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Cinema. Star Wars, la Forza è una fede

ALESSANDRO ZACCURI martedì 24 novembre 2015
Della trama del nuovo StarWars, per adesso, non si sa molto, a parte il fatto che l’avventuriero di buon cuore Ian Solo e il suo inseparabile compagno Chewbecca ritornano a casa, e già questo basta a commuovere i fan della saga. Ci sono altri personaggi in arrivo, però, e uno di loro impugna una spada laser che ha la singolare forma di una croce. E quel titolo, poi, Il risveglio della Forza, non lascia dubbi: oggi come nel 1977, quando uscì il primo Guerre Stellari ideato e diretto da George Lucas, l’elemento religioso continua a essere un ingrediente tutt’altro che trascurabile. Lo ha da sempre ammesso lo stesso Lucas, che ha presieduto all’allestimento delle due trilogie finora conosciute, quella “classica” (anni Settanta-Ottanta, episodi dal IV al VI: Una nuova speranza, L’Impero colpisce ancora, Il ritorno dello Jedi) e quella del cosiddetto prequel, che cioè ricostruisce gli antecedenti (episodi I-III, dal 1999 al 2005: La minaccia fantasma, L’attacco dei cloni, La vendetta dei Sith). Adesso, con il settimo episodio che sarà nei cinema italiani dal 16 dicembre, la responsabilità passa a J.J. Abrams, al quale si devono serie televisive di straordinario successo come Lost e la personalissima rielaborazione di avventure sempreverdi come Mission: Impossible e, per restare in argomento, Star Trek. Per ingannare l’attesa, gli appassionati e, in genere, i cultori del rapporto fra teologia e culture popolari hanno a disposizione l’informatissimo Il vangelo secondo StarWars di Peter Ciaccio e Andreas Köhn (Claudiana, pagine 120, euro 11,90, da oggi in libreria), pastore metodista il primo e valdese il secondo, che mostrano una notevole competenza anche in materia di fantascienza, non solo cinematografica. Nel libro sono infatti frequenti i rimandi a quello che è conosciuto come “l’Universo espanso” di Star Wars, ovvero l’insieme articolatissimo di romanzi, fumetti, cartoni animati al quale, nel corso degli anni, è stato demandato il compito di certificare la coerenza delle vicende originariamente immaginate da Lucas. StarWars, dicevamo, è un’epopea religiosa fin dagli esordi. Fin dall’ispirazione, anzi, come dimostra il debito di riconoscenza che lo stesso Lucas ha subito dichiarato nei confronti di Joseph Campbell, lo storico delle religioni di ascendenza junghiana il cui saggio L’eroe dai mille volti (in catalogo da Lindau) è stato a lungo considerato, anche grazie al successo di Star Wars, un infallibile modello di soluzioni narrative. Il ragionamento di Ciaccio e Köhn procede su due piani. Da una parte c’è la rassegna delle fonti religiose alle quali la saga fa riferimento, con un’opportuna sottolineatura della componente gnostica, particolarmente avvertibile nell’idea ricorrente di un demiurgo malvagio da cui occorre difendersi. Sull’altro versante interviene invece il raffronto puntuale con alcuni passaggi biblici, in una prospettiva che non pretende mai di “cristianizzare” il significato di Star Wars, ma che nello stesso tempo non evita di mettere in risalto le consonanze più suggestive. Tutto ruota appunto attorno alla nozione della Forza, l’energia cosmica da cui dipende ogni forma di vita nella Galassia e che, in qualche misura, sembra corrispondere allo Spirito Santo. La teologia trinitaria è del resto il punto di partenza del percorso proposto da Ciaccio e Köhn, che non perdono occasione per ribadire eccezioni e differenze. Contrariamente allo Spirito, per esempio, la Forza è un’entità impersonale, all’intero della quale agisce anche il famigerato Lato Oscuro, al quale il prescelto Anakin Skywalker soccombe trasformandosi nel malvagio Dart Fener (è un tema presente anche nelle avventure del piccolo mago Harry Potter, al cui significato teologico lo stesso Di Ciaccio ha dedicato un altro saggio, edito sempre da Claudiana). In alcuni casi, però, l’analogia tra Star Wars e la Scrittura si rivela fortissima. Si veda, in proposito, l’analisi della celebre formula «La Forza sia con te», che gli autori mettono in relazione – per il tramite di un Woody Allen d’annata, Harry a pezzi del 1997 – con il saluto ebraico hazak veematz, una citazione dal Deuteronomio che, con qualche libertà, può essere tradotta proprio come “che la forza sia con te”. Con il suo affollarsi di profezie e di appelli alla speranza, Star Wars non ha mai spesso di intervenire sull’immaginario religioso della nostra epoca. Vedremo presto quali sorprese riserva la versione diretta da Abrams. E quali saranno, quindi le novità che la Forza, risvegliandosi, porterà con sé.