Agorà

Volley. La differenza in campo la fa l’allenatore

Giulia Antinori giovedì 14 maggio 2015

Può un allenatore fare la differenza in campo? A guardare la Diatec Trentino sembrerebbe proprio di sì. La squadra di Trento si è appena cucita lo scudetto del volley sulla maglia, il quarto della sua storia, il meno atteso. All’inizio del campionato erano altre le squadre favorite, i trentini stazionavano nella schiera delle outsider, fra le possibili sorprese. Trento non era più la corazzata di qualche anno prima e nemmeno il ritorno di Radostin Stojčev in panchina poteva far immaginare un epilogo trionfale.

Nel roster c’era qualche superstite delle stagioni d’oro ma mancavano i fuoriclasse, quei giocatori capaci di cambiare il verso a una partita caricandosi i compagni sulle spalle. L’unico fuoriclasse sedeva in panchina. Ma nemmeno i più ottimisti potevano pensare che un tecnico, per quanto bravo, sarebbe stato capace di annullare l’enorme divario tecnico con le squadre più attrezzate come la ricchissima Lube Treia, che doveva anche difendere il titolo.

La società da un paio di anni ha ridimensionato il budget ma non le ambizioni. E Stojčev – tornato sui passi alpini dopo una stagione in Turchia – anziché indossare i panni (legittimi) del “piangina” si è rimboccato le maniche. Non avendo fuoriclasse a disposizione ha deciso di crearseli andando a pescare fra la meglio gioventù che girava da quelle parti. Così, il mago bulgaro, ha estratto dal cilindro, fra gli altri, un talento come Simone Giannelli – appena 18enne - e lo ha gettato nella fossa dei leoni per vedere se le doti tecniche erano sostenute anche dal carattere. Una sfida vinta da entrambi.

L’impronta del tecnico si è vista da subito. Il cammino di Trento è stato un continuo crescendo: il tempo di mettere a registro schemi e formazione e nemmeno l’Europa è apparsa più così lontana. La Coppa Cev (la seconda come importanza del volley) è sfuggita solo al Golden set nella finale contro la Dinamo Mosca. E nella prossima stagione la Diatec ritorna sul grande palcoscenico della Champions facendo avvertire un brivido sulla schiena delle grandi squadre. Perché quando sulla panchina si accomoda un burbero come il bulgaro Stojčev non lo fa mai solo per partecipare.