La cerimonia al Quirinale. Sinner, Mattarella e la Davis, con vista sulle Olimpiadi
Il presidente Mattarella con Sinner e la squadra che ha vinto la Coppa Davis
La sala degli specchi del Quirinale oggi, 1° febbraio, per qualche ora non ha riflettuto solamente le luci dei lampadari di Murano, ma anche e soprattutto la brillantezza di una coppa che in Italia mancava da quarantasette anni. L’argento della Coppa Davis conquistata dagli azzurri lo scorso 26 novembre a Malaga ha illuminato la cerimonia dei festeggiamenti presieduta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. C’erano tutti. A partire dall’eroe del momento, Jannik Sinner, che gli ha regalato la sua racchetta impacchettata con un fiocco tricolore. “Grazie davvero, una splendida racchetta… moderna!”, ha esclamato il presidente sorridendo. Con un po’ di fantasia, costituirebbero un doppio ideale per la difesa della Davis, con buona pace di Lorenzo Sonego, presente anche lui con gli occhi scintillanti, come tutti gli altri azzurri, compreso Matteo Berrettini.
Mattarella ha descritto la vittoria di Malaga come intervallata da “una lunga attesa”. Ma ne è valsa la pena aspettare, soprattutto per come è arrivata. Attraverso “lo spirito di squadra, la coesione e una normalità di comportamento che ha affiancato al successo sportivo un grande valore umano”, sono ancora le parole del presidente, che, subito dopo esser entrato, si è fermato a stringere la mano ad ognuno dei componenti della squadra, sussurrando una piccola parola a ciascuno. “Sono convinto che non ci sarà un lungo intervallo per la prossima vittoria”, ha aggiunto. E a giudicare da come si è espresso, c'è da fidarsi. Perché Mattarella non ha solo elogiato le grandi gesta degli azzurri, ma ha anche dato prova di una conoscenza enciclopedica del tennis, citando persino una lontana semifinale giocata in Australia nel ’60 da Pietrangeli (anche lui presente in sala) e Sirola contro gli Stati Uniti. Facendo rimanere spiazzato Sinner, come non era stato capace nemmeno Djokovic qualche giorno fa. “Conosce la storia del tennis meglio di me (ride n.d.r.). Oggi ho imparato io tante cose da lui. Ha una semplicità e umiltà incredibili”, ha dichiarato Jannik dopo la celebrazione.
E al tennista altoatesino e alla sua impresa australiana è andato ovviamente il pensiero di Mattarella. “Ho potuto guardare la tv soltanto all’inizio del quarto set. Questo ha giovato al mio buonumore, perché non ho vissuto i primi due set, ma subito ho avuto la certezza che avrebbe vinto”. Mattarella, inoltre, ha lodato Jannik per “la semplicità e la sobrietà” che esprime e lo ha difeso dalle prossime eventuali prossime critiche. “Molti si attenderanno che lei vinca ovunque. Quello di cui noi possiamo essere certi è che lei giocherà sempre al meglio. Ma è giusto che né a lei né agli altri si faccia nessuna pressione. L’importante è l’impegno con cui ci si cimenta con la realtà, il senso sportivo, la preparazione e i sacrifici”.
Il presidente non ha dimenticato, infine, i prossimi grandi appuntamenti dello sport italiano. “Abbiamo altri tornei e le Olimpiadi: anche qui nessuna pressione, naturalmente, però ragazzi, siamo certi – ha concluso Mattarella – che farete il meglio”.
Con la speranza, però, che anche in questo caso si sfati un tabù che dura ormai da troppo tempo, come ha dichiarato il presidente del Coni Giovanni Malagò. “Sono 100 anni che non vinciamo una medaglia nel tennis ai Giochi". La strada intrapresa, comunque, sembra quella giusta, come ha dichiarato anche il presidente della Fitp Angelo Binaghi: “La nostra missione è sempre stata quella di diffondere il tennis in tutte le fasce sociali. Vincere deve essere la conseguenza di questa azione”.