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Olimpiadi 2020. Softball Italia: Tokyo sogno possibile

Mario Nicoliello mercoledì 6 giugno 2018

La battitrice ventiduenne Erika Piancastelli (Ezio Ratti/Fibs)

Sulla tolda di una nave era impossibile giocare a baseball. Eppure i marinai americani lo desideravano tanto, perciò qualcuno creò una palla di stracci e disegnò sul ponte un diamante, ovviamente senza il monte di lancio. È in questo modo che nacque il softball, letteralmente palla (“ball”) morbida (“soft”), per tutti la versione femminile del baseball. Non è proprio così, perché a softball giocano anche i maschi, così come il baseball è praticato pure dalle donne. Tra due anni a Tokyo entrambe le discipline torneranno a sedersi al tavolo olimpico dopo due giri di pausa. Niente Londra e Rio per gli sport del diamante, ma nel 2020 in Giappone non potevano mancare baseball maschile e softball femminile, sport nei quali il Paese del sol levante è all’avanguardia. Sarà un ritorno a ranghi ridotti, giacché voleranno in Estremo Oriente solo cinque squadre, cui si aggiungeranno i padroni e le padrone di casa. In sei per tre medaglie: sarà più difficile qualificarsi che salire sul podio. Lo sanno bene in casa Italia, dove nella sezione softball si è già al lavoro verso il Mondiale del prossimo agosto in Giappone, non a Tokyo ma a Chiba. Da lì uscirà la prima squadra per i Giochi. Altri posti verranno assegnati a livello continentale (l’Europa è nello stesso raggruppamento dell’Africa) nel 2019, mentre l’ultima qualificata sarà nota tre mesi prima della rassegna a cinque cerchi, visto che l’ultimo torneo di qualificazione è in calendario a marzo 2020. L’Italia ci crede perché al momento le nostre donzelle con mazze e guantoni sono none nel ranking mondiale e seconde in Europa alle spalle dell’Olanda. Sarà proprio con le ragazze vestite d’arancio la sfida all’ultimo lancio per volare in Giappone. Sono circa cinquemila le donne che praticano il softball in Italia, ma non più di venti dedicano a questo sport la maggior parte della giornata.

Eppure il Bel Paese ha sfornato quella che è attualmente la miglior battitrice del globo: Erika Piancastelli, ventiduenne di origini emiliane, cresciuta in California e attualmente colonna portante di McNeese State, franchigia di un college universitario della Louisiana. Negli States infatti il softball è praticato soprattutto dalle studentesse, dal momento che non esiste una lega professionistica. Oltre a battere la Piancastelli è anche la ricevitrice preferita della miglior lanciatrice azzurra, Greta Cecchetti, classe 1989 in forza al Bollate, il sodalizio italiano più scudettato. Nella massima serie - che quest’anno compie 50 anni - ci sono 12 club, sparsi a macchia di leopardo lungo lo stivale. Caronno Pertusella, Bollate, Saronno e Legnano sono le capitali lombarde, in perenna lotta con le bolognesi, le parmensi o le romagnole Rimini e Forlì, campione d’Italia in carica. La rocca del Friuli è Ronchi dei Legionari, quella del Veneto Bussolengo. Dal passato illustre, ma dal presente meno roseo il club di Caserta. La Nazionale guidata dall’australiano di origini abruzzesi Enrico Obletter giunto da noi per giocare a rugby, per poi convertirsi a manager di softball mescola ragazze impegnate in Italia ad altre di stanza all’estero. Il palmarés recita 10 titoli europei - di cui otto consecutivi tra il 1991 e il 2007, l’ultimo nel 2015 - e nove partecipazioni ai Mondiali, con miglior piazzamento il sesto posto del 1998 in Giappone e del 2006 in Cina. Replicare tale risultato in estate sarebbe un successo, ma il presidente della Fibs (Federazione italiana baseball e softball) Andrea Marcon predica umiltà: «Da questa stagione ci stiamo sforzando per attuare un cambio di mentalità nell’approccio alle competizioni. Il nostro obiettivo è far diventare le ragazze più professionali nella gestione della preparazione tecnica e fisica».

In passato l’Italia ha partecipato due volte ai Giochi: nel 2000 a Sydney fu quinta, nel 2004 ad Atene ottava. A caccia della terza esperienza per ritrovare un briciolo di notorietà: «Purtroppo - continua Marcon - il nostro è uno sport che vive nell’ombra, nonostante sia un gioco sano, capace di educare e far crescere secondo buoni principi». Per migliorarsi è fondamentale l’internazionalizzazione: «Lo scorso gennaio - conclude il presidente federale - la squadra ha trascorso un mese in Australia. In futuro cercheremo di aumentare i raduni». Le principali differenze col baseball sono quattro: la durata della partita (sette inning anziché nove, quindi al massimo due ore), le misure del diamante (un quarto più piccolo), la dimensione della palla (più grande) e soprattutto la tecnica di lancio. Nel baseball si tira di sopramano, mentre nel softball la palla viene rilasciata di sottomano. Quello olimpico è il softball fast-pitch, la versione col lancio veloce. Gli amatori praticano nei parchi anche lo slow-pitch, dove la palla viene accompagnata lentamente per consentire la battuta valida e far sviluppare di conseguenza il gioco lungo le basi. Il softball è bello infatti quando la palla è in aria e le giocatrici corrono. Batti e vai verso il sogno olimpico.