Scenari. Sovranismo digitale? Garantisce l'Europa
Prima di parlare di sovranità digitale è utile e necessario un veloce ripasso della nostra Costituzione. L’articolo 1 definisce la sovranità, associandola alla natura democratica della Repubblica e attribuendola al popolo, che così diventa sovrano: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione ». L’articolo 7 stabilisce il rapporto di indipendenza tra lo Stato e la Chiesa, entrambi sovrani nei loro ambiti. L’articolo 11 ripudia con forza la guerra, strumento di conquista e dominazione, e ammette limitazioni alla sovranità in condizioni di parità con gli altri Stati, esclusivamente riferite a ordinamenti che assicurino la pace e la giustizia. La sovranità nazionale si esplica in numerose forme e ambiti pratici, anche se viene spesso ricondotta all’esercizio pressoché assoluto all’interno di un territorio fisico. La globalizzazione ha tuttavia intaccato i baluardi classici della sovranità territoriale, rendendo di fatto impossibile il controllo dei fenomeni economici e finanziari, di quelli legati alla produzione industriale e all’energia, fino al controllo del clima. Viviamo in un mondo interconnesso in cui, come disse nel 1972 Edward N. Lorenz, «può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?». Restringendo l’ambito di applicazione della sovranità al contesto delle tecnologie digitali si può parlare di un nuovo concetto, la sovranità digitale, ovvero l’esercizio del potere su tutto ciò che fa parte di un territorio digitale i cui confini 'virtuali' non coincidono con quelli fisici. La virtualità di questi confini rende complesso non solo l’esercizio concreto di questa nuova forma di sovranità ma anche l’identificazione di tutto ciò che sta al loro interno e che quindi deve essere oggetto di controllo. Un territorio digitale è un ecosistema formato da tante componenti: l’infrastruttura di comunicazione (la rete), l’infrastruttura di calcolo (i calcolatori, di tutti i tipi e dimensione, di norma connessi alla rete), l’infrastruttura software (i programmi eseguiti sui calcolatori, i servizi online, le app), i dati (memorizzati e accessibili ai calcolatori, usati per eseguire i programmi). Si tratta di una quantità gigantesca di entità fisiche e virtuali, distribuite sul territorio digitale e utilizzate praticamente da tutti i suoi abitanti. Le inte-razioni che avvengono istantaneamente tra queste entità superano ogni immaginabile fantasia e dimostrano la pervasività del digitale. Mantenendo l’analogia con il concetto classico, la sovranità digitale si attua prima di tutto difendendo il territorio digitale da attacchi esterni che, come quelli rivolti all’integrità territoriale fisica, prendono la forma di vere e proprie aggressioni militari. Questa difesa, chiamata cyber security o sicurezza informatica, è a carico dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, che opera sotto il controllo della Presidenza del Consiglio. Oltre a questa azione di difesa, l’Agenzia ha il compito di identificare e contrastare gli attacchi interni, in un’ottica di controllo. Le componenti soggette ad attacchi sono la rete, i calcolatori e i programmi. I principali obiettivi degli attacchi sono l’accesso ai dati, il blocco dei calcolatori e dei programmi, il degrado delle prestazioni della rete. Un altro aspetto della sovranità digitale è la crescita e l’innovazione del suo territorio, per rendere possibile la transizione digitale dell’economia. Rientrano in questo ambito le iniziative rivolte a incentivare il settore privato, ad aggiornare le normative che regolano il digitale nel settore pubblico e, in generale, a diffonderlo nelle aree critiche superando ogni forma di emarginazione tecnologica. Infine, la sovranità digitale definisce quei valori etici e sociali che devono guidare e ispirare gli sviluppi tecnologici verso obiettivi compatibili con la dignità umana. Solo a titolo di esempio, la recente e rapidissima diffusione dell’intelligenza artificiale richiede interventi normativi per evitare discriminazioni, decisioni prive di spiegazioni trasparenti e confutabili, pericolose interferenze in settori ad alto rischio (salute, giustizia, lavoro, diritti civili). Il 17 novembre 2021, a Malaga nella sessione conclusiva del XIV Simposio Cotec Europa, il presidente Mattarella ha affermato che «la sovranità, la sovranità europea - una 'nostra' sovranità - in campo tecnologico e digitale è determinante». Con questo richiamo si può concretizzare quanto affermato finora sulla sovranità digitale, introducendo un elemento territoriale preciso e definito, l’Unione Europea. Il programma strategico per il 2030, approvato dalla Commissione Europea nel settembre 2021 con l’ambizioso obiettivo di definire un Percorso per il decennio digitale, riprende e qualifica il concetto di sovranità digitale europea «l’ambizione dell’Unione Europea è conseguire la sovranità digitale in un mondo aperto e interconnesso e perseguire politiche per il digitale che conferiscano ai cittadini e alle imprese l’autonomia e la responsabilità necessarie per conseguire un futuro digitale antropocentrico, sostenibile e più prospero». Sono parole forti, che innalzano il valore strategico del territorio digitale europeo e la conseguente urgenza di esercitare nei confronti di sovranità extra europee azioni non solo di collaborazione ma anche di confronto sugli ideali dell’Unione Europea. Fuori da ogni metafora, il documento afferma che nel territorio digitale europeo (popolato da 400 milioni di persone) valgono regole che devono essere rispettate anche da chi non ne fa parte. Ma torniamo al discorso iniziale sulla sovranità, introducendo un tema attuale, il sovranismo digitale. Estendendo la definizione di sovranismo data dalla Treccani, si può affermare che se la sovranità (digitale) consente allo Stato di esercitare il proprio potere, così il sovranismo (digitale) è quella «posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità (digitale) nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovranazionali di concertazione». Esiste ed è concretamente esercitabile il sovranismo digitale? La risposta non è immediata perché dipende dal territorio digitale a cui tale sovranismo si applica. A livello europeo la risposta sembra essere affermativa, perché il territorio è ampio ed esistono sovranità esterne che potrebbero minacciarlo. In questo senso le linee strategiche dell’Unione Europea sono da intendersi come posizioni politiche che attuano la sovranità digitale europea. A livello nazionale la risposta dipende dall’accettazione delle limitazioni di sovranità espressamente citate nell’articolo 11 della Costituzione. Ma dipende anche da attuali considerazioni di realismo politico. Conviene difendere il territorio digitale nazionale da soli o in compagnia di alleati, istituzionalmente e storicamente legati da interessi e ideali molto grandi? Rispondendo, però, non si deve dimenticare il monito di Giuseppe Mazzini: «Bene sociale, libertà, progresso: al di fuori di questi tre termini [la sovranità] non può esistere».