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IL RITORNO DI UN MITO. Superman, eroe di famiglia

Luca Pellegrini lunedì 17 giugno 2013
Molti con gli occhi fissi al cielo stellato, ieri notte, tra il pubblico del Teatro Antico, a cercare il pianeta Krypton. Serata inaugurale del TaorminaFilmFest con L’uomo d’acciaio, il nuovo Superman. Le sue avventure approderanno nei cinema italiani giovedì prossimo, firmate da Zack Snyder (e prodotte da Cristopher Nolan, padre del nuovo corso di Batman), che ha raggiunto notorietà dopo i successi del mitologico 300 e la visionaria epopea degli Watchmen. Ritorna così, il cinema, alle origini del supereroe, che è stato letto e amato da intere generazioni. E, con mezzi spettacolari, va in profondità, nel cuore di un uomo diverso da tutti e solo, al quale Henry Cavill offre uno spessore diverso e meno muscolare, anche quando affronta il perfido generale Zod (Michael Shannon) animato da una volontà pur nobile, volendo salvare la sua razza, però eliminando la nostra. Da qui il motivo per cui è stato scelto questo titolo. «Non abbiamo voluto chiamare il film Superman– svela il regista, a Taormina con gran parte del cast – ma L’uomo d’acciaio semplicemente perché ci interessava mettere prima la parola uomo e forse dopo super. Quello su cui ci siamo concentrati è capire chi fosse Kal, la sua infanzia difficile, il sacrificio dei suoi duplici genitori, quelli del mondo d’origine, quelli adottivi sul nostro. Abbiamo voluto andare oltre i canoni rigidi della mitologia, tornare indietro nel tempo per capire la natura soprannaturale del personaggio e come quel "super" se lo sia dovuto conquistare con fatica, scoprendo la missione che il padre gli ha affidato prima che il loro pianeta implodesse. C’è un elemento preciso che evidenza perché Superman fa quello che fa: per dare Speranza agli uomini. Quella S sul suo costume, prima di indicare chi sia, spiega perché lui è qui sulla Terra». Snyder affronta anche la questione della dimensione cristologica del personaggio, molta stampa americana l’ha apertamente riconosciuta: «Non è una cosa che abbiamo inventato noi, c’è nella storia, che mi è entrata dentro culturalmente fin dall’adolescenza. In molti dialoghi il riferimento alla religione cristiana è diretto. Quando Jor-El, il padre kryptoniano, mette il neonato nella navicella spaziale per mandarlo sulla Terra, la mamma Lara ha paura: "Sarà un emarginato. Lo uccideranno" e il marito le risponde: "E come? Sarà un dio per loro". Anche Kal nutre dubbi, cerca risposte: "Mio padre pensava che se il mondo avesse scoperto chi ero, mi avrebbero respinto. Era convinto che il mondo non fosse pronto", confessa. Superman è un eroe diverso da tutti gli altri. Non volevo mancare di rispetto a questo simbolismo ed essere coerente con il mito che è stato tramandato per anni». Henry Cavill prima di intraprendere la battaglia finale compie un gesto profondamente umile: entra in una chiesa, parla con un sacerdote che gli dice: «A volte devi compiere prima un atto di fede, poi saprai di chi ti puoi fidare». «Quella scena è meravigliosa – precisa il bravo attore inglese – per la sua dimensione di vita e religiosa. C’è sempre bisogno di qualcuno che ci dica la cosa giusta, prima di fare delle scelte. Poi siamo noi, liberamente, a decidere». Russel Crowe prende il testimone direttamente da Marlon Brando, il grande Jor-El del ’78: «Non posso far paragoni con lui, perché è un personaggio leggendario, non sarebbe stato possibile alcun riferimento. E poi quel film non l’ho visto. Abbiamo dovuto immaginare un mondo completamente diverso. Mi sono prima di tutto ispirato alla mia esperienza di padre di famiglia. Ho due bambini. Mi sono domandato, mentre giravamo il film, se sarei stato capace di mandarli in un altro pianeta pur di salvare la nostra razza, o se avessi preferito egoisticamente tenerli per me, condannandoli a una morte sicura». Una dimensione intima che emerge in tutte le dichiarazioni. Deborah, in veste di produttrice, è la moglie di Snyder. «Abbiamo adottato due bambini e attraverso di loro ho capito come il film parli prima di tutto della famiglia, del sacrificio cui spesso sono chiamati i genitori: il padre naturale Jor-El ha permesso a Kal di fare una scelta, quello terreno e adottivo Jonathan, interpretato da Kevin Costner, gli offre gli strumenti per metterla in pratica». Anche Amy Adams, la cocciuta giornalista Lois Lane che perdutamente s’innamorerà di Clark, precisa: «Ho un bambino di tre anni, il valore della famiglia è il focus del film». Già annunciato il secondo capitolo, mentre il primo sta già emozionando le platee del nostro mondo.