Teatro. Siracusa riparte da «Coefore». Franceschini: «Valorizzare i teatri di pietra»
Prove de Le baccanti al Teatro Greco di Siracusa
La tragedia greca e la commedia, il classico e la sperimentazione, il rigore e la spettacolarità: è culturalmente ampia e ricca la stagione del ciclo di spettacoli classici organizzata dal 3 luglio al 21 agosto al Teatro Greco di Siracusa dall’Inda, l’Istituto nazionale del Dramma antico guidato dal sovrintendente Antonio Calbi, la cui programmazione – su due stagioni – è stata presentata ieri anche con l’intervento del ministro della Cultura, Dario Franceschini. «Si scopre adesso, per via della pandemia, il valore degli spettacoli all’aperto. Anzi, a me piacerebbe – ha detto Franceschini pensando ai 3000 spettatori a sera di Siracusa – costruire delle nuove arene sul solco della tradizione italiana delle arene antiche. Credo che questo percorso del circuito dei teatri di pietra italiani sia da valorizzare ma apriremo delle collaborazioni con altri paesi, tra cui la Grecia».
Tre le opere scelte per questa estate: Baccantì di Euripide con l’esordio de La Fura dels Baus, protagonista Lucia Lavia, Le Nuvole di Aristofane con la regia di Antonio Calenda e l'attore Antonello Fassari e Coefore - Eumenididi Eschilo diretta da Davide Livermore, protagonista Laura Marinoni, mentre la prima parte della trilogia di Oreste, ovvero Agamennone, sarà rappresentata il prossimo anno, come Edipo Re diretto da Robert Carsen e Ifigenia in Tauride diretta da Jacopo Gassman.
Ben 110 attori, 300 lavoratori impegnati, già 20mila biglietti venduti: questi i numeri della prossima stagione di Siracusa snocciolati dal sovrintendente dell'Inda Antonio Calbi, anche per il limite concesso di 3000 spettatori a sera «che permetterà di ripartire alla grande, dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia. Un segnale che fa ben sperare di ritrovare la nostra socialità piena attraverso la cultura». Per il regista Davide Livermore «il Teatro Greco di Siracusa è uno dei luoghi più importanti del mondo. La mia intenzione è di fare uno spettacolo il più filologico possibile, di prendere i segni antichi e trasportarli nel presente. Il palcoscenico è un luogo di sperimentazioni e innovazioni». Per Antonio Calenda «entrare nel mondo di Aristofane è una specie di Epifania, si entra nel mondo di Atene. Il fondamento di questa commedia racconta le ambasce e le dialettiche irrisolte del tempo». Mentre Jacopo Gassman si dice onorato di presentare l’anno prossimo Ifigenia in Tauride di Euripide l’anno prossimo. «E' un testo che a una prima lettura può disorientare. In realtà riserva delle sorprese straordinarie - spiega -. E' una tragedia profondamente toccante, umana e scura. E' una storia di figli, di una dinastia che non ha più padri, che vaga in una terra di nessuno, sotto un cielo plumbeo che non ha più risposte, dove le divinità sembrano osservare senza intervenire».