La storia. Siena, la pallamano oltre le sbarre
Jacob Nelson in azione
La pallamano in Italia è spesso considerata uno sport di nicchia e da anni sta cercando di trovare una sua dimensione per emergere e magari contrastare l’egemonia, ormai radicata, di pallavolo e pallacanestro che si contendono a turno la piazza d’onore dietro l’irraggiungibile calcio. Eppure una sua gara affascina sempre per la velocità del gioco e per i punteggi spesso in bilico, anche se sembra radicarsi solo in alcune zone del Belpaese come Trieste, Alto Adige e la Puglia dove giocano le squadre più rinomate e con i palmarés più ricchi. Per provare a cambiare il corso degli eventi forse la strada giusta è quella intrapresa dalla Ego Siena che al primo anno di A1 ha raggiunto la salvezza con merito e sta seminando nel territorio toscano i veri valori della disciplina, mettendo in atto apprezzate iniziative sociali a cominciare dal progetto nel carcere di Siena che sarà il fiore all’occhiello della prossima stagione. Merito di Marco Santandrea imprenditore con un debole per la pallamano: «Ho un’azienda - ci racconta - di macchine per la costruzione di materiali elettrici, questo sport mi ha sempre entusiasmato, ci ho giocato tanto da ragazzo e ora lo seguo perché lo praticano i miei figli, così ho voluto investirci come sponsor. Siena è una piazza particola- re, negli ultimi anni ha avuto il boom con calcio, basket e volley ma anche tanta sfortuna. In molti all’inizio erano scettici e mi davano del “pazzo” a puntare su un campionato che purtroppo ha poca visibilità, ma chi fa sport deve mettere a disposizione della comunità i valori che impara giocando e allenandosi, i risultati agonistici sono solo una conseguenza. Abbiamo fatto un primo incontro in carcere ed è stata un’esperienza incredibile. Dopo pochi minuti abbiamo visto cambiare l’atteggiamento di chi ha provato, da settembre organizzeremo appuntamenti cadenzati con i detenuti e con il direttore del carcere stiamo studiando qualcosa ad hoc da fare fuori da quelle mura e dar loro in seguito una possibilità nel mondo del lavoro».
Le buone prestazioni della squadra hanno fatto il resto: «La visibilità data dalla prima squadra è stato un buon ritorno d’immagine e un volano per investire ancora di più nel sociale, Siena ha risposto alla grande, al Palazzetto ci sono sempre 400-500 persone e stiamo facendo un lavoro incredibile nelle scuole della provincia e con associazioni che operano nel sociale. I nostri corsi sono gratuiti perché lo sport deve essere accessibile a tutti anche a chi non se lo può permettere. La pallamano per crescere deve coinvolgere il territorio, piazze e città importanti». Se poi come allenatore decidi di puntare su Alessandro Fusina, un monumento di questo gioco con 9 scudetti, 7 Coppe Italia da giocatore e 3 tricolori, 2 Coppe Italia e 1 Supercoppa da allenatore, tutte equamente distribuite da Nord a Sud, la strada è davvero in discesa: «Nasce tutto per caso - spiega l’ex azzurro - quando il presidente mi ha chiamato per fare da testimonial ad un torneo estivo. Mi ha parlato del progetto e ne sono rimasto affascinato. Ho accettato la sfida perché mi piacciono i club ambiziosi con programmi a lungo termine e con mia moglie e la famiglia abbiamo deciso di trasferirci a Siena, una città ricca di storia e fascino. Abbiamo raggiunto quasi subito la salvezza con giocatori non famosi e al contempo io e i ragazzi siamo andati nelle scuole e nel carcere per spiegare che i nostri gesti atletici sono naturali, chiedendo all’inizio solo di provare a lanciare la palla come si lancia un sasso e dimostrando che tutti attaccano e difendono con grande lealtà e correttezza. Molti genitori e insegnanti ci hanno fatto i complimenti perché hanno visto che i loro figli sono migliorati con la coordinazione e si sono innamorati di questo gioco fatto di corsa, velocità e intelligenza tattica. La pallamano è davvero uno sport per famiglie che ti coinvolge e stimola, non a caso in un istituto scolastico hanno fatto persino una ricerca su questo nostro sport e al Palazzetto abbiamo invitato gli studenti per una grande festa insieme. Siamo all’origine del percorso ma se scocca la scintilla giusta con qualche risultato di prestigio di una squadra di club o della Nazionale, rimoderniamo le strutture e altri ci aiutano ad insegnarlo dalle basi con persone preparate che hanno a cuore la crescita, la promozione e la diffusione, possiamo davvero raggiungere nazioni come la Francia e la Germania dove ormai è fra le realtà di squadra più seguite con 10mila persone alle partite».