Milano. Il Teatro alla Scala dice no ai sauditi. Sala: «Restituiremo i soldi»
Il consiglio di amministrazione del Teatro alla Scala dice no all’unanimità ai 15 milioni di euro offerti dall’Arabia Saudita in cambio di una poltrona nel cda della fondazione lirica milanese. «Ad oggi si ritorna al punto zero» ha annunciato il sindaco di Milano e presidente del cda, Giuseppe Sala, al termine di quella che doveva essere una resa dei conti (anche politica) sul sovrintendente e che lo è stata, però, solo in parte.
Alexander Pereira, contro il quale molti hanno puntato il dito per la leggerezza con la quale ha gestito la vicenda Arabia – Sala, che in queste settimane non ha mai scaricato il manager austriaco, la chiama ingenuità –, resta al suo posto sino al 2020, quando scadrà il suo contratto partito nel 2015. «Restituiamo i soldi ai sauditi. Vedremo se ci saranno altre possibilità di collaborazione» ha detto Sala non chiudendo a future trattative, ma annunciando che verranno subito rispediti al mittente i due bonifici da tre milioni e da centomila euro fatti lo scorso 4 marzo dal ministro della Cultura di Riad Badr bin Abdullah bin Mohammed Al Farhan: un versamento «non conforme alle norme del teatro» e fatto «senza una causale nel bonifico».
Consiglieri compatti nel provare a chiudere la questione dei fondi arabi, diventata subito un caso politico con tanto di interrogazioni parlamentari (da Forza Italia a LeU) e di richiesta di licenziamento in tronco del sovrintendente Pereira da parete della Lega. Indignazione bipartisan per il possibile ingresso nel cda scaligero di un rappresentante del governo di un paese in cui libertà e diritti umani sono spesso calpestati: il nome di Jamal Khasoggi è quello più citato come esempio in queste settimane. Si era ipotizzato di legare i fondi ad uno sponsor come una banca o una compagnia petrolifera, ma anche questa ipotesi è stata per ora congelata.
In una conferenza stampa improvvisata nel foyer dei palchi del teatro il sindaco Sala ha raccontato che «la decisione è netta e precisa perché i fondi di Riad sono arrivati senza che il consiglio fosse al corrente che stessero arrivando. La restituzione blocca ogni discussione dell'ingresso dei sauditi nel cda della Scala» non chiudendo però a possibili trattative in futuro. «Se qualcuno ritiene che coi sauditi non si debba parlare non siede in questo cda. La Scala ha sempre parlato con tutti i Paesi del mondo» ha spiegato il sindaco, confermando una tournée a Riad nel 2020 con una Traviata in forma di concerto diretta da Zubin Mehta, ma legando al via libera del cada dell’Accademia la possibile collaborazione per la realizzazione di un Conservatorio nella capitale saudita. Progetto che avrebbe dovuto portare nelle casse della Scala 7 milioni di euro che sarebbero andati ad aggiungersi ai 15 che, per statuto, occorre versare nell’arco di cinque anni per avere un posto in consiglio di amministrazione.
«Noi non abbiamo preclusioni verso i sauditi. Non diciamo che con loro non si parla perché se facessimo l'elenco dei paesi con cui non si parla per una serie di ragioni questo elenco sarebbe probabilmente lunghissimo. O il nostro governo ci dà una black list dicendo con questi e altri non parlate o non ci sentiamo di dire no» ha riflettuto ancora Sala che ha poi annunciato che nessuno in consiglio ha chiesto le dimissioni del sovrintendente. Nemmeno Philippe Daverio, rappresentante della Regione Lombardia: ancora domenica il governatore Attilio Fontana aveva definito il comportamento di Pereira «da licenziamento».
Dunque il mandato del sovrintendente – che avrebbe potuto passare alla storia come il primo manager licenziato non per aver creato un buco di bilancio, ma per aver portato soldi nelle casse del teatro – non è per ora in discussione. «Nelle relazioni con l'Arabia Pereira si è mosso in buona fede dal punto di vista della ricerca di partnership, ma la vicenda gli è scappata di mano» ha commentato ancora sala imputando al manager austriaco «una grande ingenuità: è in Italia da un po' di anni e dovrebbe capire il meccanismo».
Il contratto di Pereira scadrà nel 2020. Il sovrintendente puntava a un prolungamento almeno sino al 2022. Ma ora la questione si fa complicata. Dopo il nodo Arabia Saudita il consiglio ha esaminato la lista di possibili candidati alla sovrintendenza stilata dalla società Egon Zehnder che entro un mese e mezzo sonderà le disponibilità. Rimandata a maggio la partita (anche politica) per la nomina del nuovo sovrintendente la cui figura, ha concluso Sala, «dovrà essere distinta da quella del direttore artistico a differenza di ciò che avviene oggi con Pereira che riveste entrambi i ruoli».