora ci parlano. Sono 30 anni che con la nostra non-scuola incontriamo adolescenti di tutto il mondo da Buenos Aires alla Svezia attraverso il teatro che diventa una esplosione di energia. Si tratta di reinventare, di mettere in vita più che di mettere in scena».
Ma la ditta Montanari-Martinelli non si ferma qui. «Siamo nel mezzo di una nuova avventura: dopo Dante sempre, con la chiamata pubblica dei cittadini ravennate, metteremo in scena Don quichote ad ardere, tre grandi atti da Cervantes, di cui l’integrale di 5 ore sarà rappresentata al Ravenna Festival 5 ore - rivela Martinelli -. Mentre presto per Einaudi uscirà una mia drammaturgia, Lettere a Bernini, che diventerà un monologo con Marco Cacciola che debutterà a Ravenna il 3 dicembre. Ispirato dal saggio Quando la Fabbrica costruì San Pietro di Simona Turriziani e Assunta di Sante, racconta la storia di Francesca Bresciani intagliatrice di lapislazzuli dell’altare san Pietro, una delle tante donne del cantiere della basilica vaticana, attraverso le lettere che scrisse al Bernini che non la voleva pagare e ai cardinali perché lo sollecitassero. Una storia sui diritti delle donne estremamente attuale».