Dietro le quinte. Sull'altro lato delle medaglie: lo staff paralimpico azzurro
Casa Italia
C’è un’Italia vincente in pista, in piscina, in pedana e sulla strada, ma c’è anche un team tricolore che lavora nell’ombra, dietro le quinte per garantire che gli atleti possano esprimersi al massimo. Per 141 azzurri in gara, ce ne sono stati quasi altrettanti nelle retrovie, la maggior parte tecnici, perché il primo punto della strategia era chiaro: al centro ci sono gli atleti. Quindi siccome per gareggiare nelle migliori condizioni occorre essere seguiti dagli allenatori, si è fatto di tutto per incrementare le quote dei tecnici a discapito delle figure impiegatizie. « In questi anni abbiamo lavorato tanto per mettere gli atleti nelle condizioni di competere al massimo delle proprie potenzialità. Grandi campioni e giovani speranze per poter lasciare il segno sono stati accompagnati nei giorni paralimpici da professionisti di altissimo livello e da staff preparati e competenti», racconta il coordinatore del processo, il capo delegazione Juri Stara, che ha gestito la macchina organizzativa e amministrativa con rigore, ma senza far mancare mai un sorriso o una battuta. Sempre dietro le quinte, con discrezione. Col personale ridotto al minimo i ritmi sono stati stressanti. «Il segreto del nostro successo fa rima con lavoro. Uno sforzo massacrante da parte di tutti, un impegno costante dall’inizio alla fine. Mai come in questa edizione abbiamo davvero sofferto, perché la mole è stata significativa». Due le centrali operative nel piano di battaglia: il villaggio paralimpico in riva alla Senna e Casa Italia nel Bois de Boulogne. «Nella palazzina dell’Italia abbiamo dislocato la base più importante, dove abbiamo concentrato i servizi di squadra. Col crescere del livello della competizione è ovvio che ci troviamo di fronte a un numero maggiore di atleti e per scelta abbiamo preferito portare più tecnici che personale. Non abbiamo voluto sacrificare il rapporto diretto tra atleta e allenatore e abbiamo dato a tutte le federazioni la possibilità di avere il supporto tecnico», continua Stara, un passato da avvocato civilista, poi nelle relazioni internazionali, alla terza avventura da capo missione. Per ciascuna delle diciassette discipline in cui erano presenti gli azzurri c’è stato un direttore tecnico, poi a seconda del numero degli atleti presenti c’erano anche uno o più team leader e una serie di allenatori. « Abbiamo creato un pacchetto completo che ha funzionato perfettamente nella gestione dei flussi logistici. La figura del team manager ha fatto da raccordo tra atleti, tecnici e la struttura operativa del Cip». A latere, ha giocato un ruolo decisivo anche la costola sanitaria della squadra, con un responsabile e otto persone di staff tra medici e fisioterapisti. «Si sono interfacciati perfettamente con tutti e non ci sono stati problemi». Nel resto del team anche un gruppo dedicato alla comunicazione e un altro alla gestione di Casa Italia. Quest’ultima, più che un quartier generale, è stata una vetrina. «L’abbiamo pensata e realizzata, non solo per celebrare le vittorie e le medaglie, ma anche per condividere e promuovere i valori del movimento paralimpico italiano, nonché sottolineare l’importanza dello sport all’interno della società, anche dal punto di vista culturale», osserva Stara, che dal 2017 è il segretario generale del Cip. Infatti, grazie alla collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Parigi e il Consolato Generale d’Italia, studenti e associazioni culturali del territorio hanno visitato Casa Italia, apprezzato le opere di Michelangelo Pistoletto e conosciuto da vicino le caratteristiche di questa parte della famiglia sportiva italiana. « Ne è venuto fuori un processo molto bello, con tante persone che hanno gravitato per la prima volta attorno al nostro mondo». La sera è stato il momento della festa, con celebrazioni dei medagliati, molto spesso accompagnati sul palco anche dai familiari. «I video emozionali e le immagini delle gare sono stati al centro dei festeggiamenti, anche per comunicare nel migliore dei modi i nostri personaggi». Per garantire agli atleti di spostarsi agevolmente dal villaggio a Casa Italia, e rientrare poi in appartamento in tempi ragionevoli, è stata approntato un programma dettagliato dei trasporti. « Adesso possiamo tirare un sospiro di sollievo, ma all’inizio non è stato facile. Per riuscire a noleggiare due pullman completamente accessibili per gli atleti e dotati del trasporto carrozzine siamo dovuti andare in un paesino a due ore da Parigi. Alla fine però il servizio ha funzionato perfettamente. Nessuno degli atleti ha patito per tornare a letto la sera». Chiuso un capitolo si pensa già al prossimo. «La prima cosa che faremo, tornati a Roma, sarà rituffarci nell’ordinaria amministrazione, perché lo staff allargato che ha operato a Parigi durante l’anno fa altro. Poi fra otto mesi inizieremo a lavorare su Milano-Cortina, mentre alla fine del 2025 apriremo il capitolo Los Angeles».