«Il grazie più grande? A Dio. Lo pronuncio ogni giorno. Per il dono della vita. Per avermi conservato la memoria. Piena di ricordi stupendi, che riempiono le mie giornate». Il grande soprano Magda Olivero oggi compie cento anni. «Ogni cosa che ho avuto è stata un dono ed è giusto riconoscerlo e ringraziare per questo il Signore» dice guardando indietro. Al suo debutto avvenuto nel 1933 a Torino con il
Gianni Schicchi di Puccini. «Ma che fatica arrivare a quel traguardo. Ebbi la sfortuna di imbattermi in tre insegnanti che mi rovinarono» racconta la cantante, nata il 25 marzo del 1910 a Saluzzo. Ricorda le notti insonni, passate a chiedersi se continuare. Poi la svolta. «Feci un’audizione all’Eiar, ma venni cacciata. La Provvidenza, però, volle che in sala ci fosse il maestro Gerussi, insegnante di canto proprio all’Eiar. Intuì le potenzialità della mia voce e mi prese come allieva». E andando con la memoria «alle ore passate a cantare una sola nota, a respirare, agli anni di studio prima di poter mettere piede in palcoscenico» la signora Olivero dà un consiglio alle cantanti di oggi: «Nessuna fretta di debuttare, ma la pazienza di seguire il percorso naturale della voce». Qui il suo segreto. Il segreto di acuti lunghissimi, che sembravano non finire mai. E che le hanno regalato l’affetto del pubblico. «Chi mi ascoltava forse avvertiva la grande passione che mettevo nel canto, avvertiva le emozioni che cercavo di far arrivare attraverso i miei personaggi». Ne ha portati in scena 89. Intuendo che per far amare la lirica occorreva avvicinare le storie al pubblico: «Non ho mai accettato un personaggio che sentivo di non poter amare e far amare al pubblico» racconta il soprano che ha detto addio alle scene nel 1981, ma che già durante la Seconda guerra mondiale aveva rinunciato al canto. «Volevo stare vicino a mio marito ed ero demoralizzata dalla violenza che imperversava nel mondo».Poi il ritorno con
Adriana Lecouvreur. «Cilea era malato e chiese di sentire per l’ultima volta il suo personaggio interpretato da me. Non fui capace di dire di no». La carriera ripartì: Traviata, Tosca, Fedora, personaggi portati dalla Scala al Metropolitan entrati nella storia musicale del Novecento. Nonostante l’addio alle scene la signora Olivero non ha smesso di cantare: è sua la voce che ogni anno, il 15 agosto, risuona nella chiesa di Solda, in Alto Adige, per la festa dell’Assunta. Ed è sua la voce che appare in un video su You Tube. Un video datato 2009 con il soprano che canta
Paolo datemi pace dalla
Francesca da Rimini. «È stata l’ultima volta che ho cantato. Per tre notti sognai la partitura di Zandonai e una voce che diceva "Cantala ancora". Presi coraggio e cantai».