Tennis. Sinner guida l'Italia delle giovani racchette d'oro
Il fuoriclasse azzurro Jannik Sinner, 20 anni
È stata già definita “l’età dell’oro” del tennis italiano, ma certo il 2022 sta portando alla luce una miniera di pepite azzurre della racchetta. Non solo le tre punte di diamante, Sinner, Berrettini e Musetti, all’orizzonte si intravede una nuova nidiata di campioncini. L’ultimo Open di Croazia (Atp 250 di Umago) ha rilanciato il talento precoce di Giulio Zeppieri. Il 20enne di Latina pur provenendo dalle qualificazioni ha tenuto testa in semifinale al predestinato spagnolo Carlos Alcaraz (da ieri numero 4 del mondo), in una battaglia di quasi tre ore finita coi crampi. Una partita che può davvero segnare la svolta dopo un periodo complicato: «Ho fatto un percorso importante, anche grazie ad uno psicologo, e mi sento meglio con me stesso. Sto capendo tante cose, sicuramente sono una persona più matura di prima». Ci ha pensato poi Sinner a vendicarsi in finale contro lo spagnolo portando a casa un torneo davvero “epico” per il nostro movimento e non soltanto per la presenza tra i tre semifinalisti azzurri su quattro di Franco Agamenone (argentino naturalizzato italiano), con una “n” in meno rispetto al personaggio mitologico. Sinner ha confermato, se ce ne fosse ancora bisogno, di avere davanti a sé una carriera davvero luminosa.
La prestazione stellare con cui ha ribaltato Alcaraz (per la seconda volta consecutiva dopo Wimbledon) dimostra che merita di stare nell’élite mondiale di questo sport. E accende di riflesso qualche dubbio sulla tenuta del talentuoso iberico che ancora 19enne forse comincia a sentire la pressione dell’essere stato osannato come “il nuovo Nadal”. Di sicuro il dualismo con Sinner lo rivedremo a lungo nei prossimi anni. Intanto il 20enne altoatesino porta a casa il sesto titolo della carriera (su sette finali disputate), il primo del 2022 e anche il primo sulla terra rossa. «Sono molto contento, arrivo da una stagione dura. Ho lavorato con impegno per arrivare a essere un giocatore migliore» ha detto Jannik, il più giovane italiano a vincere un titolo Atp. Goran Ivanisevic, oggi allenatore di Novak Djokovic, è pronto a scommettere: «Sono un grande fan di Sinner da quando era ragazzino - ha detto l’ex campione croato a Repubblica -. È umile, ha un talento immenso e sta crescendo a meraviglia. È il futuro del tennis e potrà vincere qualsiasi Slam». E a completare il trionfo tricolore di Umago anche il successo Fognini e Bolelli nel doppio con un’incredibile rimonta in finale (annullando 7 match point). I due, già vittoriosi quest’anno all’Atp 500 di Rio de Janeiro, non fanno che confermare un 2022 già ricco di soddisfazioni per i tennisti italiani. Berrettini, 26 anni, ha messo la sua firma a Stoccarda e al Queen’s, mentre Musetti 20 anni, è esploso ad Amburgo (vittorioso in finale ancora contro Alcaraz). Senza dimenticare Lorenzo Sonego, 27 anni, vincitore nello scorso fine settimana all’Atp 250 di Kitzbühel nel doppio con Pedro Martinez.
Il futuro insomma ci sorride e le classifiche non mentono. Abbiamo tre giocatori nei primi 30 del ranking mondiale: Sinner consolida la sua decima posizione, Berrettini è 14° e Musetti 30°. E nella race, che classifica i primi 8 (o i primi 7 più Djokovic vincitore di Wimbledon) per le Atp Finals di Torino, Sinner è numero 13 del mondo, appena un gradino sotto Berrettini che è virtualmente numero 12. Ma abbiamo anche 7 italiani nelle prime 15 posizioni della classifica dei migliori under 21 al mondo. «È la volta buona che rivinciamo la Coppa Davis» dice all’Agi Paolo Bertolucci uno degli eroi della vittoria in Cile, ormai 46 anni fa, con il dream team azzurro (di cui faceva parte insieme con Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Tonino Zugarelli e il capitano Nicola Pietrangeli). È la nuova primavera di uno sport che dall’ultimo censimento del Coni risulta al 2° posto per numero di tesserati con oltre 340 mila praticanti. Il presidente della Fit, Angelo Binaghi, forte anche dei numeri del padel, non si pone limiti: «Vogliamo diventare la federazione con più praticanti in Italia». Un obiettivo certo molto ambizioso, però anche se non diventeremo “un popolo con la racchetta” ci sono già adesso le premesse per avere tanti nostri giocatori ai vertici di questo sport e per lunghi anni.