Agorà

ROMA 2009. Superba Filippi, maratoneta d’oro

Lino Giaquinto mercoledì 29 luglio 2009
Un oro da cineteca, un prima­to che impressiona anche se ormai ci abbiamo fatto il cal­lo. Alessia chiama, Federica rispon­de. Nel Mondiale più rosa della sto­ria (tutte medaglie al femminile e­sclusa l’epica fatica di Cleri nei 25 km di fondo), l’Italia del nuoto si ac­corge che tutto intorno a lei brilla d’oro. E stavolta la prima fila della ri­balta spetta ad Alessia Filippi, 22 an­ni, romana purosangue, meno tele­genica della sirena Pellegrini, fino a ieri sempre un passo indietro. Sino alla gara della vita, un km e mez­zo in piscina, le braccia che ti fanno male. Lei che viaggia come un silu­ro, regolarissima: prima lascia sfo­gare la danese Lotte Friis, poi dai 600 metri apre una progressione inarre­stabile.Ai mille è già davanti, non c’è storia. Alessia è mondiale, la Friis sci­vola indietro; la romena Potec, tuti­na fucsia, lotta solo per il bronzo. I passaggi sono sotto il record del mondo, solo nell’ultima vasca tira il freno. Sorride sotto il pelo dell’ac­qua, Roma la acclama anche se non c’è il pienone che domenica ha ri­servato un’ovazione alla Pellegrini. «Sono sbalordita di me stessa, ho fat­to una gara perfetta», le prime paro­le dopo il trionfo. «È stata una gior­nata intensissima, carica di una for­te adrenalina e serenità. L’avevo det­to: volevo l’oro, era il mio premio. Me lo sono preso...». Gli alti e bassi del passato sono cancellati: agli Europei di Budapest sbagliò a contare le va­sche (30) e gettò via tutto. «Qui è na­ta una nuova Alessia, mi voglio dare obiettivi ancora più grandi sino ai Giochi di Londra. Per tre an­ni ho vissuto sotto una cam­pana di vetro, non riuscivo a tirare fuori le emozioni. Poi ho fatto un grande lavoro men­tale che mi ha liberato. Su questa medaglia leggo Roma, la mia Roma... Ed è tutta mia - continua la Filippi - . Ora me la faccio cucire qui», dice toccandosi sul cuore. Ma non è finita. Il prossimo obiettivo nel mirino sono gli 800 (sa­bato sera la finale), che un anno fa le regalarono l’argento. «Alessia è sta­ta strepitosa, per chi conosce il nuo­to una gara da pelle d’oca - com­menta il ct azzurro Alberto Casta­gnetti - . Ha fatto dei passaggi da quattrocentista, meglio di così non si può». Il tempo di metabolizzare la Filippi imperiale, e arriva il secondo squil­lo di tromba della Pellegrini, in fina­le nei 200 stile (stasera, ore 18.30) con un primato da paura: 1’53'57, quin­dicesimo record del mondo caduto in tre giorni. Con una nota partico­larissima: al mattino in vasca con il costume Mizuno («Questo e solo questo è il mio sponsor»), alla sera con il body Jaked della Federazione. «Sono un’atleta modello», il com­mento di Federica. «E’ il mio nono record del mondo prima dei 21 an­ni. Sono brava in questo sport e con­tinuerò a farlo sempre meglio». «Federica si è convinta di essere la più forte - commenta Castagnetti -. Al mattino si era disunita, la brac­ciata non era brillante. Le ho passa­to dei foglietti e lei alla sera li ha e­seguiti alla perfezione. È un Mon­diale rosa: abbiamo ancora delle car­te da giocare con gli uomini, ma il bello arriva dalle donne». Una delle carte al maschile la può mettere sul tavolo Federico Colber­taldo, in finale degli 800 con il nuo­vo record europeo. Fuori Terrin per 6 centesimi nei 50 rana. E il gran gior­no della Filippi regala anche la sor­presa che non ti aspetti: Phelps bat­tuto nettamente nei 200 stile dal co­losso tedesco Paul Biedermann, già oro nei 400. Quanto è lontana la glo­ria di Pechino.