Agorà

Musica. Artisti di strada, nuova scelta di vita

ANGELA CALVINI mercoledì 18 maggio 2016
Papa Francesco li accoglierà in Vaticano il 16 giugno per una grande festa giubilare: questo è l’appuntamento più atteso per gli artisti di strada, quella grande galassia radunata sotto il nome di persone del Circo e dello Spettacolo Viaggiante. Una grande famiglia fatta di mimi, giocolieri, circensi, cantanti, danzatori, 10mila solo in Italia, che hanno per palcoscenico la piazza e che offrono i loro spettacoli a tutti, grandi e piccini in cambio del cosiddetto “cappello”, le offerte degli spettatori. Ma attenzione, come dimostrano i numeri, il fenomeno è in espansione sia come pubblico sia come giovani, sempre più professionali, che scelgono proprio la strada come luogo per privilegiato per esibirsi. E che spesso vengono notati dalla tv per finire in talent show come Italia’s got Talet (come la vincitrice della scorsa edizione) o The Voice. «Occorre distinguere cosa è arte di strada, ovvero una attività di libera espressione, da non confondere con l’accattonaggio – spiega Gigi Russo, direttore organizzativo del Ferrara Buskers Festival, il più importante festival del settore che quest’anno si terrà a Ferrara a partire dal18 agosto –. Ci sono anche tanti tipi di occasione, come i festival, in cui gli artisti di strada vengono pagati a cachet. Oggi ci sono artisti di livello, che hanno molto da comunicare e che innovano, penso al nuovo circo contemporaneo.  Questo grazie alle 150 scuole che sono fiorite negli ultimi anni in Italia e grazie ai tanti festival. Da quando è nato il Buskers Festival nell’88, il primo insieme al festival Mercantia di Certaldo, oggi siamo arrivati a 200 festival di arte di strada nel nostro Paese. Il nostro successo con circa 800mila presenze in 11 giorni, ha aperto un fronte che non c’era». Un fronte anche economico, tanto che il Buskers Festival nel 2014 ha aderito alla ricerca Ispos/Stage Up sul “valore” commerciale dei festival: ben il 66,7% delle persone intervistate tra i 14 e i 64 anni, ovvero in 26.184.000, aveva affermato di essere andato almeno una volta negli ultimi 12 mesi ad un festival di arte di strada. Una cifra che avvicina a quella relativa ai frequentatori del teatro (26.641.000), che supera significativamente il numero di coloro che hanno partecipato almeno ad una rassegna cinematografico (20.056.000). «Si tratta di tanti giovani e famiglie – aggiunge Russo –. Il bello è che l’arte di strada trasforma le città e le rende più amichevoli». La stessa ricerca conta, inoltre, come dicevamo, 10mila artisti, 150 scuole presenti sul territorio nazionale e 220 festival ogni anno. Tutto questo per un settore che a livello di sostegno pubblico riceve le briciole del Fondo Unico per lo Spettacolo, intorno al centinaio di migliaia di euro, cifra che corrisponde circa allo 0,30% dell’intera torta del finanziamento ministeriale. In più, c’è molta confusione nell’applicazione delle norme che dovrebbero regolare l’attività degli artisti. Fino al 2001, infatti, era in vigore l’articolo 121 del Tulps ( Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza), secondo il quale, per esprimere liberamente la propria arte in strada, era sufficiente essere iscritti al Registro dei Mestieri Girovaghi e richiedere al comune il permesso temporaneo per potersi esibire. Nel 2001 sono stati abrogati alcuni commi dell’art.121 del Tulps, affidando, in pratica, a ciascun comune la possibilità di regolamentare le forme di spettacolo in strada. L’intento era quello di semplificare la procedura burocratica: avrebbe funzionato se tutti i comuni varassero norme in materia per il proprio territorio. Ma così non è stato e così spesso gli artisti si trovano in difficoltà.  «La città italiana più attenta è Milano, che è stata inoltre la prima ad aderire al progetto Strad@perta, promosso dalla Fnas e utilissimo per favorire gli spettacoli in strada tutelando tanto gli artisti quanto i cittadini – ci spiega Beppe Goron, presidente della Federazione Nazionale Arte di Strada –. Purtroppo spesso i comuni non hanno norme adeguate e impediscono gli spettacoli». Proprio per fare il punto sulla situazione e aprire il dibattito, a Milano dal 20 al 22 maggio alla Fabbrica del Vapore si terrà una tre giorni di studio e festa su arte di strada e circo contemporaneo, con la partecipazione dei maggiori esperti del settore. «Devono esserci delle regole etiche, soprattutto per ciò che riguarda il rispetto fra artisti – fa anche autocritica Boron –. I primi a rispettare gli spazi assegnati e il volume della musica dobbiamo essere noi. E poi l’artista deve essere libero, come pure i cittadini che sostengono artisti con il “cappello” che è il primo “crowfunding” della storia». Fino a due anni fa il presidente Boron si esibiva sulla strada con un duo comico musicale, «ora per questioni economiche continuo da solo – racconta –. È una vita che mi piace, sbarco il lunario ed è un modo giusto di fruire della città. I politici sono molto più indietro. Se non c’è la capacità di governare, o non o capiscono, proibiscono e basta. Ma il successo di festival come i Buskers di Ferrara, il teatro di strada di Certaldo, il festival degli artisti di strada di Ostuni e quelli di Sorrento, Chieti, Torino e tante altre città italiane fa ben sperare. Arrivano artisti e migliaia di visitatori da tutto il mondo, ed è questa grande festa senza confini e barriere la migliore risposta».